Jurassic Park 3D

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Un film di Steven Spielberg. Con Sam Neill, Jeff Goldblum, Laura Dern, Richard Attenborough.
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Fantastico, Ratings: Kids+13, durata 127 min. - USA 1993. - UIP - United International Pictures uscita lunedì 1 agosto 1994. MYMONETRO Jurassic Park 3D * * * 1/2 - valutazione media: 3,61 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Irene Bignardi

La Repubblica

Allora, la scienza può o non può riportare in vita i dinosauri? Per ora no. Nonostante quello che sostiene il geniale Michael Crichton nel suo libro Jurassic Park. Nonostante quello che racconta Steven Spielberg nel film da sessanta milioni di dollari che ne ha tratto e la cui prima ha prodotto code da ingorgo stradale attorno ai duemila-cinquecento cinema americani in cui è stato presentato. Nonostante il tempismo della notizia apparsa due giorni prima dell’uscita del film in prima pagina sul “New York Times”, secondo cui sarebbe stato rinvenuto il Dna di un curculionide dell’epoca dei dinosauri, insomma, la materia prima con cui si potrebbe mettere in moto il fantascientifico esperimento di ridare vita al passato. Per ora non c’è nulla da temere: neppure il più pazzo degli scienziati ci riuscirebbe.
A ridare vita a un mondo perduto ci sono riusciti in ,in compenso degli altri scienziati, i geni della Light & Magic, che, utilizzando tutte le risorse della “computer graphic“, hanno costruito gli stupefacenti dinosauri del film e dire dinosauri è peccare di genericità. Ci sono i T-Rex come confidenzialmente viene chiamato il più grande e terribile di tutti, il tyrannosaurus rex, protagonista delle scene più terrificanti, quelle che hanno suggerito ai censori americani di proibire il film ai minori di tredici anni. Ci sono i disneyani brachiosauri dal lungo collo, che hanno la grande qualità di essere vegetariani e di avere il cervello e l’aggressività di una mucca. C’è il delicato triceratops, che è grosso come due elefanti ma è cagionevole di salute e, nel film, fa cacche gigantesche. Ci sono i gallimimus che corrono e saltellano nei prati, belli come i bisonti di Balla coi lupi. Ci sono i feroci velociraptor, che corrono e saltano come uccellacci - a cui assomigliano moltissimo - ma che hanno l’intelligenza degli scimpanzè, tanto che sono capaci di aprire le porte e, da bravi carnivori, non mollano facilmente la preda...
Il libro, come il film, si basa su una premessa scientifica remotamente plausibile (e che, a sentire Spielberg, sarà sicuramente praticabile tra una quarantina d’anni). Che il sangue succhiato ai dinosauri dalle zanzare del Giurassico e del Cretaceo, incapsulato con le zanzare medesime nelle colate di ambra, possa essere estratto, e che, donando questo Dna “liofilizzato”, si possa ricostruire l’intero essere vivente. La premessa, spiegano gli scienziati, è errata: basti dire che nei globuli rossi non c’è Dna. Poco importa. Anche perché qualcosa di vero c’è. E sulle premesse scientifiche di Jurassjc Park “Newsweek” ebbe modo di costruire un dettagliato servizio dedicato a questa teoria stimolando, al contempo, curiosità e paura per gli effetti imprevedibili dell’ingegneria genetica, senza contare la mania clonatoria che da qualche anno ha preso gli Stati Uniti: una mania culminata nell’annuncio fatto da due ricercatori, Raul Cano e George Poinar, che hanno comunicato di aver donato il Dna di un’ape vecchia quaranta milioni di anni ritrovata intrappolata nell’ambra, e nella comunicazione resa dagli scienziati dell’American Museum of Natural History, che hanno invece donato una termite di soli venticinque milioni di anni. E fortuna che gli scienziati che hanno trovato il Dna di un mammut siberiano non si sono fatti venire l’idea di fare altrettanto...
Come il terrore dell’elettricità ai tempi in cui Mary Shelley scrisse il suo Frankenstein, quello dell’atomica ai tempi di Godzilla, quello della scoperta dello spazio ai tempi di2001, è la paura dei possibili sviluppi incontrollati della scienza, e in questo caso della bioingegneria, l’idea alla base del mito terrificante di Jurassic Park. Ma - e qui si viene ai “ma” - mentre il libro di Crichton sottolinea con estrema chiarezza il ruolo che, a questo proposito, hanno l’avidità e la presunzione umana, come se l’eterno bambino Spielberg si fosse lasciato affascinare dai suoi giocattoli, buoni e cattivi, più che dall’apologo sulle deviazioni dell’arroganza prometeica e sulla fame di denaro che una scienza deviata incoraggia, Jurassic Park - il film - si limita a essere un percorso mozzafiato in un luna park delle meraviglie e degli orrori in cui i personaggi non hanno molte sfumature e la “morale” - obbligatoria in ogni fiaba, rosa o nera - si perde nel flusso di adrenalina.
Il Cattivo - il miliardario Hammond, interpretato un po’ caricaturalmente da Richard Attenborough, che ha inventato e creato in un’isola del Pacifico la sua Disneyland dei dinosauri - è l’ennesimo eccentrico “mad doctor” e non il magnate incosciente che pensa solo al denaro. E le colpe del disastro che colpisce il Jurassic Park, anziché all’imprudenza, all’approssimazione dovuta all’avidità, alla luciferina presunzione di poter controllare la vita sostituendosi alle leggi di natura, sono da attribuire solo a un ripugnante ciccione che, più avido di tutti, per avidità combina un grande pasticcio elettronico che porta il parco alla rovina. E dire che Shakespeare, nel Giulio Cesare, invitava a diffidare dei magri...
Come in ogni fiaba che si rispetti, ci sono gli innocenti in pericolo - i nipotini di Hammond, invitati dal nonno a visitare Jurassic Park prima dell’inaugurazione ufficiale -, due deliziosi e vispi bambini che si spaventano un po’ troppo poco di quel che gli capita e le cui nozioni elettroniche salveranno alla fine, se non il parco, almeno la pelle del clan familiare. Sam Neill è il paleontologo bambinofobo che finirà per essere sedotto dalla freschezza e dall’intelligenza delle due creature. Laura Dern è la sua scialba fidanzata, esperta di paleobotanica (e desiderosa di maternità). E Jeff Goldblum è il matematico teorico del caos che filosofeggia spiritosamente per tutto il film, cercando di riportare ogni tanto il discorso sui massimi sistemi della reaità della scienza, come suggerisce la foto di Oppenheimer che pende nella sala dei computer. Ma non c’è, Jurassic Park, la paura allo stato puro di Lo squalo, la poesia di Incontri ravvicinati, l’incanto magico di un personaggio come E.T. La protagonista è la meraviglia della realizzazione e della performance dei dinosauri grandi e piccoli, innocui e crudeli, vegetariani e carnivori - e tutti femmine (niente di misogino, scoprirete perché): come osserva David Ansen nella sua recensione, “chi ha detto che il cinema di questi tempi non offre grandi parti femminili?”.
Da Irene Bignardi, Il declino dell’impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996


di Irene Bignardi, 1996

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