Giovanni Falcone |
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Un film di Giuseppe Ferrara.
Con Giancarlo Giannini, Michele Placido, Massimo Bonetti, Anna Bonaiuto.
continua»
Drammatico,
durata 127 min.
- Italia 1993.
MYMONETRO
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Una lunga partita con la morte
di Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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giovedì 22 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quasi a dare il senso della lunga battaglia tra due poteri contrapposti e per molti versi simili, il film inizia con una sequenza in cui il giuramento di fedeltà allo Stato recitato con partecipazione e passione da Falcone viaggia in parallelo con quello di un “picciotto” alla grande famiglia di Cosa Nostra. È l’inizio di una sfida senza quartiere tra il male e il bene con la morte che aleggia sul protagonista fin dalle prime inquadrature. Giovanni Falcone combatte contro due nemici nei confronti dei quali ha grande rispetto. Il primo è la mafia, affrontata senza tentennamenti e con la pazienza del ragno. La seconda è la morte che passo dopo passo gli si avvicina sempre di più. Lui la guarda in faccia mentre gioca a scacchi con il cavaliere che l’ha sfidata nelle immagini in bianco e nero del Settimo Sigillo di Ingmar Bergman. Non sono soltanto un omaggio al famoso regista svedese le ricorrenti citazioni del lungometraggio. Quando la moglie chiede a Giovanni Falcone «Perchè guardi sempre questo film?» lui risponde «Non so. È la partita a scacchi che mi incuriosisce...» e la donna di rimando «Sì, ma il cavaliere ha perso...». Sembra che il magistrato conosca già l’esito della sua partita con la morte e come il cavaliere del film di Bergman sia rassegnato ad accettarla. Quasi per non lasciare dubbi allo spettatore fissa addirittura su un cartellone le immagini più significative di quella pellicola e l’appende nella sua casa. Il senso della fine diventa evidente nella breve battuta con cui a Pavia si congeda dalla giornalista che lo sta intervistando: «...si muore quando si è lasciati soli». Un istante dopo lo schermo in bianco e nero mostra per l’ultima volta la faccia bianca della morte nella partita di Bergman che dice: «Ho vinto. Scacco matto».
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