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Questi film tv di quasi un quarto di secolo fa(1992) segnano da un lato una sorta di autocelebrazione anche se abbastanza ironico-autoironica della RAI TV(per fortuna c'è Renzo Arbore, che quanto a ironia, anche proprio a proposito di RAI non ha mai fatto difetto, per cui dovremmo dire"RAItibbù", seguendo la canzoncina "No, non è la BBC"di "ALto Gradimento", ma c'è anche Cinzia Leone, Enza Sampò che si faceva il verso...), dall'altro una "trasformazione"dell'attore-personaggio Banfi dal dinamico e molto"fisico"interprete "crapulone", insomma nella parte di dongiovanni impenitente, di"affamato", con colpi vari, cadute, "capocciate"etc.a quello di più tranquillo cultore della comicità quasi unicamente o comunque soprattutto verbale(sempre in"terronian style", barese o para-tale, forse con qualche simpatico condimento surreale, ma lo spettatore non"locale"-come anche chi scrive-deve arrabattarsi, spesso, con quanto intuisce), diremmo prima della consacrazione "finale"o comunque abbastanza"definitiva"quale"Medico in famiglia", dove appunto il tutto si concentra nella fissazione verbale, a detrimento(si fa per dire, perché l'età quantomeno cronologica avanza per chiunque, anche per il bravo comico oggi ottantenne)della dimensione non-verbale, "semplicemente"(si fa ovviamente per dire, ma il tipico south-italian Banfi, pur avendo notevoli capacità mimico-gestuali non è mai stato, assolutamente, un mimo, un Jacques Tati, per dire e per rimanere nell'ambito filmico) mimico-gestuale. O tempora, o mores, vien da dire, non nel senso del rimpianto per la corruzione dei tempi(già in epoca decisamente pre-classica, almeno per noi eurocentrici, ci si lamentava per la stessa...)ma perché i "costumi", in questo caso interpretativo-attoriali si adattano ai tempi, meglio, anzi, al passare del tempo, come del resto viene ad essere inevitabile, quasi"fatale"... El Gato
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