cattivo tenente
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mercoledì 14 giugno 2006
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parabola senza redenzione
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Harvey Keitel è il cattivo tenente. Corrotto, puttaniere, drogato e cattolico. Un viaggio che vuole essere iniziazione alla solitudine e all'autodistruzione fisica e spirituale. Una discesa all'inferno senza ritorno. Un 'immersione nel Lete che non lava via il ricordo. Una parabola senza redenzione in cui non compare nessun Dio Salvatore, in cui il Cristo offeso se ne sta in silenzio, sordo ai lamenti e alla richieste d'aiuto.
Il tempo nella sua eternità passa inesorabilmente, con una lentezza che disgrega con la sua terribile forza erosiva anche la certezza monolitica della fede. Nulla cambia, tutto resta così com'è. Scommettere in quest'universo metropolitano e infinito in cui il silenzio è l'unico suono dolce, significa vivere dando un senso alle ore che formano la giornata.
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Harvey Keitel è il cattivo tenente. Corrotto, puttaniere, drogato e cattolico. Un viaggio che vuole essere iniziazione alla solitudine e all'autodistruzione fisica e spirituale. Una discesa all'inferno senza ritorno. Un 'immersione nel Lete che non lava via il ricordo. Una parabola senza redenzione in cui non compare nessun Dio Salvatore, in cui il Cristo offeso se ne sta in silenzio, sordo ai lamenti e alla richieste d'aiuto.
Il tempo nella sua eternità passa inesorabilmente, con una lentezza che disgrega con la sua terribile forza erosiva anche la certezza monolitica della fede. Nulla cambia, tutto resta così com'è. Scommettere in quest'universo metropolitano e infinito in cui il silenzio è l'unico suono dolce, significa vivere dando un senso alle ore che formano la giornata. E se l'idolo Strawberry dei Los Angeles Dodgers ti delude, devi insistere, fino in fondo senza abbandonarlo. Senza chiedere il perchè, senza ricercare giustizia. AMEN.
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johnny veritas
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giovedì 3 novembre 2011
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vizi e virtù in una parabola urbana
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É nel lamento patetico, quasi ridicolo, da animale ferito di Harvey Keitel, cattivo tenente che racchiude in se praticamente tutti i vizi del genere umano, che si può trovare la massima espressione della poetica di un autore di genere crudo e controverso quale può essere solo Abel Ferrara. Si dice che alla stesura del film il socio storico del regista, lo sceneggiatore Nicholas St. John, non volle collaborare perché si andavano a toccare temi troppo alti e complessi per le storie cui la coppia era abituata. E in effetti la cosa che più colpisce l'incauto spettatore che si avventura nella visione, più della vita dissoluta del protagonista che ci viene presentata fin dalle prime scene (e trova il suo perfetto emblema nella tremendamente desolante immagine del ballo nudo con le due prostitute), è il ruolo fondamentale che viene a ricoprire la religione, e quindi il senso di colpa e il desiderio di redenzione, che diventa predominante da metà film in poi, irrompendo violentemente nella vicenda come quei due sbandati che violentano in chiesa una giovane suora, causa scatenante della crisi mistica del protagonista.
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É nel lamento patetico, quasi ridicolo, da animale ferito di Harvey Keitel, cattivo tenente che racchiude in se praticamente tutti i vizi del genere umano, che si può trovare la massima espressione della poetica di un autore di genere crudo e controverso quale può essere solo Abel Ferrara. Si dice che alla stesura del film il socio storico del regista, lo sceneggiatore Nicholas St. John, non volle collaborare perché si andavano a toccare temi troppo alti e complessi per le storie cui la coppia era abituata. E in effetti la cosa che più colpisce l'incauto spettatore che si avventura nella visione, più della vita dissoluta del protagonista che ci viene presentata fin dalle prime scene (e trova il suo perfetto emblema nella tremendamente desolante immagine del ballo nudo con le due prostitute), è il ruolo fondamentale che viene a ricoprire la religione, e quindi il senso di colpa e il desiderio di redenzione, che diventa predominante da metà film in poi, irrompendo violentemente nella vicenda come quei due sbandati che violentano in chiesa una giovane suora, causa scatenante della crisi mistica del protagonista. Ma una crisi già preannunciata da ogni singola azione disperata, da ogni bassezza concepibile, da ogni vagabondaggio in macchina ad ascoltare la radiocronaca delle finali di baseball su cui si è scommesso l'inverosimile, tra strade che straripano di individui indifferenti. Tutto è allora destinato a deflagrare nella celebre scena del dialogo in chiesa con un Gesù sanguinante e silenzioso dove il tenente finalmente in ginocchio si confessa disperato decidendo infine di perdonare i due violentatori. E nella scena finale, nel prevedibile (e inevitabile) omicidio che distrugge ogni catarsi, in quell'inquadratura fissa e ostinata che fa dell'auto e del suo ormai defunto carico un simbolo di sconfitta ma insieme di riscatto, non possiamo fare che riconoscere una semplice e sofferta parabola moderna e una definitiva consacrazione ad autore di un regista che qui firma la sua migliore opera di sempre.
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valetag
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venerdì 14 febbraio 2014
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violenza e disgusto a new york - cit.
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Il cattivo tenente è una rappresentazione controversa. Indubbiamente da premiare l'eccellente prestazione di Harvey Keitel, intenso e completamente immerso in uno dei personaggi più disgustosi di tutti i tempi. La sua interpretazione è così perfetta da nauseare lo spettatore, tenendolo incollato allo schermo dall'inizio alla fine, ma, allo stesso tempo, inducendolo a voltare la testa per liberarsi della visione di tanta angoscia e inquietudine. Degne di nota alcune inquadrature e riprese di lunga durata ( l'incontro davanti all'altare tra la suora e il tenente, ad esempio). La trama è insignificante, viene completamente oscurata dal "one man show".
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Il cattivo tenente è una rappresentazione controversa. Indubbiamente da premiare l'eccellente prestazione di Harvey Keitel, intenso e completamente immerso in uno dei personaggi più disgustosi di tutti i tempi. La sua interpretazione è così perfetta da nauseare lo spettatore, tenendolo incollato allo schermo dall'inizio alla fine, ma, allo stesso tempo, inducendolo a voltare la testa per liberarsi della visione di tanta angoscia e inquietudine. Degne di nota alcune inquadrature e riprese di lunga durata ( l'incontro davanti all'altare tra la suora e il tenente, ad esempio). La trama è insignificante, viene completamente oscurata dal "one man show". Il protagonista si autodistrugge, attraversando i gironi infernali di droga, alcool, sesso e scommesse. Raggiunto il punto di non ritorno, si susseguono urla e pianti di disperazione. L'eccessiva esaltazione del peccato risulta sgradevole. Sullo sfondo, una New York violenta e corrotta. La religione, altra protagonista silenziosa, assume un aspetto grottesco. Manca completamente il momento di redenzione che avrebbe dovuto riscattare il protagonista. È un susseguirsi di immagini crude e morbose, la peggiore tra le quali è, a mio parere, la sequenza in cui appare la striscia di cocaina tagliata sulle foto della comunione della figlia. In conclusione, film che merita di essere visto per la parte prettamente tecnica, chiudendo un occhio sull'evoluzione della storia.
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alessandro rega
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mercoledì 24 aprile 2013
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é davvero così cattivo ?
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Questo film del 1992 è una sorta di lettura attenta della vita che svolge il tenente (interpretato da Harvey Keitel) e della pedagogia del personaggio che è il protagonista assoluto del film.
In effetti il film non si stacca quasi mai dal tenente che è sempre al centro della scena, qui non prevale la storia del film ma quella del personaggio.
Mentre si visiona il film si rimane concentrati tutto il tempo sul tenente e su quello che fa.
La sua vita può sembrarci monotona e forse lo è ma, anche se si corre il rischio di far annoiare lo spettatore, per ultimare ciò che probabilmente Abel Ferrara si fosse prefissato di fare in questo film correre il rischio era d'obbligo.
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Questo film del 1992 è una sorta di lettura attenta della vita che svolge il tenente (interpretato da Harvey Keitel) e della pedagogia del personaggio che è il protagonista assoluto del film.
In effetti il film non si stacca quasi mai dal tenente che è sempre al centro della scena, qui non prevale la storia del film ma quella del personaggio.
Mentre si visiona il film si rimane concentrati tutto il tempo sul tenente e su quello che fa.
La sua vita può sembrarci monotona e forse lo è ma, anche se si corre il rischio di far annoiare lo spettatore, per ultimare ciò che probabilmente Abel Ferrara si fosse prefissato di fare in questo film correre il rischio era d'obbligo.
Lo spettacolo vero e proprio in questo film è ogni volta che il tenente si droga o che arriva a gesti troppo spinti come nella scena con le due ragazze nella macchina...
questi momenti rappresentano sempre la spannung del film.
Ad un tratto il tentativo di Abel Ferrara può sembrare fallito invece scopriamo che qualcosa accade e paradossalmente succede proprio nel punto in cui noi (noi spettatori) non ci saremmo aspettati: nella psicologia del protagonista !
O meglio non cambia la sua psicologia ma il modo in cui noi pensavamo che era fatta in realtà si distorce...i parametri cambiano.
NON É SOLO UN MANIACO E SADICO BASTARDO COME PENSAVO !
è questa la frase che ci viene in mente quando scopriamo che il tenente è triste per tutte le vittime di violenza e si chiede perché Dio permette questo (nel film appare spesso Gesù sotto forma di allucinazione).
Crede dunque in Dio ma non si spiega perché permette certe cose, ebbene sì, il dubbio che affligge tutti i fedeli attanaglia anche lui.
Ma è davvero sufficiente per far sì che il protagonista arrivi a scommettere tutti i soldi inventando scuse assurde, si droghi e arrivi addirittura a masturbarsi in luogo pubblico ?
Probabilmente la risposta è sì.
Poi le sue passioni morbose lo avranno tormentato fino alla fine del film (non svelo niente sul finale).
Bisogna poi anche considerare che egli ha assistito IN PRIMA PERSONA a scene del delitto con corpi mutilati e donne stuprate e poi ammazzate efferatamente.
Ciò che ricorderò di questo film è sicuramente il personaggio (Harvey Keitel è straordinario) ma soprattutto la novità. Basti pensare che lo scopo del film era anche parlare di problemi importanti come la fede in Dio e la cattiveria di alcune persona anche tra i poliziotti...e se ha senso perdonare l'altro (lo sceneggiatore doveva essere Nicholas St. John ma rifiutò perché pensava che il film metteva in gioco interrogativi troppo grossi).
Per chi è interessato hanno fatto anche un remake nel 2009 ( tra l'altro è abbastanza diverso lo sviluppo della trama in questo remake).
Il film mi è piaciuto tantissimo e velo consiglio caldamente anche se "butterete un po' la testa".
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luca scial�
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martedì 11 novembre 2014
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un poliziotto ruvido e peccatore
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Uno dei film più incisivi di Abel Ferrara, assieme a Fratelli (The funeral) di qualche anno dopo. La riuscita di questa pellicola la si deve però soprattutto a un attore come Harvey Keitel, perfetto per interpretare il cattivo tenente protagonista. Ruvido, peccatore, drogato, alcolizzato, depravato. Ma fragile quando la vita lo mette spalle al muro. Si commuove e piange come un bambino, cosa che non fa neppure dinanzi al pericolo della morte. Prima di finire come prevedibile, salva due ragazzi, autori di atrocità su una suora, da una città che li avrebbe rovinati. Proprio come ha fatto con lui.
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reservoir dogs
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giovedì 28 ottobre 2010
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film allucinatorio e lucido allo stesso tempo
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Harvey Keitel è il cattivo tenente: fa scommesse, va a puttane e fa uso di droga ma è un cristiano credente.
Il sogno dello stupro di una suora lo sconvolge e quando scopre che il fatto è successivamente accaduto realmente decide di trovare i colpevoli.
La suora lo tenta di persuadere a perdonare i "peccatori" ma invano.
Il tenente colto dal dolore porrà domande allo stesso Gesù Cristo che qui si farà attore senza dire niente perchè offeso.
Film rappresentativo del cinema di Abel Ferrara: il rapporto tra uomo e Dio, quanto Dio influisca nella vita di un uomo, di come l'uomo possa essere un enigma anche per se stesso e di come senta il bisogno di Dio per comprendersi.
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Harvey Keitel è il cattivo tenente: fa scommesse, va a puttane e fa uso di droga ma è un cristiano credente.
Il sogno dello stupro di una suora lo sconvolge e quando scopre che il fatto è successivamente accaduto realmente decide di trovare i colpevoli.
La suora lo tenta di persuadere a perdonare i "peccatori" ma invano.
Il tenente colto dal dolore porrà domande allo stesso Gesù Cristo che qui si farà attore senza dire niente perchè offeso.
Film rappresentativo del cinema di Abel Ferrara: il rapporto tra uomo e Dio, quanto Dio influisca nella vita di un uomo, di come l'uomo possa essere un enigma anche per se stesso e di come senta il bisogno di Dio per comprendersi.
Film allucinatorio e lucido allo stesso tempo.
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amarolucano
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martedì 9 novembre 2010
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notevole
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Un Harvey Keitel decisamente a suo agio nella parte, con qualsiasi altro il risultato sarebbe stato diverso.
Folle, cattivo, perverso, disonesto, vizioso... Quasi tutte le peggiori qualità dell'uomo racchiuse in una sola persona.
Nel finale il pentimento, l'altruismo e il sacrificio che riabilitano (quasi) completamente la figura di questo indimenticabile personaggio.
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no_data
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martedì 6 novembre 2012
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l'angosciante disfacimento dell'immoralità
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Harvey Keitel è un poliziotto newyorkese depravato, tossicodipendente, isterico, dissoluto e affossato dai debiti;
rimarrà sconvolto dallo stupro di una suora, e ancor più dal perdono di lei verso i suoi due violentatori, mettendosi così sulle loro tracce alla ricerca di una indebita assoluzione.
Abel Ferrara costruisce un noir cupo e crudo, con sequenze di grande impatto (memorabili quelle della masturbazione e quella del buco), in cui non si intravede mai uno spiraglio di luce, con un grande Keitel in progressivo deterioramento, sempre più lontano da ogni tipo di redenzione, incapace di distinguere bene e male, giusto e sbagliato. Schiavo delle proprie pulsioni lascive e incapace di liberarsene, non riuscirà inizialmente a mantenere senso del pudore neanche davanti alla visione di Gesù, prima insultandolo, infine pentendosi implorandolo, baciandogli i piedi strisciante e in lacrime.
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Harvey Keitel è un poliziotto newyorkese depravato, tossicodipendente, isterico, dissoluto e affossato dai debiti;
rimarrà sconvolto dallo stupro di una suora, e ancor più dal perdono di lei verso i suoi due violentatori, mettendosi così sulle loro tracce alla ricerca di una indebita assoluzione.
Abel Ferrara costruisce un noir cupo e crudo, con sequenze di grande impatto (memorabili quelle della masturbazione e quella del buco), in cui non si intravede mai uno spiraglio di luce, con un grande Keitel in progressivo deterioramento, sempre più lontano da ogni tipo di redenzione, incapace di distinguere bene e male, giusto e sbagliato. Schiavo delle proprie pulsioni lascive e incapace di liberarsene, non riuscirà inizialmente a mantenere senso del pudore neanche davanti alla visione di Gesù, prima insultandolo, infine pentendosi implorandolo, baciandogli i piedi strisciante e in lacrime. La versione originale è stata tagliata, poiché comprensiva di scene troppo cruente, per ottenere il divieto solamente per i minori di 14 anni.
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weach
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mercoledì 15 settembre 2010
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la risonanza energetica può cambiare
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Questo film di Abel Ferrara che ho visto al cinema quando arrivò nelle nostre sale , si regge tutto sulla splendida recitazione di un grandissimo Harvey Keitel, con un piccolo budget , ha immagini che ti bucano gli occhi e che ti restano incollate nel tempo.
Mi sono domandato oggi perché?
La banale risposta avrebbe potuto essere questa:ma certo sono le scene che ti hanno fatto male; vedi lui che ruba ai ladri. ; lui che è continuamente" fatto".;lui che cerca amori perversi ,lui che si masturba davanti a ragazzine chiedendo loro di eccitarlo verbalmente;vedi la violenza carnale su di una suora ed il furto del calice dei sacramenti etc .
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Questo film di Abel Ferrara che ho visto al cinema quando arrivò nelle nostre sale , si regge tutto sulla splendida recitazione di un grandissimo Harvey Keitel, con un piccolo budget , ha immagini che ti bucano gli occhi e che ti restano incollate nel tempo.
Mi sono domandato oggi perché?
La banale risposta avrebbe potuto essere questa:ma certo sono le scene che ti hanno fatto male; vedi lui che ruba ai ladri. ; lui che è continuamente" fatto".;lui che cerca amori perversi ,lui che si masturba davanti a ragazzine chiedendo loro di eccitarlo verbalmente;vedi la violenza carnale su di una suora ed il furto del calice dei sacramenti etc .
Ma queste sono risposte banali.
Ho cominciato a capire quando lessi su un giornale francese "le Figarò" nel 1994 di Keitel a proposito del film. Keitel diceva" Un film che ho assolutamente voluto, quando ho letto il copione ,ho capito che lo dovevo fare , mi ci vedevo calato dentro come un calzino, mi ci vedevo in molte cose, in quel senso profondo di inquietudine ".
In effetti oggi possiamo dire che il cattivo tenente ,da un punto di vista di performance artistica, per Keitel è stato come uno specchi Esseno ed il personaggio é rimasto li in mezzo a noi con il suo richiamo di indiririzzo energetico.
A distanza di anni , rileggendo la recensione del film , ho sentito irrefrenabile il desiderio di farmi prestare la cassetta da un amico e così è stato: questa volta ho capito il senso celato del film.
Il tenente cattivo rappresenta la storia di un corpo energetico che , utilizzando la forma a disposizione , sceglie un percorso ,un indirizzo di risonanze energetiche che poi si si richiameranno , tutte proiettate verso la sperimentazione esasperata dei piaceri della forma :vediamo che la droga richiama la puttana , il furto la scommessa .la perversione sessuale altra ancora più densa,la scommessa il possesso fobico del denaro etcc La morte ,dopo l'esalazione dell ultimo respiro libererà l'energia pranica che ci occupa ed in , una visione da me condivisa, di metempsicosi, questa avrà finalmente l'occasione di fare un salto vibrazionale : potrebbe succedere , si potrebbe realizzare una evoluzione ( cambiamento, divenire altro) e quindi si potrebbero richiamare fra loro eventi energetici nuovi e con differenti rispecchi in risonanza .
Un film bello che aiuta a capire , che non va giudicato , perché il giudizio è solo proiezione effimera dell’ ego e quindi giudicheremmo noi stessi.
Assolutamente film da sperimentare,
weach
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pucci72
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venerdì 1 gennaio 2010
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bleah
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Film non per tutti, vero! Solo per pochi malati che si compiacciono nella visione della volgarità, della violenza cruda e gratuita, della bestialità umana: grazie per avercelo ricordato, si sa mai….Dialoghi surreali, vaneggiamenti psichedelici, visioni allucinate, lentezza estenuante, lunghissimi silenzi e una trama assolutamente pretestuosa usata come collante per le scene in cui il nostro eroe si fa, si masturba o scommette sui Dodgers perché di ciò è fatta sostanzialmente la sua vita. Di tanto in tanto tocca rispondere a qualche chiamata e accorrere sulla scena del crimine ma giusto il tempo di arraffare indisturbato il solito sacchettino di coca sfuggito ai colleghi disattenti e rivenderlo all’amico spacciatore.
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Film non per tutti, vero! Solo per pochi malati che si compiacciono nella visione della volgarità, della violenza cruda e gratuita, della bestialità umana: grazie per avercelo ricordato, si sa mai….Dialoghi surreali, vaneggiamenti psichedelici, visioni allucinate, lentezza estenuante, lunghissimi silenzi e una trama assolutamente pretestuosa usata come collante per le scene in cui il nostro eroe si fa, si masturba o scommette sui Dodgers perché di ciò è fatta sostanzialmente la sua vita. Di tanto in tanto tocca rispondere a qualche chiamata e accorrere sulla scena del crimine ma giusto il tempo di arraffare indisturbato il solito sacchettino di coca sfuggito ai colleghi disattenti e rivenderlo all’amico spacciatore. La cruda rappresentazione di una New York sporca e sommersa dal peccato risulta grottesca e caricaturale quasi quanto il protagonista. A chi parla di storia di redenzione rido in faccia. Se vogliamo chiamare redenzione il fatto di caricare su un bus i due “presunti” stupratori 5 minuti dopo aver fumato con loro davanti alla TV, anziché arrestarli e fare per una volta il proprio dovere va bene: io preferisco considerarlo l’estremo assurdo gesto di un patetico mostro con i neuroni ormai ridotti ad un ammasso di gelatina.L’unica nota positiva di questa via crucis è il lieto fine: dopo aver sperato per tutto il film che qualcuno ponesse fine all’autodistruzione del nostro veniamo accontentati. In modo rapido e indolore perfino. Amen
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