nonostante abbia più da spartire col fantasy che coll'horror, Candyman è l'esempio più o meno lampante che l'horror ha una sua concreta validità. Partendo dal racconto "The Forbidden" di Clive Barker, anche produttore esecutivo, Bernard Rose, adatta e dirige un ottima opera, che magari non infonde paura nè orrore, ma crea suspence, crea mistero, parte da motivazioni serie e situazioni reali (la tesi di laurea sulle leggende metropolitane, il marito già infedele prima dei fatti, che con la scusa dell'infermità mentale di Helen la abbandona, la comunità di colore che addossa la sua situazione sociale a una figura leggendaria come Candyman) senza scadere nel ridicolo. Se una storia ben costruita, dai buoni dialoghi e una regia solida di mestiere non bastano, ci si mettono anche gli ottimi effetti speciali, i trucchi, la fotografia di Anthony M. Richmond e le brillanti e originali musiche d Philip Glass, che oltre a infondere un aria insolita ma indubbiamente efficace per un film dell'orrore, sottolineano un lato curiosamente romantico in Candyman, cattivo dall'innato fascino folkloristico. Per capirci, ci sono Horror-movie e film dell'orrore, questo fa parte della seconda categoria, a voi lascio cercare le differenze tra la prima e la seconda. Rimane comunque uno tra i migliori film dell'orrore che abbia mai visto. Da ricordare che un film dell'orrore non deve fare per forza paura o far spaventare, ma avvolte può solo mostrare l'orrore, sopratutto, quando l'orrore, come in questi casi, si cela nelle proprie convinzioni , nell'inconscio o nello scetticismo.
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