Body Puzzle

   
   
   

Un thriller da interpretare Valutazione 3 stelle su cinque

di MONFARDINI ILARIA


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venerdì 14 giugno 2024

 Lamberto Bava, regista romano figlio d’arte, che da sempre ha dovuto faticare il doppio perché gravato sotto il peso della imponente figura paterna, quella del Maestro Mario, uno degli iniziatori del genere horror made in Italy, si è barcamenato tra produzioni di ogni tipo, dal cinema alla televisione, dall’horror al thriller passando per il fantasy e toccando sporadicamente anche il poliziesco. I suoi lavori non sono, ovviamente, tutti dello stesso livello, e neppure tutti hanno raggiunto la stessa fama. Il film di cui voglio parlarvi oggi viene girato da Lambertone nel 1992, col titolo originale di Body Puzzle, a cui viene poi aggiunto, nella distribuzione italiana, il brutto Misteria. In questo caso Bava ha ben chiaro in testa che il sentiero che vuole battere è quello del thriller, per l’esattezza quello del thriller psicologico (guarda caso nello stesso anno esce nelle sale Doppia Personalità di Brian De Palma, che con Body Puzzle ha non pochi punti di contatto): il prodotto che ne risulterà alla fine sarà assolutamente godibile, sebbene sia, ahimè, infarcito di ingenuità, e spesso i fatti non collimino come invece dovrebbero. Diciamo che una parte delle idee deve essere rimasta nella testa del buon Lamberto, che se fosse riuscito a trasporle tutte in pellicola ci avrebbe consegnato senza dubbio un lavoro migliore. Detto ciò, Body Puzzle rimane per me un buon thriller, avvincente e con dei bei colpi di scena, ed un cast assolutamente apprezzabile, che merita di essere riguardato più volte per mettere insieme alla meglio tutti gli indizi suggeriti ma non mostrati da Bava, che ne  è anche sceneggiatore.
Il film si apre sulle note del celebre poema sinfonico Una Notte sul Monte Calvo del compositore russo Modest Musorgskij, le cui cupe note si ispirano a leggende legate alle streghe ed ai loro sabba. Un giovane uomo biondo è seduto davanti ad un pianoforte ma non sta suonando, bensì ascoltando la celebre aria da due auricolari. Davanti ai suoi occhi scorrono le immagini di un incidente stradale nel quale sono coinvolte un’auto ed una motocicletta. Dopo poco lo stesso uomo entra in una pasticceria ed uccide a sangue freddo il pasticcere, mutilandone il cadavere. L’orecchio dell’uomo verrà ritrovato il giorno dopo nel frigo di una giovane e bellissima vedova, Tracy, la quale contemporaneamente scopre che qualcuno nella notte ha trafugato la tomba del suo defunto marito facendone sparire le spoglie. Nel frattempo altri brutali omicidi continuano a susseguirsi in città, apparentemente senza un legame l’uno con l’altro, ed ogni volta a Tracy sarà fatto trovare un pezzo di una delle vittime. Del caso si interessa l’affascinante ispettore Michele, che sembra prendere molto a cuore la vedova…che legame c’è tra i delitti, l’atto sacrilego al cimitero, Tracy ed il biondo maniaco che non sbaglia un colpo? Pian piano le falle del puzzle vanno colmandosi, e la verità ci lascerà davvero a bocca aperta.
Questa, in breve, la trama di Body Puzzle, che in realtà è molto più complesso e contorto di quanto possa apparire, e richiede di essere seguito con grande attenzione per non perdere nessuno dei dettagli che potrebbero portarci alla risoluzione del rebus. Talvolta mandandoci anche fuori strada, quando per esempio vengono citati i delitti del Mostro di Firenze (qui definiti i delitti di Scandicci), che poi vedremo non avere assolutamente alcuna attinenza con la nostra storia. A rendere accattivante ed intrigante la vicenda ci pensano i protagonisti, quasi tutti piuttosto ambigui e ben poco trasparenti, dall’affascinante vedova allegra, interpretata dall’attrice polacca Joanna Pacula, il biondo assassino Francois Montagut il cui movente sembra legato alla sua follia ma che poi ci porterà su una strada ben più spaventosa, fino al custode delle carrozze Morangi, interpretato da un Giovanni Lombardo Radice in grande spolvero che costruirà un personaggio ambiguo in grado di depistare e mettere sulla pista giusta allo stesso tempo. Molti altri sono i nomi di spessore che troviamo nel cast di questo poco noto thriller baviano: l’ispettore della polizia Michele è interpretato da Tomas Arana, attore americano divenuto un volto noto del cinema di genere italiano, e che ricordiamo in pellicole quali Il Maestro del Terrore dello stesso Bava, La Chiesa e La Setta di Michele Soavi, oltre a opere di respiro internazionale quali L’Ultima Tentazione di Cristo di Martin Scorsese, Caccia a Ottobre Rosso di John McTiernan, Guardia del Corpo di Mick Jackson, L.A. Confidential di Curtis Hanson, Il Gladiatore di Ridley Scott, Pearl Harbor di Michael Bay e molte altre ancora; tra i poliziotti troviamo anche l’attore Sebastiano Lo Monaco, e nel cast sono presenti due nomi di enorme risonanza nel panorama horror gotico italiano, Gianni Garko e Erika Blanc.
Troppo spesso ho letto critiche veramente dissacranti nei confronti di questo film, che ha certamente i suoi difetti, ma che non è né così pessimo né così ingarbugliato e fine a se stesso come vogliono farci credere. Come in Macabro, lavoro d’esordio di Lamberto Bava, anche qui la componente morbosa nascosta dietro una famiglia dell’alta borghesia la fa da padrona. Belle case, bei vestiti, affetti all’apparenza solidi, ma se si gratta dietro viene fuori una bella quantità di marciume che cela intrighi, amori sbagliati, depravazione, droga, lussuria, tutto poi riposto in fretta in un cassetto per tornare alla bella vita di facciata di tutti i giorni. Abe, marito defunto di Tracy, sarebbe mai stato capace di spacciare droga? Questa è la domanda che Michele rivolge alla vedova dopo la visita al losco Morangi: lei lo guarda e risponde ridendo che no, lui non avrebbe mai fatto una cosa simile, non ne sarebbe mai stato capace…chissà, però, di quante altre cose era capace questo marito ideale, che la sua cara mogliettina nemmeno lontanamente sospetta… è questo il bello di tale film, che i colpi di scena lo sono per noi quanto per i personaggi stessi, e la sorpresa finale lascia tutti senza parole….pure troppo, se si sta lì a cercare una spiegazione logica, perché questa, proprio, non c’è.
Splendide sono anche le location del film, tutto girato tra Roma e Fregene. Se la bella Tracy all’inizio della vicenda vive in un lussuoso appartamento nel cuore di Trastevere, oggi affittabile per una bella vacanzina romana, dopo il ritrovamento dell’orecchio del pasticcere in frigorifero si reca per un po’ a casa dei suoi, e la villa di famiglia è la famosa villa romana dell’Olgiata, set di una moltitudine di film di ogni genere ed epoca; anche il bellissimo castello dove vive il misterioso Morangi curandone le carrozze si trova a Roma, ed è il castello della Cecchignola; sempre a Roma si trovano il cimitero monumentale del Verano, nel quale vengono disseppellite le spoglie mortali di Abe, la clinica privata Villa dei Pini, dove il killer biondo è stato curato per un periodo, e che è in realtà la sede dell’Accademia Britannica, e la scuola per bambini ciechi dove assistiamo a un’altra morte coi fiocchi, che è nientemeno che il Liceo Terenzio Mamiani, lo stesso dove è stata girata una delle scene finali di Profondo Rosso. A Fregene possiamo invece trovare lo stabilimento balneare Albos Club, dove trova la morte un giovane all’interno della piscina, una delle scene, a mio avviso, più belle del film.
Il tema della doppia personalità, delle individualità multiple che albergano dentro una sola persona, il cosiddetto disturbo dissociativo dell’identità, è stato da sempre molto sfruttato nella letteratura e nel cinema, basti pensare a gioielli quali Psycho, Vestito per Uccidere, Alta tensione, Shutter Island, ed al già citato Doppia Personalità. L’italiano Lamberto Bava ben si inserisce quindi in questo filone, costruendo la figura di un maniaco omicida che deve ricercare tra le pieghe del suo cervello malato il movente per i suoi atroci delitti. Molto bello il fatto che sul finale, a differenza di altri matti famosi, prenda consapevolezza di chi è davvero e sembri quasi pentirsi delle brutali azioni che ha compiuto…ma l’epilogo non poteva che essere quello pensato da Bava e messo in atto alle porte del Bioparco di Roma, chiudendo così il film, come un uroboro, riallacciandolo all’inizio con una scena praticamente speculare, come a dire che ormai il cerchio è chiuso, non ci sono più pezzi del puzzle da mettere a posto, tutto è completo.
Peccato che il grande talento per il grandguignolesco, che Bava junior mette ben in pratica nei delitti del suo killer, sia stato preso in mano da una pessima distribuzione, che ha reso quasi subito di difficile reperibilità questo film, condannandolo a un oblio forzato che secondo me non merita affatto. C’è da sperare che in futuro qualcuno decida di curarne una nuova bella edizione, con curiosità ed interviste a regista ed attori, così da far risorgere Misteria dall’anonimato e poterlo ricollocare nel posto che gli spetta accanto agli altri gialli all’italiana del periodo. Molto curato, leggermente auto celebrativo, grondante sangue nei ben orchestrati delitti, con una regia quasi americana che crea una buonissima tensione ed assicura quindi un totale coinvolgimento: questo è Body Puzzle, un pezzo del nostro Made in Italy sicuramente da riscoprire e rivalutare.
 

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