Viaggio all'inferno [2]

Un film di George Hickenlooper, Fax Bahr. Con Dennis Hopper, Martin Sheen, Marlon Brando, Francis Ford Coppola, John Milius.
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Titolo originale Hearts of Darkness: A Filmmaker's Apocalypse. Documentario, durata 95 min. - USA 1991. MYMONETRO Viaggio all'inferno [2] * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

“Pasangjan”: Il fiume che ti cambia. Parte seconda Valutazione 5 stelle su cinque

di RONGIU


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mercoledì 29 febbraio 2012

La stampa americana – “Apocalypse Now” avvolto in un velo di mistero. By AARON PINES – Manila, Sept. 22 – A veil of …
Higham Charles. “Coppola’s Vietnam Movie is a Battle Royal.” New York Times 15 May 1977: 77 : Il film di coppola sul Vietnam è una battaglia.
Secondo la stampa ci sarebbero problemi per il proseguimento del film. Le riprese sono state rinviate?
Francis Coppola: Un po’ indietro certo siamo, ma non è che abbiamo smesso di girare. No, affatto. E’ solo…, solamente che il film è enorme. E’ almeno…, si, è almeno il doppio in termini di produzione, di qualunque film abbia fatto fin’ora, compreso i due “Padrini” insieme. E’ un film terribilmente grosso, con tanti problemi, e noi siamo qui a girare, pezzetto per pezzetto. Ogni giorno dobbiamo affrontare centinaia di problemi è…, come una guerra parallela.
Robert Duvall:I militari che avevamo come consulenti ci raccontavano che i ragazzi della cavalleria aerea facevano cose folli, ed io ho usato i loro racconti per entrare nel personaggio, cose che … erano successe; per esempio, uno mi hanno detto che un ragazzo entrò con l’elicottero nella Corea del Nord e tentò di … no,  nel Vietnam del Nord … e… tentò di agganciare una…, una bicicletta per portarsela via con l’elicottero, da terra gli spararono mentre si abbassava e lui riuscì ad agganciare la bicicletta ed a rubarla. Insomma è un gioco per rompere la monotonia della guerra.
Robert Duvall:\ Il tenente colonnello William “Bill” Kilgore / Gli uomini si divertono a giocare, - Mi piace l’odore del Napalm di mattina, una volta una collina la bombardammo per dodici ore e finita l’azione andai lissù. Non ci trovammo più nessuno, neanche un lurido cadavere di Viet. Ma quell’odore…, si sentiva quell’odore di benzina, tutta la collina odorava di…, di vittoria. Prima o poi questa guerra finirà.
John Milius: Era una  combinazione di “Cuore di tenebra e dell’Odissea”, Kilgore era come il “Ciclope”, era un ostacolo che andava superato, doveva venire ingannato e le conigliette di Playboy erano come le sirene. La guerra cominciava ad assumere un carattere interessante, stava diventando una guerra psichedelica. Il fatto era che la nostra cultura stava influenzando…, si stava infiltrando nell’Asia Sud Orientale. La strana cultura degli Stati Uniti era nell’aria. Avevi come l’impressione che fosse una guerra del rock  and roll. In effetti le cose erano andate più in là di quanto non ci rendessimo conto.
George Lucas:Mentre giravamo il film, nessuno si era reso conto che ci fosse la droga laggiù, che ci fosse tanta pazzia. Un sacco di cose venivano tenute nascoste, quindi fu veramente un’occasione fare un film che rivelasse tutto questo. Avevamo messo insieme tutti gli aneddoti di John e tutte le notizie che aveva avuto dai suoi amici che combattevano laggiù. Questa ricerca, questa traccia, ci avrebbe portato attraverso i vari aspetti della guerra del Vietnam e ce l’avrebbe fatta vedere in tutta la sua follia. A quel punto doveva finire con una…, grande battaglia con i Vietcong e con Willard ed il personaggio di Kurtz che vincevano i Vietcong. E poi quando arrivano gli elicotteri per portare via i suoi uomini…, Kurtz dice – Ho combattuto troppo per questa terra – e abbatte l’elicottero.
John Milius: legge dalla sceneggiatura.
Kurtz: - Combattiamo per la terra sotto ai nostri piedi, per l’oro che è nelle nostre mani, per le donne che adorano il potere dei nostri fianchi. Io evoco fuoco dal cielo. Sai cosa vuol dire essere un bianco che evoca il fuoco dal cielo? Cosa vuol dire? Che puoi vivere e morire per queste cose, non sono sciocchi ideali che vengono sempre traditi. E per che cosa combatte lei, capitano?
Willard -  Perché mi fa sentire bene.  
Francis Coppola:Quel finale non mi era mai piaciuto molto, mai. Ho sempre pensato che fosse debole. La fine non poteva neanche paragonarsi a quello che avevamo fatto con gli elicotteri, non era all’altezza, non dava risposte a nessun quesito morale era un vero e proprio finale entusiastico, macho. Io avevo deciso di riportarlo molto più vicino a “Cuore di tenebra”, di quanto non volessero veramente John e George. Seduta di lavoro: Il punto è questo, io vorrei conservarmi la parte più profonda per dopo e cercare…, …, | Io credo che sapessi  fin dall’inizio, che appena fossi arrivato lì avrei preso il copione  di John e l’avrei fatto molto più simile a Cuore di tenebra e a quello che mi sarebbe successo nella giungla. Insomma, era questa l’idea che mi ero fatta.
Eleanor Coppola: n°14: Oggi Francis ha avuto una telefonata dall’avvocato, ci sembra che Brando si rifiuti di concedere a Francis il tempo in più che gli serve per riscrivere il finale del film. Brando minaccia di abbandonare il progetto e di tenersi il milione di dollari dell’anticipo.
Francis al telefono:No, no, no, scusa, scusa, scusa. Tu mi stai dicendo veramente che Marlon si è preso un milione di dollari e non si farà vedere? Ma scherziamo? Io sono qui con duemila cose da tenere sotto controllo, con il governo filippino che continua a togliermi gli elicotteri quando gli fa comodo e lo ha già fatto tre volte. Si, quello che io chiedo a Marlon e di permettermi di farlo cominciare un po’ più tardi, non mi sembra … si, si, lo so che non c’entra niente, ma ti sto dicendo che non posso girare gli ultimi trenta minuti del film all’inizio. Digli di andare avanti Randy! No, no, è che io speravo che il sig. Brando sarebbe stato un po’ più elastico. E’ che non mi ero reso conto dell’immensità delle costruzioni e tutto il resto. E… poi, il film è più grosso di quanto pensassi. E’ gigantesco! Quello che…, quello che vorrei avere, è la possibilità di girare tutto il film escluso il finale, fare una pausa di quattro settimane, lavorare con Brando, riscrivere il finale e girarlo in tre settimane. In questo modo potrei fare un bel film, mi sembra una cosa sensata. Si lo so, la produzione penserà che rimandare il finale, significa che il film è nei guai e invece i produttori più intelligenti e più importanti, lo hanno sempre fatto. Certo, lo so…, lo so…, ed è questo che mi da fastidio. No, è l’assurdità di pensare che sto passando, tutto quello che sto passando, tra l’altro dopo quello che ho già passato, dopo tutti i film che ho fatto e dopo 16 settimane di riprese, e di non poter finire il film in cui ho investito tre anni della mia vita soltanto perché…, appunto…, dico…, è…  demenziale. Ma siii…, anche se Brando muore, posso sempre finire il film; basta prendere un altro attore. Se non riesco ad avere Redford, andrò da Nicholson o da Pacino; se non avrò Pacino, chiamerò qualcun altro. E insomma, primo o poi lo trovo qualcuno per tre settimane. Non è mica scritto in cielo che non finiremo il film.
May 18, 1976
Eleanor Coppola: n°15: E’ il primo giorno di pioggia, al largo della costa c’è un tifone, non ho mai visto piovere tanto. L’acqua ha cominciato ad entra nella stanza di sotto e Sofia si sta divertendo un mondo. Francis ha deciso di fare gli spaghetti ed ha messo la Boheme a tutto volume.
Francis Coppola:Beh..., io me l’ aspettavo il cattivo tempo, e pensavo di girare ugualmente. Solo che non immaginavo fosse cattivo fino a questo punto. Continuavo a pensare…  domani devo girare.
News - I morti aumentano, Manila sotto la furia del tifone -.   
Martin Sheen:E nell’inferno del tifone, riprese a girare. Disse - Succede anche questo. Il tifone colpisce il Vietnam, c’è fango e piove. Giriamo!-  
Larry Fishburne:\ giovane soldatoTyrone Clean Miller/Siamo andati a  girare la scena che è stata tagliata, il set era stato distrutto per l’ 80% e il fango arrivava alle ginocchia. La pioggia era ininterrotta. Pioveva così forte che ti lasciava il segno addosso.  
Newsby MARK FINEMAN, Times Staff Writer – Le Filippine colpite dal tifone. La radio cattolica parla di 200 morti (Los Angeles Times)
Francis Coppola:Cominciò con delle piogge torrenziali e dopo ci accorgemmo che stava distruggendo i centri abitati. I fiumi straripavano, la gente non poteva muoversi. Erano tutti sui tetti degli alberghi. A quel punto, per un po’, ci fermammo. Parecchi set erano andati completamente distrutti.
Eleanor Coppola: n°16: Per ricostruire i set, Francis fermò la produzione per due mesi. Il cast e la troupe furono mandati a casa, fu davvero… una pausa provvidenziale per tutti, perché cominciava ad apparire chiaro che sarebbe andata avanti più di quanto avevamo previsto. Coppola Estate, Napa California: Questa notte abbiamo dormito fuori sul prato, era bellissimo, limpido, pieno di stelle. Ma Francis si agitava nel sonno, aveva gli incubi. Appena sveglio mi ha detto di aver sognato il finale del film. Poi ha riflettuto e ha detto che non valeva niente. Non poteva girare seguendo il copione di John Milius perché non esprimeva veramente il suo punto di vista e lui non sa ancora come fare per mettere nel film il suo punto di vista personale. E’ una cosa con cuilotta da tanto tempo. Conoscere il materiale a memoria non sempre lo aiuta.    
Francis Coppola: Questo film lo intitolerò “l’Ideodissea”.
Eleanor Coppola: n°17: Come, “Ideodissea”.
Francis Coppola: Si! l’Odissea Idiota. Con tutta la mia esperienza, la mia fantasia…, non riesco a far funzionare questo finale. Ormai ci ho provato tante volte che penso  non ci riuscirò mai. Forse sapere che non ci riesco è già una grande conquista. Ecco, non riuscirò a scrivere la fine di questo film.
Ero incastrato, ero andato a cacciarmi in un’impresa enorme,  un mucchio di persone… cioè, alcuni erano rimasti ma altri se ne erano andati e ora toccava a me sia creativamente che finanziariamente rimettere insieme i pezzi e terminare il film.  
Eleanor Coppola: n°18: Io allora non sapevo, non ero a conoscenza dei meccanismi dei finanziamenti. Ero sicura che un prestito sarebbe riuscito ad averlo, prima o poi. Ma io l’ho sempre sostenuto come artista, perché penso che un artista, qualunque… cosa faccia per riuscire a portare a termine la sua opera sia giustificato e sono sempre stata tranquilla. Cosa mai ci poteva capitare, ci avrebbero portato via la casa, la macchina; e con questo? Francis è una personalità creativa e avrebbe potuto fare un altro film o, anche, un altro lavoro. Avrebbe guadagnato e avrebbe provveduto a noi. Quindi non mi sono sentita… , non ero spaventata. Decisamente avevamo esagerato con il tenore di vita, abitavamo in una casa vittoriana di ventidue stanze, con le persone di servizio, gli ospiti, una saletta di proiezioni. La mia vita era faticosa, c’erano sempre delle feste; e… anzi, avrei desiderato avere un tenore di vita più basso e quindi una parte di me non aveva nessuna paura. In fondo, non mi importava affatto…, se tutto fosse andato in malora, se il finanziamento fosse arrivato o meno.
Rona Barrett: Rona on Hollywood (tv gossip) - Un melodramma è in corso di svolgimento ad Hollywood e in quanto ad emozioni rivaleggia con le vicende che amiamo vedere nei film. Il protagonista di questo dramma è il regista Francis Coppola che si trova di nuovo nella necessità di passare un guado, per tenere economicamente a galla il suo sogno.
Tom Snyder(tv gossip) - Se avete occasione di leggere i giornali o di ascoltare la radio, saprete che il sig. Coppola è coinvolto nella produzione del suo ultimo film, da un numero di anni veramente impressionante.
All Or Nothing:Coppola cede i suoi beni alla United Artists per finire “Apocalypse”. by JIM HARWOOD
Francis Coppola: Si! La stampa mi ha descritto come un pazzo, uno economicamente irresponsabile. Cosa che io tra l’altro non credo sia esattamente vero. E’ vero che quelli…, erano i miei soldi, ma rimaneva il fatto che “Apocalypse” era un film sul Vietnam, è questo che faceva pensare ad una scommessa finanziaria un po’ folle.
Ai mai pensato di abbandonare tutto?
E come facevo ad abbandonare me stesso. Non potevo mica dire Francis me ne vado, io finanziavo il film, non potevo andarmene.
Eleanor Coppola: n°19: 25 luglio 1976 Siamo tornati nelle Filippine per ricominciare a girare. Francis spera di finire le riprese all’inizio dell’autunno. Si reagisce con una specie di allegria incosciente alla possibilità di perdere tutto, come nell’eccitazione della battaglia, quando uno uccide o corre il pericolo di essere ucciso. Francis corre il rischio più grande della sua vita facendo questo film. Il film, è ora a 3 milioni di dollari oltre il budget, che il distributore la United Artists avrebbe dovuto tirare fuori. Francis deve pagarli di persona  se il film non incassa almeno 40 milioni di dollari. Questo mi rende ancora più concentrata sul presente e non mi permette di pensare tutti i se del futuro.
Francis Coppola: Tutti sappiamo bene che quando si costruisce un palazzo, si superano i preventivi. Lo stesso vale per un ponte, per i lanci nello spazio, in tutti i grandi progetti che coinvolgono molte persone che in qualche modo dipendono dalle condizioni atmosferiche, qualcosa va sempre oltre il budget. Perché un film dovrebbe fare eccezione? Si, certo, in questo caso i soldi erano miei, ma io ho deciso di essere andato in una certa direzione e naturalmente…, sono andato in quella direzione. Questo è quello che ho fatto.   
Martin Sheen:C’era una sequenza del film che era chiamata la sequenza della piantagione francese, in cui il barcone si fermava in un posto del fiume che era una vecchia piantagione di caucciù tenuta dai francesi. E…, noi sbarchiamo e la troviamo piena di militari. Era gente che aveva combattuto i Việt Minh, prima dei vietcong e che non voleva arrendersi.
Francis Coppola: Allora, per la piantagione francese la scena si svolge tutta in una nebbia bassa, in una atmosfera da incubo; ma ce ne vogliono di più di macchine per la nebbia, non me ne frega quanto costano, ma per la nebbia ce ne servono di più, posso ricomprare quelle che ho già comprato una volta. Interlocutore – certoDopo le riprese te le regalo, ma tu portamele. Poi voglio delle vere mitragliatrici, anzi fai andare lì la troupe e riempi la casa di buchi con le mitragliatrici. Fai conto come se fosse stata l’ultima postazione di Fidel Castro. Mi servono tre o quattro francesi di qui, di queste parti, non voglio che vengano dalla Francia. Poi, se non riusciamo a trovarli a Hong Kong, Singapore, in Giappone o a Okinawa, beh… facciamoli venire dalla Francia. Ah, un’altra cosa, il vino bianco va servito freddo, quello rosso a temperatura ambiente, che poi andrebbe stappato uno o due ore prima di essere servito. Voglio una perfetta cerimonia francese, voglio che i Francesi dicano – Mio Dio, ma come hanno fatto! – La mia idea, era che…, a mano a mano che risalivamo il fiume, tornassimo indietro nel tempo; rivisitassimo la storia del Vietnam a ritroso. Ecco, quella prima fermata rappresentava gli anni ’50, per questo i Francesi. Quello che cercavo…, nella sequenza della piantagione, era l’immagine fredda, spettrale,  ritardata di qualche cosa, più o meno come quello che dicono della luce delle stelle che arriva fino a noi dopo…, dopo che la stella è già morta. Doveva essere quella, l’atmosfera.  

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