Dario e Federico sono due amici di vecchia data che condividono la stessa professione di attore e la stessa donna, la bella speaker radiofonica Vittoria. Quando Federico si trova in difficoltà (professionale e sentimentale) l'amico lo fa assumere dalla compagnia teatrale per cui lavora, impegnata in una tournée nazionale sulla rappresentazione del 'Giardino dei Ciliegi' di Checov, anche per farsi perdonare di avergli, a sua insaputa, soffiato la fidanzata. I fatti precipitano quando Federico scopre la tresca e i tre amici-amanti si ritroveranno a convivere nella stessa auto e nello stesso albergo in un ultimo tentativo di riconciliazione.
Commedia sentimentale 'on the road', il film di Salvatores è la divertita e divertente peregrinazione attraverso l'Italia (del paesaggio e dell'architettura) di una pièce teatrale e cinematografica che gioca (con furbizia e intelligenza) sul classico tema del 'menage-a-trois', mescolando le carte di una recitazione che oscilla continuamente tra la finzione di un palcoscenico posticcio e la verosimiglianza di un set su cui si svolge un ambivalente gioco delle parti. Il leit motiv su cui si impernia la vicenda è il tema centrale che continua la sua quadrilogia sull'amicizia e sul viaggio (dopo Marrakech Express e prima di Mediterraneo e Puerto Escondido) che qui viene declinato nel confronto-scontro tra due protagonisti maschili sempre in bilico tra le loro comuni aspirazioni professionali e la condivisione di un rapporto amoroso che è insieme ago della bilancia e cartina di tornasole per decifrarne i mutamenti, le incrinature e lo stabilirsi di un rinnovato equilibrio, nell'affermazione del primato dell'amicizia sul più effimero e volubile sentimento verso l'altro sesso. Abile nel dirigere attori istrionici e situazioni al limite del farsesco e avvalendosi dell'ottima sceneggiatura (scritta a più mani insieme allo stesso Bentivoglio), Salvatores si rivela sagace nel tenere vivo il rapporto tra i tre protagonisti grazie al facile espediente di comunicazioni a distanza (telefoniche o radiofoniche) utile sia per intessere una ideale vicinanza tra gli elementi di una relazione basata dapprincipio sull'inganno e sull'indecisione (affettiva, amorosa, etica) che per condurre la vicenda all'inevitabile rendez-vous finale, alla definitiva resa dei conti in cui la donna (insieme madre, amante e amica) è l'arbitro imparziale tra opposte fazioni in campo destinate alla rappacificazione. La struttura filmica dimostra così di funzionare a dovere, non ostante l'implicita frammentarietà di una narrazione 'itinerante' e dalla limitata coralità e un certo bozzettismo dei personaggi e delle situazioni che dalla comicità brillante (a tratti esilarante) si rivolge in un involontario senso del grottesco (il piccato e ottuso benzinaio di uno spelacchiato Claudio Bisio che si ostina in una assurda quanto futile 'questione di principio'), tentazione sempre presente nel cinema dell'autore.
Attori tutti in parte e assonanti col proprio personaggio (quello del film e quello del teatro): un Abatantuono narcisista e smargiasso che funziona da perfetto complemento emotivo per il carattere scostante e indeciso dell'amico-avversario Bentivoglio. Laura morante, splendida regina di cuori dalla voce suadente rappresenta forse il contraddittorio e un pò debole compendio umano tra gli slanci generosi dell'istinto materno e il miraggio irraggiungibile dell'ideale erotico nostrano.
Come sempre accattivante la colonna musicale tra le belle sonorità jazz di Roberto Ciotti e la nostalgia di un De Gregori d'annata. Istrionico.
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