Tre colonne in cronaca |
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Un film di Carlo Vanzina.
Con Gian Maria Volonté, Massimo Dapporto, Senta Berger, Joss Ackland, Sergio Castellitto.
continua»
Poliziesco,
Ratings: Kids+16,
durata 100 min.
- Italia 1990.
MYMONETRO
Tre colonne in cronaca
valutazione media:
2,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film che anticipa gli eventidi Gianni LuciniFeedback: 29149 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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martedì 15 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
All’inizio la struttura del film appare quella del giallo classico. C’è il cadavere un uomo che sembra si sia suicidato e che si scopre invece essere stato assassinato. C’è poi un poliziotto sveglio che cerca tra vari colpi di scena di scoprire chi l’ha ucciso e perchè. Si chiama Dante Morisi ed è un investigatore vecchio stampo, forse più vicino a Maigret che a Marlowe. Come un buon segugio fiuta la pista e la segue senza farsi distrarre da niente fidandosi più del cervello e dell’esperienza personale che delle tecnologie e delle apparenze. Quando non è in grado di rispondere a qualche domanda cerca la risposta nella sua ricca collezione di gialli di cui è accanito lettore. Talvolta la trova. Come accade per la morte di Leporino, le cui modalità sono già state descritte decenni prima da Edgar Wallace nel suo romanzo “I tre giusti”. In quel libro c’è la spiegazione di come è stato assassinato Leporino e non per caso è anche nelle mani di Alberto Landolfi. «Sono prove letterarie però funzionano». Scopre il come, intuisce il chi, ma non riesce a mettere a fuoco il perchè. Progressivamente infatti lo spettatore comincia a scoprire che la scoperta dell’assassino è un problema secondario perchè c’è un disegno criminoso più grande destinato a restare fuori dalle indagini di Morisi. La giustizia non sfiora neppure i protagonisti veri delle vicende raccontate. Non può perchè sono intoccabili e appartengono a un mondo parallelo, come dimostra l’impossibilità di arrestare lo spietato assassino Anthony Bassouri. Morisi può solo mettere i fatti in fila e interrogarsi. «Certo che è strano, tutte le volte che c’è sotto un impiccio grosso la gente si suicida. Uno si butta giù da una finestra della questura, un altro si impicca sotto un ponte, un altro ancora s’avvelena in carcere col caffè e stavolta c’è uno che si uccide con il veleno di un serpente che non è velenoso....». La risposta è in una battuta di Landolfi: «Qualcuno ha scritto che questo paese è attraversato da miraggi, che la realtà non esiste e che se esiste è praticamente impossibile scoprirla». Tre colonne in cronaca è la trasposizione cinematografica con qualche adattamento dell’omonimo romanzo dei coniugi Corrado Augias e Daniela Pasti in cui si descrive un’immaginaria “scalata con delitto” alla proprietà di un grande quotidiano. Il giornale descritto nel romanzo per molti aspetti assomiglia a “La Repubblica” per cui entrambi gli autori in quel periodo lavorano. Come talvolta accade, però, fantasia e realtà vanno a braccetto e quando il film arriva nelle sale c’è davvero in atto un tentativo di impadronirsi della proprietà e del controllo del quotidiano “La Repubblica”. Il film come il libro finiscono così per accompagnare gli eventi.
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