La trombata

Un film di Sergio Bergonzelli. Con Larry Daniels, Karin Well, Tina Carol, Jessica Dublin Erotico, durata 90 min. - Grecia 1990.
   
   
   

Di trombata non ce ne è una sola! Valutazione 1 stelle su cinque

di Moonlightrosso


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giovedì 18 giugno 2020

Verso la fine degli anni settanta l'ineffabile Sergio Bergonzelli realizza in trasferta greco-turca una paccottiglia di pellicole destinate ad un pubblico di bocca buona e distribuite anche sui nostri schermi qualche anno più tardi.
Questo film, del quale è giustamente già stato detto tutto il male possibile e immaginabile, costituisce una malriuscita e poveristica declinazione in chiave erotica di un fortunato sottogenere in voga nel decennio precedente inaugurato da "Topkapi" e proseguito con successo nel nostro Paese a partire da "Sette Uomini d'Oro".
Basato su uno sgangherato copione di certo Iannis Maris (chi era costui?) ed ispirato ad un suo romanzo dal titolo "Il sorriso della Pythia", che non credo sia stato esattamente un "best-seller", il film immerge il malcapitato spettatore già a partire dal delirante prologo, nell'idiozia più topica della cinematografia bergonzelliana, dove ogni goffo tentativo umoristico è in grado di suscitare, più che il sorriso, espressioni attonite e sbigottite.
Con il sottofondo di un'irritante marcetta composta con la mano sinistra da un Bruno Nicolai al punto più basso della sua onorata carriera, la voce fuori campo del compianto Gigi Reder, con  inspiegabile quanto inopportuno accento napoletano (si dovrebbe forse ridere?), ci narra di un faccendiere sudamericano di nome Castro, sedicente cugino del dittatore cubano (anche qui si dovrebbe sorridere??!!), che viene ingaggiato da un armatore miliardario e collezionista d'arte, per rubare una preziosissima statua dal museo di Delfi della quale intende impossessarsi a tutti i costi. Muovendosi tra la Grecia, la Turchia e persino la Francia, il losco figuro costringerà con svariati e strampalati ricatti una congerie di improbabili personaggi per realizzare il colpo. Dopo farneticanti peripezie e con l'aiuto della direttrice del museo, i nostri eroi salveranno la vera statua dalla bramosia del bizzarro mecenate, sostituendola con una copia.
Diretto con i piedi, fotografato con salti di luce e con bottiglie di "J&B" perennemente in primo piano, il film annovera come protagonisti lo scialbo attore greco Lakos Komninos (in arte Larry Daniels) e la nostra Wilma Truccolo (in arte Karin Well), la quale conobbe nei frizzanti anni settanta una fugace popolarità come sosia "svestita" di Raffaella Carrà. Il paginone centrale dedicatole da un qualche numero della rivista Playboy che la ritrae a gambe spalancate e con il pube al vento costituì senz'altro un ambìto trofeo per i camionisti dell'epoca. Presenza "peperina" della nostra serie Z, oltre che abituale musa bergonzelliana, l'attrice sacilese, con la sua inconfondibile aria sbarazzina e quasi beota, fu tangenzialmente contaminata, all'epoca del girato, anche dalla nascente industria dell'hard tricolore, pur non avendo mai preso parte a scene esplicite (o almeno così pare). Purtroppo l'agonia del nostro cinema di genere pose la parola fine alla modesta carriera di una starlet magari non bellissima ma sicuramente dotata di una forte carica di sensualità.
Comunque ed al di là di tutto, entrambi i protagonisti nei comprensibili ruoli del bello e della bella di turno e con una Well truccata in modo agghiacciante con inquietanti sopracciglione azzurre, daranno vita alla vera e propria scena madre del film che tradurrà nei fatti ciò che promette il titolo: un coito assai vicino all'hard maldestramente montato due volte per allungare il brodo e musicato con colonna sonora di riciclo da "Perchè quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer" dello stesso Nicolai.
Nel resto dell'imbarazzante cast meritano una menzione l'ex signora Pannacciò Jessica Dublin nel ruolo tanto becero quanto inutile di un'attempata miliardaria affamata di sesso, nonchè la greca Tina Carolou (in arte Tina Carol) nella parte della direttrice del museo di Delfi. Per la gioia degli amanti del trash, l'attrice in questione ci sciorina un delirante flusso di coscienza, capolavoro di filosofia spicciola, in cui mette a confronto da un lato la storia d'amore vissuta in flashback con il fascinoso protagonista Komninos, portatore di fisicità e di gioventù e dall'altro la sua attuale vita matrimoniale con un professorone occhialuto, allampanato e babbione, simbolo di spiritualità ed intelletto (sic!).
Proseguendo nell'excursus del deprimente panorama attoriale, non si può non citare il faccendiere Castro, di cui si ricordano l'untissima capigliatura, l'ignobile riportone, la faccia da idiota e le risate sconclusionate; il professore ubriacone esperto di esplosivi che parla con la voce di Stanlio e, per concludere, i due miserabili figuranti di cui uno riccioluto e l'altro con barba e mustaccioni alla turca, che interpretano le ridicole guardie del corpo dell'armatore miliardario e che rispondono ai nomi quanto mai assurdi di Strozzo e Cojon (vedere per credere!!!).

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