Nato il 4 luglio

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Un film di Oliver Stone. Con Tom Cruise, Willem Dafoe, Kyra Sedgwick, Raymond J. Barry, Tom Berenger.
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Titolo originale Born on the fourth of July. Drammatico, durata 144 min. - USA 1989. MYMONETRO Nato il 4 luglio * * * - - valutazione media: 3,39 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un commovente Tom Cruise per un film straordinario Valutazione 4 stelle su cinque

di Giorpost


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giovedì 23 giugno 2016

 Ron è il classico ragazzo bianco americano che frequenta il liceo, fa sport, genitori tranquilli (lui operaio, lei casalinga), fratelli numerosi e interessi svariati; la comunità nella quale cresce è quella tipica di provincia con una forte incidenza religiosa ed una vasta ignoranza socio-culturale, sopperita in parte da un discreto benessere generale dovuto all'espansionismo americano del secondo dopo-guerra. E qui occorre una parentesi storica per capire il contesto: le amministrazioni governative degli anni '60 sono in contrapposizione al gigante sovietico e fanno qualsiasi cosa pur di stare avanti, inculcando nelle menti dei cittadini l'odio per il diverso, in questo caso il comunista mangia-bambini, oppressore e liberticida, che soltanto la -moralmente- ineccepibile democrazia yankee può contrastare... Uno dei modi più abietti e infimi di procurarsi soldatini da mandare al fronte (qualsiasi esso sia) è quello di inviare presso licei e college sergenti plurimedagliati a fare proselitismo su coraggio e fedeltà, sulla possibilità di entrare nei marines che è “l'unico corpo al mondo nel quale si diventa veri uomini”. Al netto delle ideologie politiche, alcuni non abboccano all'amo, ma Ron purtroppo non appartiene a questa categoria e si fa abbindolare alla grande, vista anche l'educazione bigotta di una famiglia che segue tutti i dettami made in USA e i discorsi di Kennedy in TV. Dunque via con i 3 anni di addestramento e, puff, eccolo catapultato in una realtà parallela, un mondo alieno, un universo sconosciuto: il Vietnam. Bambini morti ammazzati insieme alle madri, corpi dilaniati, colleghi commilitoni uccisi per errore, maggiori che insabbiano qualsiasi evento scomodo...E per cosa? E' questo il punto: se a distanza di 50 anni ancora non si è capito il senso di quella guerra, figuriamoci cosa dovevano pensare i pacifisti dell'epoca, già, perché così venivano chiamati nella più antipatica delle etichettature; in realtà erano coloro che avevano capito l'insensatezza di quell'inferno senza ritorno, il ciarpame di cui il governo si stava rendendo protagonista (ora con Nixon), e per questo additati di infedeltà e di essere stranieri in patria, la quale “o la ami o te ne vai”. E Ron non faceva eccezione, era uno di quelli che se vedeva la bandiera bruciare andava di matto e allora... e allora per cominciare ad aprire gli occhi e cambiare visione sul mondo, Ron ha dovuto perdere l'uso delle gambe e quello dell'organo sessuale, ha dovuto trascorrere un anno in un ospedale del Bronx che definirlo da terzo mondo sarebbe riduttivo, perché (questa è la cosa più assurda di tutte) lo stato non sgancia soldi per mantenere le strutture ospedaliere integre, non bada nemmeno all'igiene, e reputa i reduci mutilati o rimasti invalidi una sorta di spazzatura, un peso istituzionale. Per l'America reinserire nella società i veterani che hanno servito lo stato (con la s volutamente minuscola) e che rientrano dal fronte perseguitati dagli incubi, afflitti da svariate sindromi -anche depressive- e, non ultimi, attanagliati da guai fisici permanenti e da varie dipendenze (droga e farmaci), costa troppo. Una vergogna senza attenuanti.
Così, dopo essere stato per un periodo in Messico a frequentare prostitute che simulano orgasmi e a cercare motivazioni per restare invita, incontra Charlie, anch'egli su una sedia a rotelle: quest'ultimo gli fa capire, a suo modo e una volta per tutte, cosa rappresenta l'America e cosi rieccolo tornare in patria più agguerrito di prima, amareggiato, incazzato con quel sistema che l'aveva prima illuso, poi preso in giro, infine abbandonato al suo destino; Ronnie riesce a diventare un paladino del pacifismo d'avanguardia, una sorta di capo-popolo pronto a sfidare anche l'aggressività e l'arroganza di una polizia cieca che non esita a pestare un disabile. Immagini forti, la rabbia cresce, cosi come cresce Tom Cruise tanto che tra l'inizio del film ed il suo epilogo sembra esser passata un'eternità. Il finale corrisponde, come tutta l'opera, alla vera storia del veterano Ronald Lawrence Kovic, che dopo essersi fatto crescere capelli e baffi -un'ovvietà, in quegli anni, per chi voleva far trasparire un disagio contro le amenità della società- mette tutto nero su bianco su un libro autobiografico, non prima di essere passato a casa del soldato Wilson, che egli stesso uccise erroneamente, per scusarsi con la famiglia e togliersi di dosso il peso più grande che aveva, ancor più opprimente della sua stessa disabilità.

Nel 1989 Oliver Stone dirige magistralmente questo intenso lavoro tratto da quel libro omonimo di 13 anni prima, una pellicola che non si dovrebbe mai far passare per pacifista, né tanto meno anti americana. Stone trae spunto dal libro per descrivere l'Atroce, per mostrarci l'Impenetrabile, per schiaffeggiarci a suon di “democrazia”, e non certo di populismo come spesso gli viene (ingiustamente) rinfacciato. Tom Cruise dimostra al mondo che è un grande attore, e non soltanto la bella faccia dal sorriso d'oro: il suo ruolo, difficilissimo, lo incarna in un modo che definire totalitario è un eufemismo, e scommetterei il mio stipendio che non è stata una passeggiata, tutt'altro. Oltretutto è stato supportato da un cast davvero eccellente nel quale ci sono alcune caratterizzazioni molto riuscite, come quella di Willem Dafoe. Nato il quattro luglio (USA) rappresenta l'ultimo grande capolavoro sul Vietnam, la pietra finale di una costruzione di verità sulla guerra più sporca che sia mai stata perpetrata, una pietra che è parte di un mosaico nel quale figurano Apocalipse Now, il Cacciatore, Full metal jacket, solo per citarne alcuni. Cruise è un po' il John Savage in Deer Hunter, e il suo (e quello vero) Ron è l'emblema definitivo di quei movimenti che spesso noi per primi affranchiamo come capelloni nullafacenti dediti alle canne, ma che invece portano avanti da decenni una battaglia contro gli interessi macro-economici che hanno portato a quella guerra che, incredibile ma vero (l'America non ha tratto alcuna lezione da essa) si è ripetuta, seppur in termini minori, in Iraq negli ultimi anni.

Grande film, interpretazione d Tom Cruise degna dell'oscar, Stone al suo apice insieme con Wall Street.

Voto: 9

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