La fiammiferaia |
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Un film di Aki Kaurismäki.
Con Kati Outinen, Elina Salo, Esko Nikkari, Outi Mäenpää, Vesa Vierikko.
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Titolo originale Tulitikkutehtaan tyttö.
Drammatico,
durata 70 min.
- Finlandia, Svezia 1989.
MYMONETRO
La fiammiferaia
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il grido mutodi EugenioFeedback: 34763 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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lunedì 2 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Iris (Outinen) è una giovane ragazza che conduce un’esistenza solitaria e anonima nella fredda Finlandia, scandita da un lavoro alienante di addetta in una fabbrica di fiammiferi e l’indifferenza di una famiglia taciturna di cui è succube. Irina è sola, priva di affetti, senza amici, gioia, emozioni. Vorrebbe cambiare il suo status quo ma ogni tentativo di emancipazione è soffocato, ucciso sul nascere dalla violenta repressione del padre, dall’incomunicabilità nei confronti della madre ove ogni dialogo è raggelato dal silenzio, dall’illusione di un amore mai goduto verso un aitante uomo benestante, da un imprevisto aborto. Irina è segnata dal dolore; ama la vita, ne ricerca con desiderio ogni anelito ma viene paradossalmente esclusa con violenza, accetta la sofferenza ma la mescola con la disperazione, la rabbia, lo stupore di una mancata rassegnazione. Una forza di non arrendersi che la porterà,preservando la sua dignità alla via dell’assassinio, della vendetta, dell’avvelenamento. Senza violenza, senza dolore. Con la naturalezza di un gesto necessario e dovuto che possa in qualche modo concederle la possibilità di uno sfogo, un accanimento fisico e un’espiazione delle proprie colpe dinanzi a quell’esistenza vuota e gelida che non ha saputo condurre. Aki Kaurismaki conclude la sua trilogia dedicata alla condizione del proletariato nella società moderna con la dovuta intensità. L’analisi esistenziale risulta mai come in questo capitolo condotta con una tale forza e vigore stilistico di fronte alla morte che dagli aspetti negativi di un’esistenza abbruttita, impoverita e denigrata, finisce per sorgere un solo aspetto positivo e cioè la tensione contraddittoria tra la vitalità e la solitudine del non ritorno, di un viaggio che ha un’univoca direzione, quella della morte. Il cammino di Irina costringe lo spettatore a un viaggio, privo di ogni poeticismo retorico, attraverso i meandri del grigiore di un’esistenza squallida, della speranza della gioia di vivere, della volontà di trovare l’anima gemella che non trova una sua precisa risoluzione. L’amore non ricambiato, la mercificazione del corpo, l’assenza di ogni forma di sentimento sradicano ogni slancio vitale inibendo la giovane e mutandola inevitabilmente in un’apatica killer. Costruita secondo rigide regole a-retoriche, La fiammiferaia costituisce un duro film realista che partendo dai presupposti dell’alienazione sociale già affrontati da Chaplin in Tempi moderni, affronta senza retorica un tema di fondo e una condizione purtroppo presente ancora oggi: il male di vivere e l’affannosa affermazione senza vittoria della possibilità di condurre una vita che possa essere definita normale.
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