laurence316
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domenica 19 marzo 2017
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indiana jones alle prese col padre: esilarante
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A seguito della non eccezionale accoglienza critica ricevuta dal precedente, Spielberg, Lucas & Co. decidono dunque di abbassare il tasso di violenza, eliminano la cupezza e i toni dark e ritornano al clima comico-avventuroso dell’originale (numerosissimi script sono stati infatti rifiutati da Lucas prima dell’ok finale a quello di Jeffrey Boam [poi comunque ulteriormente modificato appena prima delle riprese]).
Fin dall’iniziale prologo (ambientato nel 1912), che mostra un Indiana Jones ragazzo e membro dei Boy Scout, appare evidente l’intenzione degli autori di esplorare il passato del personaggio e di approfondirne così la psicologia.
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A seguito della non eccezionale accoglienza critica ricevuta dal precedente, Spielberg, Lucas & Co. decidono dunque di abbassare il tasso di violenza, eliminano la cupezza e i toni dark e ritornano al clima comico-avventuroso dell’originale (numerosissimi script sono stati infatti rifiutati da Lucas prima dell’ok finale a quello di Jeffrey Boam [poi comunque ulteriormente modificato appena prima delle riprese]).
Fin dall’iniziale prologo (ambientato nel 1912), che mostra un Indiana Jones ragazzo e membro dei Boy Scout, appare evidente l’intenzione degli autori di esplorare il passato del personaggio e di approfondirne così la psicologia. Allo stesso scopo è votato l’inserimento del padre, il prof. Henry Jones, interpretato da uno straordinario Sean Connery che ha anche l’altro ruolo di avvicinare le atmosfere del film a quelle degli spionistici stile 007. I suoi duetti botta e risposta con il protagonista Harrison Ford, poi, valgono da soli la spesa del biglietto, e non stancano mai, neppure dopo molte visioni. E’ soprattutto grazie ai due attori che il film diverte ed appassiona, mentre non è da prendere troppo in considerazione il sottotesto mistico o misticheggiante.
L’ultima crociata è infatti prima di tutto, al pari dei due film precedenti, un film d’azione avvincente e quasi senza sosta, uno spettacolo autoironico, roboante, fantasioso ed esagerato (fino ai confini del ridicolo, talvolta, come nel caso della catacombe sotto le chiese veneziane), e come tale va visto e preso. Certo, non raggiunge i livelli del primo, ma è sicuramente migliore del secondo film, e in oltre due ore è in grado di offrire svariate sequenze d’azione memorabili e un’ultima, appassionante sequenza (del superamento delle tre prove) tesa e coinvolgente, per quanto implausibile, ambientata in un fantomatico tempio in cui sarebbe custodito il Sacro Graal, la cui meravigliosa entrata monumentale incastonata nella roccia è nella realtà quella di El Khasneh, a Petra in Giordania, che il film ha molto contribuito a popolarizzare come meta turistica.
Questa terza avventura dell’archeologo con frusta e cappello non sarà, insomma, altro che una baracconata hollywoodiana carica di effetti speciali, ma funziona. Ed è molto meglio di tanti altri blockbuster americani e delle infinite imitazioni (a cominciare da Lara Croft) che ha generato. Costato tre volte il primo e quasi due volte il secondo, L’ultima crociata è un prevedibile successo di pubblico, molto più consistente de Il tempio maledetto. Evidentemente, il cambio di rotta ha pagato. Sorprendentemente, comunque, per produrne un seguito ci vorranno quasi vent'anni: si tratta del (per usare un eufemismo) non proprio eccezionale Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, del 2008.
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lady libro
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domenica 27 febbraio 2011
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il migliore della saga
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Questo film è senza dubbio il migliore di tutti i film della saga di Indiana Jones!!
E'divertentissimo, appassionante ed entusiasmante!
La coppia dei bravissimi Harrison Ford e Sean Connery è a dir poco geniale!
Spielberg non sbaglia mai con i suoi bellissimi film!
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kondor17
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giovedì 3 settembre 2015
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non mi stanco mai vederlo
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Ho rivisto ieri sera per l'ennesima volta questo grande film di Spielberg e ogni volta mi diverto di più.
La presenza di Sean Connery, in un personaggio indimenticabile, conferisce al film e a Indy quel tocco di humour e di storia familiare che ai precedenti mancava. Indiana diventa umano, figlio, non solo il solitario blade runner o cacciatore instancabile di tombe e reperti. E questo conferisce alla storia quell'empatia che agli altri forse mancava.
Lo script è praticamente perfetto, come la musica, il ritmo e il montaggio. Se Spielberg è considerato uno dei migliori registi di sempre è anche grazie ad uno staff ai massimi livelli.
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Ho rivisto ieri sera per l'ennesima volta questo grande film di Spielberg e ogni volta mi diverto di più.
La presenza di Sean Connery, in un personaggio indimenticabile, conferisce al film e a Indy quel tocco di humour e di storia familiare che ai precedenti mancava. Indiana diventa umano, figlio, non solo il solitario blade runner o cacciatore instancabile di tombe e reperti. E questo conferisce alla storia quell'empatia che agli altri forse mancava.
Lo script è praticamente perfetto, come la musica, il ritmo e il montaggio. Se Spielberg è considerato uno dei migliori registi di sempre è anche grazie ad uno staff ai massimi livelli. Inutile indicare le scene da hall of fame, sono veramente troppe. Quella dell'incontro con Hitler, l'inseguimento in moto, il bigliettaio in mongolfiera...
Un film fantastico che non mi stanco mai di guardare. Voto 9+
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aristoteles
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domenica 27 dicembre 2015
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indiana "junior" jones
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Ford e Connery sono due attori fantastici,su questo non ci piove.
Come non ci piove sul fatto che recensire un film svelandone il finale ,come nella scheda del sito, è veramente una cosa triste.
Fortunatamente avevo già visionato la pellicola e complessivamente tutta la trilogia.
Il successivo quarto capitolo non voglio proprio prenderlo in considerazione.
Vi confesso che a me questo personaggio, nonostante l'enorme successo riscontrato negli anni,non mi ha mai particolarmente affascinato.
L'archeologo professore universitario che diventa coraggioso avventuriero con frusta al seguito,fa troppo eroe americano.
Avesse sfruttato questo dono nelle attività circensi sarebbe stato il figliol prodigo di Moira Orfei.
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Ford e Connery sono due attori fantastici,su questo non ci piove.
Come non ci piove sul fatto che recensire un film svelandone il finale ,come nella scheda del sito, è veramente una cosa triste.
Fortunatamente avevo già visionato la pellicola e complessivamente tutta la trilogia.
Il successivo quarto capitolo non voglio proprio prenderlo in considerazione.
Vi confesso che a me questo personaggio, nonostante l'enorme successo riscontrato negli anni,non mi ha mai particolarmente affascinato.
L'archeologo professore universitario che diventa coraggioso avventuriero con frusta al seguito,fa troppo eroe americano.
Avesse sfruttato questo dono nelle attività circensi sarebbe stato il figliol prodigo di Moira Orfei.
Anche volendo soprassedere su questo dono rimane un James Bond con un bagaglio culturale più ampio.
Questo film,come gli altri,si fa guardare, è dinamico e resta un buon action che non annoia.
Chiamarlo capolavoro, e so che in molti saranno contrari,non ci riesco proprio.
Tre stelle alla saga e al film.
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great steven
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giovedì 5 dicembre 2019
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la famiglia jones alla conquista del sacro graal!
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INDIANA JONES E L'ULTIMA CROCIATA (USA, 1989) di STEVEN SPIELBERG. Con HARRISON FORD, SEAN CONNERY, DENHOLM ELLIOTT, JOHN RHYS-DAVIES, ALISON DOODY, JULIAN GLOVER, RIVER PHOENIX, MICHAEL BYRNE
Nel 1938 una spedizione archeologica americana esegue degli scavi basandosi sulle mappe tracciate e raccolte in un libro d’appunti dal professor Henry Jones Sr., studioso di epoche medioevali, i cui studi appurano che quelle ricerche porteranno alla riesumazione del Santo Graal, il calice da cui Gesù Cristo bevve durante l’Ultima Cena. Si mettono di mezzo i nazisti, il capo della spedizione viene assassinato e il professore rapito e tenuto rinchiuso in un castello austriaco.
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INDIANA JONES E L'ULTIMA CROCIATA (USA, 1989) di STEVEN SPIELBERG. Con HARRISON FORD, SEAN CONNERY, DENHOLM ELLIOTT, JOHN RHYS-DAVIES, ALISON DOODY, JULIAN GLOVER, RIVER PHOENIX, MICHAEL BYRNE
Nel 1938 una spedizione archeologica americana esegue degli scavi basandosi sulle mappe tracciate e raccolte in un libro d’appunti dal professor Henry Jones Sr., studioso di epoche medioevali, i cui studi appurano che quelle ricerche porteranno alla riesumazione del Santo Graal, il calice da cui Gesù Cristo bevve durante l’Ultima Cena. Si mettono di mezzo i nazisti, il capo della spedizione viene assassinato e il professore rapito e tenuto rinchiuso in un castello austriaco. Il collezionista Walter Donovan chiama in causa il celebre archeologo Indiana Jones, figlio del professore, affinché questi porti a termine il lavoro del suo predecessore, liberando il padre e giungendo a quella che viene considerata la più gloriosa scoperta archeologica di tutti i tempi (in quanto pare che il Graal sia custodito da un cavaliere, l’unico sopravvissuto di tre fratelli, che veglia su di esso da oltre settecento anni). Per Indiana è tutt’altro che una passeggiata recarsi a Venezia per verificare la corrispondenza del simbolo d’un’importante pietra arenaria sullo scudo del primo cavaliere che tentò l’impresa, e ancora più difficile sarà la liberazione del padre dal maniero in Austria, tanto più che i nazisti si impossessano della mappa del tesoro ed Elsa Schneider, l’archeologa indicata ad Indy da Donovan come sua collaboratrice nel lavoro, rivela di essere al soldo del Terzo Reich. Dopo una rocambolesca fuga tra Austria e Germania, Indiana e il padre si riuniscono nel deserto turco ai due inseparabili compagni di viaggio dell’avventuriero, Sallah e Marcus Brody, e, in anticipo sui nemici, entrano nella grotta montuosa dove, per arrivare al Graal, è necessario superare tre pericolose prove in cui occorre giocare d’ingegno. Messo alle strette da Donovan che spara al padre, Indy recupera il Graal e cura la ferita di Henry Jones Sr., ma siccome il custode rivela che il calice non può varcare il confine del sacro sigillo, un terremoto travolge i presenti e impedisce il rinvenimento del prezioso reperto. Terza avventura dell’archeologo più spericolato della storia del cinema, la seconda che lo vede confrontarsi con gli uomini di Hitler. Girato fra Italia, Giordania, parco nazionale degli Arches e Renania, il film è, come i due episodi precedenti, una mistura di azione, umorismo, acrobazie della telecamera, sequenze rischiose da girare, panoramiche mozzafiato, lotte al limite delle capacità umane e corse coi mezzi più disparati (a piedi, a cavallo, in macchina, in barca, su un aereo, con una motocicletta, sopra un treno che sferraglia), ma i risultati sono inferiori perché l’abbondanza sgargiante di contributi tecnici reclutati per pompare la spettacolarità della messa in scena travalica le aspettative che ci si possono fare su una storia che, in questo caso, presenta anche elementi attinti dal fantasy e dalle leggende paleocristiane, ma non si arresta comunque in un punto preciso della bilancia, dal momento che il cocktail è talmente eterogeneo da impedire una definitiva posizione del metro di giudizio. Le scene d’azione sono ammirevoli se prese singolarmente, eppure nel complesso stuccano: un pasticciato affastellamento nell’impiego delle risorse lo trasforma in un teatro dell’atletismo e fa perdere importanza alla credibilità. In compenso, ci sono i duetti fra Ford e Connery: l’introduzione di un personaggio inaspettato come il padre di Indy è la vera sorpresa di quest’opera, la sorgente d’acqua che ne ristora i difetti strutturali e aggiunge una vena di spassoso divertimento mai sfuggente al confronto tra un figlio che anelava a un genitore più presente e un padre che riscopre nella sua progenie lo specchio di sé stesso, il tutto nel contesto avventuroso di un viaggio in cui entrambi sfidano la propria prontezza, non solo psicofisica, per essere all’altezza delle situazioni. Seppur tirati via qua e là, i dialoghi funzionano a pieno regime, e l’esuberanza di alcuni tratti della sceneggiatura svela motivi ricorrenti della personalità di Indiana Jones (il suo abbigliamento, la sua abitudine di portarsi dietro una frusta, la cicatrice sul mento, la fobia per i serpenti). Rispetto alla coraggiosa Marion di K. Allen e all’impressionabile Willie di K. Capshaw, in questo terzo caso la presenza femminile di A. Doody accanto al protagonista sembra desiderata solo per creare uno scenario secondario di fondo un po’ pepato, e la scelta poteva senza dubbio essere sviluppata con maggior creatività. Funzionano ancora i personaggi di D. Elliott (l’imbranato Brody) e J. Rhys-Davies (il risoluto Sallah), mentre J. Glover interpreta un cattivo più o meno convenzionale, ma pur sempre dotato di un suo "perché" narcisistico ed efficace. Menzione speciale per Phoenix che impersona Indiana Jones da ragazzo, quando, nella veste di giovane scout, tenta di sottrarre la croce d’oro di Coronado ad una banda criminale di trafficanti di reperti fuggendo a gambe levate fra le rocce dello Utah. Scritto da George Lucas con Menno Meyjes. Oscar al montaggio sonoro di Ben Burtt e Richard Hymns.
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rmarci05
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martedì 20 febbraio 2018
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il migliore dopo il 1°, 3 stelle e mezzo
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Devo dirvi solo una cosa: ho già recensito questo film, ma ho fatto l'errore di dargli 4 stelle...scusate glie ne dò 3. Quindi se vedete una recensione del 2018, di rmarci 05, con lo stesso titolo di questa e 4 stelle ignoratela. Ora la recensione: il film sicuramente è il migliore sequel di indiana jones dei 3, ma qualche piccolo difetto mi costringe a mettergli 3 stelle, nonostante sia da 3 STELLE E MEZZO: la comicità di questo film è allo stesso tempo un pregio e un difetto: cioè, risulta divertente e piacevole in alcuni momenti ma un pò troppo ridicola in altri. La protagonista femminile non mi è piaciuta un gran ché, né come attrice né come personaggio; apparte questi 2 difetti il film è piacevole, divertente e con alcuni buoni colpi di scena, la regia è buona e si avverte quell'atmosfera anni '30 che c'era nel 1° ma che mancava nel 2°.
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Devo dirvi solo una cosa: ho già recensito questo film, ma ho fatto l'errore di dargli 4 stelle...scusate glie ne dò 3. Quindi se vedete una recensione del 2018, di rmarci 05, con lo stesso titolo di questa e 4 stelle ignoratela. Ora la recensione: il film sicuramente è il migliore sequel di indiana jones dei 3, ma qualche piccolo difetto mi costringe a mettergli 3 stelle, nonostante sia da 3 STELLE E MEZZO: la comicità di questo film è allo stesso tempo un pregio e un difetto: cioè, risulta divertente e piacevole in alcuni momenti ma un pò troppo ridicola in altri. La protagonista femminile non mi è piaciuta un gran ché, né come attrice né come personaggio; apparte questi 2 difetti il film è piacevole, divertente e con alcuni buoni colpi di scena, la regia è buona e si avverte quell'atmosfera anni '30 che c'era nel 1° ma che mancava nel 2°. I costumi sono ottimi e, naturalmente, la coppia di attori Ford-Connery funziona benissimo, come attori e come personaggi! La storia è bella perchè costringe padre e figlio a riappacificarsi e a partire insieme alla ricerca del Santo Graal, a cui poi il padre lavorava da anni. Musiche belle e incalzanti. Il film è consigliato, ma non è all'altezza del 1°, voto 8.
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elgatoloco
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lunedì 29 marzo 2021
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film "abile"ma non solo
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"Indiana Jones and the Last Crusade"(Steven Spielberg, su soggetto di Geroge Lucas e Menno Mejies, sceneggiatura di Jeffrey Boam, 1989), terzo capitolo della teatralogia sull'archeolog-esploratore. Stavolta si punta in alto: Indiana, che ritrova anche il padre, va alla ricerca del Sant Graal(calice contenente il sangue di Cristo, secondo la leggenda), muovendosi tra USA, Venezia, un castello tra Austria e Germania, dove si ha un "fatale incontro"con i nazisti-siamo negli anni Trenta- e l'Anatolia, luogo"deputato"al ritrovamento. Non mancano colpi di scena molto decisi e tipici del cinema "d'azione"(quando a lezione Jones racconta che il lavoro dell'archeologo si svolge all'80% in biblioteca si tratta, ovviamente, di una boutade, di una voluta sottovalutazione del ruolo effettivo di quale sia la sua-di"Indiana"Jones-la sua reale funzione)e difatti il film inizia con lo"junior"(alloara lo era per davvero e doveva accettare la denominazione)alle prese con un treno, ma poi tutto il resto, come nelle prime due "puntate", è un susseguirsi di colpi di scena"al limite"della sopportazione fisica, del coraggio etc.
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"Indiana Jones and the Last Crusade"(Steven Spielberg, su soggetto di Geroge Lucas e Menno Mejies, sceneggiatura di Jeffrey Boam, 1989), terzo capitolo della teatralogia sull'archeolog-esploratore. Stavolta si punta in alto: Indiana, che ritrova anche il padre, va alla ricerca del Sant Graal(calice contenente il sangue di Cristo, secondo la leggenda), muovendosi tra USA, Venezia, un castello tra Austria e Germania, dove si ha un "fatale incontro"con i nazisti-siamo negli anni Trenta- e l'Anatolia, luogo"deputato"al ritrovamento. Non mancano colpi di scena molto decisi e tipici del cinema "d'azione"(quando a lezione Jones racconta che il lavoro dell'archeologo si svolge all'80% in biblioteca si tratta, ovviamente, di una boutade, di una voluta sottovalutazione del ruolo effettivo di quale sia la sua-di"Indiana"Jones-la sua reale funzione)e difatti il film inizia con lo"junior"(alloara lo era per davvero e doveva accettare la denominazione)alle prese con un treno, ma poi tutto il resto, come nelle prime due "puntate", è un susseguirsi di colpi di scena"al limite"della sopportazione fisica, del coraggio etc. Da un lato, chi scrive quesrta nota non rimpiange il periodo in cui Lucas e Spielberg si dedicavano a questo tipo di cinema, certo anche spettacolarre-"commerciale", dalal'altro, a ben vedere, nel film-soprattutto qui.si nasconde e neppure troppo, diventando anzi evidente, l'identificazione del nazismo con il Male, le forze del Male, il che, detto da Spielberg e Lucas, che hanno origini ebraiche(Spielberg al 100%, Lucas in parte)ha un'importanza cruciale, vista il gravissimo coinvolgimento familiiare nella Shoah. C'è poi, comunque, in tutto il film, il tema di chi è perverso in quanto interessato solo al profitto, al guadagno senza merito, il che ha un valore particolare, considetando la situzione del mondo occidetnale in toto e degli USA in particolare. Non è che, in questo quadro, sia solo la"femme fatale"a ricorprie tali difetti incarnandoli totalmente, ma è complressivamente una grande parte di chi ruota intorno al mondo dei reperti archeologici a trovarsi in tale condizione. Harrison Ford ancora una volta protagonista relativamente giovane, un giusto omaggio a Sean Connery(che Lucas e Spielberg indicano quale archepito, in quanto incarnante James Bond, dello stesso"Indiana)nel ruolo del padre, anch'egli archeologo, ma poi Alison Doody quale, appunto, femme fatale... El Gato
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