007 - Vendetta privata |
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Un film di John Glen.
Con Anthony Zerbe, Robert Davi, Timothy Dalton, Benicio Del Toro
Titolo originale License To Kill.
Avventura,
Ratings: Kids+13,
durata 133 min.
- Gran Bretagna 1989.
MYMONETRO
007 - Vendetta privata
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Probabilmente il miglior Bond del dopo Connery
di paolo1967Feedback: 1318 | altri commenti e recensioni di paolo1967 |
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martedì 2 maggio 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo una introduzione al solito molto spettacolare che si concede - come nel film - citazioni da precedenti film di 007 e non solo e gli ultimi (stupendi, quanto mai audaci, guardare le donne) titoli di testa di Maurice Binder inizia un film assai godibile, vario, coloratissimo (splendida la fotografia, è un film molto bello da vedere sia in interni che in esterni) e personaggi molto centrati nella parte (nonchè il solito "bigger than life", ma non troppo come in altri della serie). Creato, costruito da un cast artistico e tecnico non solo di bravura tecnica ma di evidente buona cultura cinematografica, è uno spettacolo che coinvolge a vari livelli lo spettatore, con cambi d'atmosfera, momenti di crudo cinismo e freddo sadismo del resto propri dei romanzi originali di Fleming (cui il Bond del dignitoso Dalton ha cercato di mantenersi vicino). Il film, anche se diseguale, rispetta molto bene le regole fondamentali dei migliori film di 007, non manca di trovate e ha un buon ritmo, un suo respiro. Lo spettacolo c'è per tutti (anche se non lo consiglierei ai bambini piccoli) e affiora, si manifesta qua e là la vena ideologica conservatrice propria del regista John Glen ma importa poco: egli ha avuto il merito di riportare Bond alle origini dopo le esagerazioni dei film di fine anni '70, che erano seri solo nel budget, e qui usa tutta la su esperienza. In alcuni momenti pare di essere in un film di Bond di Connery (cosa rara dopo gli anni '60), in altri in uno di Moore (sempre nei momenti migliori), di Lazenby o magari in uno degli imitatori della serie che anche loro hanno avuto dei momenti buoni. Ma, a differenza di altri della serie, il film non mostra mai la corda: sembra sempre di vedere tutto per la prima volta e si crede a quello che si vede. Difficile per un Bond del 1989 fare di meglio. Carey Lowell col suo fascino e la sua eleganza (molto belli i costumi) dà un valido contributo alla sofisticazione del film: i set negli interni sono spesso ricchi, c'è un che di lussurioso (come proprio del carattere del Bond più leggendario e amato) che si rirpesenta più volte nel film: quando non ammazza o fa a cazzotti, Bond è un bon vivant. L'ottimo, lungo, pirotecnico finale d'azione che si conclude col lieto fine è nella tradizione di questi film (e di quelli che li hanno ispirati). Avvincente, coinvolgente, è l'ultimo Bond della vecchia era. Occorreva rifondarlo ma il regista John Glen può andarne fiero (non a caso è quello che ne ha diretti di più).
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