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Considerando la genesi iper-travagliata del film, diretto(in teoria, quale film-maker accreditato ufficialmente)da Augusto Caminito, ma con contributi dello stesso protagonista Kinski, di Luigi Cozzi, di Maurizio Lucidi e forse di altri ancora, ma qui ci perdiamo nelle nebbie delle ipotesi), il film ha momenti efficaci, legati certo al ricordo di Klaus Kinski interprete del primo"Nosferatu"..."Prendere o lasciare", si diceva, perché tecnicamente discontinuo, con una fotografia fin troppo"preziosa", con il gigionismo kinskiano che appunto, "obbliga"gli spettatori a scegliere(pro o contro), con un'ambientazione veneziana che diviene onnivora ma rischia, molto spesso quasi di rimanere pre-testo per un'ambientazione "suggestiva"(ricordate la definizione dantesca: "Dolce color d'ori"ental zaffiro"?)ma ha dalla sua radici culturali spesso dispersee anche sinceramente reiette, perdute... UN filma a modo suo interessante, "per "forse più che"Nonostante"la sua discontinuità. El Gato
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