Che Wes Craven non sia una qualunque delle tante meteore collise con l'horror-slasher nel suo momento d'oro è qualcosa di assodato, di comprovato dal successo in termini di incassi e dalla longevità: tra "L'ultima casa a sinistra" e "Scream", colpaccio milionario relativamente recente, ci corrono ventiquattro anni, più di due decenni che hanno visto nascere (oltre ai due già citati) cult come "Le Colline hanno gli occhi" e, soprattutto, quel "Nightmare" che gli ha regalato fama imperitura. Freddy Krueger è ormai, più che un'icona, un'istituzione, un canone.
"Il serpente e l'arcobaleno", nello specifico, è certamente il film passato più in sordina tra quelli che costituiscono la miglior produzione dell'americano. Nonchè il migliore, a detta di chi scrive. Colpisce in particolare l'approccio al genere, e ad una figura abusata come quella del non-morto. Craven fa della tagliente invettiva politica di un Romero lo scheletro e la cartina di tornasole della sua operazione, ma la denuda di ogni cerebralità e ne sacrifica l'umorismo acre lasciando massima libertà d'azione al proprio talento surreale, gioca (di nuovo) con l'onirismo e le dimensioni del sogno. Ed inoltre, cosa più unica che rara, suggestiona. Nel senso religioso del termine. Il film è contemporaneamente manifesto e storia per bambini. Poche le scene autenticamente horror, senza che questo pregiudichi minimamente la capacità del film di incutere timore, di stabilire e mantenere la tensione. Quelle poche sequenze, inoltre, sono di una tale visionaria inventiva da valer probabilmente da sole metà del cinema di genere da quando "Il serpente e l'arcobaleno" è uscito nelle sale. Quella col giaguaro, ad esempio, arriva tranquillamente a poter essere definita poetica.
La regia di Craven è ormai matura e precisa, la messinscena grandiosa ed originale, il cast perfettamente in parte. Non che il film sia esente da difetti, tra cui un finale il cui impatto visivo non ha saputo resistere agli anni con la stessa formidabile forza del resto del film. Ma rimane una vero e proprio compendio di costruzione della paura per suggestione su uno schermo cinematografico. Indimenticabile il personaggio di Cristoph, lo zombie umano.
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