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Colors è un piccolo grande film. Nonostante sia piatto, caotico e con una sceneggiatura poco convincente, ha un suo fascino, una sua bellezza interiore. Non ha nulla di geniale, se non qualche battuta volgare al fulmicotone di Robert Duvall. Non ci sono effetti speciali: solo una macchina che si schianta ed esplode. In compenso, però, un pò tutti i protagonisti sparano (anche per uccidere) parolacce a raffica in chiave ironica. La volgarità è solo in parte compensata dalla visione di qualche scena maliziosa (un paio di belle donne nude): il che non guasta mai. Colors si potrebbe definire come un bel poliziesco di periferia. Da una parte ci sono i buoni con le loro belle casacche da poliziotto e dall' altra i cattivi con le bandane in testa e la loro musica rap. I buoni sono pochi e male organizzati: nonostante facciano del loro meglio per convincere i teppisti a non spargere sangue, si ritrovano coinvolti in un affare sporco (più che altro vendette) di bande rivali. Le macchine dei polizziotti, che fanno gli appostamenti o gli inseguimenti, sono sbiadite, scolorate e, soprattutto, tipicamente anni 80'. I cattivi ballano e spacciano per le strade malfamate di una Los Angeles che c' è, ma che non si vede quasi mai per tutto il film. C' è solo la sua faccia peggiore: la delinquenza! I buoni opprimono le bande con qualche inseguimento, (alla Callaghan) attraversando piccole strade strette, polverose ed infestate da spacciatori di colore. Queste bande, che riescono a coinvolgere nei loro traffici anche i minorenni, si dividono una buona fetta di periferia. Ogni banda, ovviamente, rispetta il suo colore. I Crips amano il blu, mentre i Bloods adorano il rosso. Oltre a perdere il loro tempo a spacciare, si divertono pure a graffitare di murales i muri di periferia. Ci scapperà qualche morto, ma mai in una pozza di sangue. Il secondo tempo, purtroppo, si affloscia un pò, perdendo lo smalto del primo... In questo marasma, però, spiccano le belle interpretazioni dei due attori protagonisti: Sean Penn nei panni di Danny McGavin e Robert Duvall in quelle di Bob Hodges. Danny è un ragazzo arrogante ed anche un pò sadico (spruzza di vernice la faccia di un piccolo delinquente). Talvolta picchia come Jake La Motta. E' un polizziotto dal cuore duro e non vede l' ora di sfogare tutta la sua rabbia (e violenza) sul primo teppista che lo guarda storto. Nemmeno le carezze di Louisa Gomez, una ragazza che frequenta una delle bande, riuscirà a redimerlo. Si caccierà in un mare di guai. Ma, grazie anche ad una soffiata del suo compagno, ne verrà fuori pulito. Alla fine imparerà qualcosa da quella periferia selvaggia e malfamata. Bob, invece, è saggio e disciplinato. Non arresta i delinquenti tanto facilmente: in cambio vuole solo piccoli favori. Solo con questo metodo si può sopravvire alla delinquenza di Los Angeles. Bob Hodges preserva, ad ogni modo, la legge con il suo fare calmo ed astuto. Astuto perché alla fine molla Danny, intuendo nel ragazzo un pericolo costante per la sua pelle. Oltre agli inseguimenti, ci sono due scene intriganti: l' iniziazione alla vita della banda da parte del fratello di Leo "Rospo" Lopez ed un conflitto a fuoco in cui due malviventi, armati di mitraglietta, si uccidono a vicenda. Ottimo il tema musicale Colors eseguito da Ice-T. Tre stelle al regista (Dennis Hopper) di Easy Rider per questo particolarissimo film: un bel poliziesco di periferia. Firmato Chriss...
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