rosa
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mercoledì 17 ottobre 2007
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il bambino che pedalava aerei.
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Storia maiuscola. Spielberg rende grazie alla più sincera, nobile e sorprendente delle favole contemporanee, quella si Antoine De Saint Exupery, e ci fa vedere il mondo attraverso gli occhi del suo Piccolo Principe. Il richiamo avviene sottilmente ma senza mezzi termini, in modo pulito e discreto, come si addice alla natura delle cose migliori. Entro i primi atti della vicenda il giovanissimo Christian Bale (il regista sa scegliere benissimo le facce giuste) va a una festa in maschera. Una ricca famiglia, la sua e quella ospitante, appartenente all'élite inglese stabilitasi in Cina. Il ragazzo è vestito da pascià, con le scarpe a punta, pantaloni flosci e piuma sul turbante di seta, e corre col suo aeroplano giocattolo sopra alla testa, forsennatamente carico di voglia di vivere, verso la soglia della guerra cino-giapponese, lancia il piccolo apparacchio oltre quella che sembra una duna erbosa al limitare del vasto giardino della villa.
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Storia maiuscola. Spielberg rende grazie alla più sincera, nobile e sorprendente delle favole contemporanee, quella si Antoine De Saint Exupery, e ci fa vedere il mondo attraverso gli occhi del suo Piccolo Principe. Il richiamo avviene sottilmente ma senza mezzi termini, in modo pulito e discreto, come si addice alla natura delle cose migliori. Entro i primi atti della vicenda il giovanissimo Christian Bale (il regista sa scegliere benissimo le facce giuste) va a una festa in maschera. Una ricca famiglia, la sua e quella ospitante, appartenente all'élite inglese stabilitasi in Cina. Il ragazzo è vestito da pascià, con le scarpe a punta, pantaloni flosci e piuma sul turbante di seta, e corre col suo aeroplano giocattolo sopra alla testa, forsennatamente carico di voglia di vivere, verso la soglia della guerra cino-giapponese, lancia il piccolo apparacchio oltre quella che sembra una duna erbosa al limitare del vasto giardino della villa.
Ma non è mica una duna.
Purtroppo è una trincea militare dietro alla quale tutte le super-fantasie vanno a dare una capocciata tremenda. Da qui in poi il pianeta dei sogni, fatto di guerre a pedali, si trasforma in realtà, fatta di sopravvivenza con ogni mezzo. Vita, scoperta e conoscenza sono una cosa sola, e nella più svantaggiosa delle situazioni l'uomo che vive è colui che non smette mai di porsi domande, né mai di cercare risposte.
Assolutamente da non perdere il discorso di John Malkovich sull'arte della sopravvivenza in tempo di guerra.
L'idea di fondo è che solo al caso è dovuto il privilegio di quelli che hanno una chance, ma poi, quasi darwinianamente, solo chi ha le doti per condurre una buona vita, degna di stima, ricca di saggezza e amore, solo individui così saranno coloro i quali tale chance sapranno sfruttare. Il Piccolo Principe, la cui sete di conoscenza è inesauribile come la sua voglia di vivere, resta in "lotta per la vita", a occhi aperti anche sulla luce nucleare del 1945, fino a graffiare -dentro e fuori- il ricordo di se stesso.
E' un film estremamente significativo. Commovente al massimo nella scena maestra, quando, se lo spettatore arriva a sentire dentro di sè l'amore che il protagonista prova per quell'apparecchio dell'aviazione militare giapponese, sembra di udire la vocina, roca, stanca per la fame, bisbigliare sotto l'ala: "SONO VIVO? SONO VIVO."
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lùthien
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lunedì 13 ottobre 2008
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jamie
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Ennesimo film di Spilberg con protagonista un ragazzibno: Jamie, ricco e inglese nato in Cina; durante la seconda guerra mondiale perde i suoi genitori, e rimasto solo in città, viene preso sotto la "protezione" di Basie, con il quale viene portato in un campo di concentramento in Giappone.
Jamie è interpretato alla perfezione da un Christian Bale dodicenne, irrefrenabile sognatore che desidera più di tutto diventare pilota, ama gli aerei giapponesi; il film riesce a entrare nell'ottica di Jamie, mette in risalto la sua grande forza d'animo, la voglia di vivere (mangia anche vermi per tenersi in forza), l'instancabilità con cui aiuta tutti nel campo, in particolare al medico, che gli fa anche da insegnate.
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Ennesimo film di Spilberg con protagonista un ragazzibno: Jamie, ricco e inglese nato in Cina; durante la seconda guerra mondiale perde i suoi genitori, e rimasto solo in città, viene preso sotto la "protezione" di Basie, con il quale viene portato in un campo di concentramento in Giappone.
Jamie è interpretato alla perfezione da un Christian Bale dodicenne, irrefrenabile sognatore che desidera più di tutto diventare pilota, ama gli aerei giapponesi; il film riesce a entrare nell'ottica di Jamie, mette in risalto la sua grande forza d'animo, la voglia di vivere (mangia anche vermi per tenersi in forza), l'instancabilità con cui aiuta tutti nel campo, in particolare al medico, che gli fa anche da insegnate. Insomma Jamie è un ragazzino sognatore, curioso (nel senso buono), coraggioso e pieno di buone intenzioni, come ormai non ne esistono più. Nonostante ciò la guerra lo sfinisce, non è più lo stesso da un lato la guerra ha tirato fuori il suo lato migliore (da bambino viziato com'era), ma la guerra e guerra gli ha portato via i genitori, tanti amici e soprattutto l'innocenza.
La scene iniziali sono fra quelle che più fanno riflettere, in particolare quella dove Jamie e i genitore vanno a una festa in mascara, con altri inglesi: loro tutti colorati e ben vestiti con dei grandi sorrisi e attorno alle loro macchine lucide centinaia di cinesi che li guardano inespressivi e grigi, un contrsto che disarma, almeno quanto la scena dell'attacco a Pechino, vedere la tremenda disperazione di tutta quella gente era un colpo al cuore.
Poi la parte centrale del film è un grande respiro, una pace apparente, quella prima della tempesta, pesante e colma di un nonsoche di importante; Jamie solo nella casa, il solo inglese, derubato delle scarpe che indossa...
Una scena indimenticabile è quella dell'attacco aereo al campo, Jamie sul tetto dell'edificio più alto del campo, che allarga le magre braccia e urla al cielo davanti a un aereo nemico che sta distrugge tutto quello che gli sta intorno.
Insomma L'impero del sole, è un bel film storico e un bel film drammatico. Rimane nel cuore quel bambino magro magro e così pieno di vita in uno scenario così desolante.
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