La storia fantastica |
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Un film di Rob Reiner.
Con Cary Elwes, Robin Wright, Mandy Patinkin, Peter Falk.
continua»
Titolo originale The Princess Bride.
Avventura,
durata 98 min.
- USA 1987.
MYMONETRO
La storia fantastica
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una fiaba narrata con stile, energia e originalitàdi Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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martedì 29 luglio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
LA STORIA FANTASTICA (USA, 1987) diretto da ROB REINER. Interpretato da CARY ELWES – ROBIN WRIGHT PENN – MANDY PATINKIN – PETER FALK – CHRIS SARANDOS – ANDRE’ THE GIANT – CHRISTOPHER GUEST – WALLACE SHAWN – BILLY CRYSTAL – MEL SMITH § Il nonno di Jimmy, a letto ammalato, legge al nipotino una fiaba: il ragazzino entra così nel mondo incantato dell’affascinante principessa Bottondoro che ama il suo servitore Westley, il quale deve però partire per terre lontane. Durante la sua assenza, il malvagio e perfido nobiluomo Humperdinck s’invaghisce della donna e la fa rapire da tre cavalieri (uno scaltro nanerottolo siciliano, un gigante groenlandese e uno spadaccino iberico). Ma a salvarla torna, provvidenzialmente, l’innamorato che, dopo alterne vicende, punisce il cattivo e sposa la sua bella. Tratto da un romanzo di William Goldman, questo film fiabesco presenta una favola arcinota, ma raccontata con garbo, impeto e ironia dall’intelligente cineasta Reiner, che s’è servito di ottimi caratteristi e di una bella pattuglia di stuntmen che gli hanno offerto mirabolanti scene d’azione. Peccato, però, che nel passaggio dalla pagina allo schermo la storia evapori in parte e si appiattisca, pur conservando una sufficiente leggerezza. L’impianto comunque non è scandalosamente povero e il ricorso agli effetti speciali non è dei più dimessi e fornisce una grazia tutt’altro che ingenua, coerente e pressoché lineare. Le interpretazioni dei personaggi fiabeschi è il punto forte e la pietra miliare di questo piccolo film di nicchia: C. Elwes è un eroe costante e fedele ai suoi principi, che affronta pericoli e insidie col coraggio della spada e senza indietreggiare di fronte ai ricorrenti stilemi delle crudeltà umane; R. Wright Penn è una principessa abbastanza audace, non necessariamente e non proprio una damigella in pericolo, che sa aspettare con pazienza l’arrivo e il ritorno del proprio amore fronteggiando ad armi pari uno spregiudicato e atroce cattivo di turno (un C. Sarandon non del tutto perfetto, ma quantomeno connesso ed efficace nell’abbracciare le corde antagonistiche); M. Patinkin è un umoristico schermidore spagnolo che insegue la vendetta per vent’anni cercando di eliminare il misterioso conte dalle sei dita che ha ucciso suo padre, e provvede agli intermezzi comici; A. The Giant, wrestler professionista, occupa un ruolo secondario che tuttavia si fa valere per la robustezza della recitazione e la puerile bontà d’animo che lo porta ad atti di magnanimità verso chiunque li meriti; W. Shawn è un genio criminale siculo che dà il meglio di sé nelle scene a bordo dell’imbarcazione notturna e in quella del calice di vino avvelenato; P. Falk è un nonno paziente e comprensivo che tenta con successo di inculcare nella mente del nipote la passione per le storie fantastiche che non abbiano obbligatoriamente a che fare con lo sport più brutale e la violenza; infine il simpatico B. Crystal è un eccentrico e strambo stregone-dottore dei miracoli che guarisce il protagonista dai postumi delle torture col macchinario specializzato (due anni più tardi si fece dirigere da Reiner in Harry ti presento Sally). Il regista sa dirigere con delicatezza e velato compiacimento, senza dimenticare il target rivolto al pubblico infantile e rendendo l’opera appetibile anche per palati adulti, grazie all’inserimento sapiente e coscienzioso di sequenze attive, cariche ed energiche che non mancano di sorprendere per la loro freschezza e, tutto sommato, anche per l’originalità intrinseca che la pellicola sprizza nonostante la materia fritta e rifritta con cui la trama è stata organizzata. È un merito sempre lodabile quello di riadattare vicende molto conosciute e magari banali con spunti originali che danno autenticità ad opere che, in mancanza di nerbo o stile, navigherebbero come un vascello in una tempesta senza un capitano che lo indirizzi in lontananza dei flutti e degli uragani. L’obiettivo della storia – quello della ricongiunzione sentimentale fra il tenace servo e la soave reginetta – viene mantenuto e coronato col trionfo dell’amore, e anche qui il tocco (non magistrale, eppure interessante) della spontaneità e dell’effervescenza si fa notare alla grande.
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