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Questa pellicola del 1987, diretta dal canadese William Dear rispetta tutti i canoni per essere considerata il classico film per famiglie, ed ancor più precisamente famiglie americane. Protagonisti della pellicola sono infatti il Bigfoot, figura leggendaria della cultura nordamericana (ormai divenuto noto anche in Europa, ma ancora semisconosciuto quando uscì il film), ed un simpatico quartetto di umani, padre madre figlia e figlioletto, che rappresentano il prototipo ideale della famiglia americana.
Il film che punta su un intrattenimento divertente e leggero, funziona benissimo per il pubblico a cui è diretto, centrando in pieno il proprio target; viceversa non risulta altrettanto adatto per un pubblico più adulto, sul quale non ha la stessa presa.
La storia è una specie di favola animalista che avversa così esplicitamente la caccia che il cattivo è un cacciatore e l’amabile Bigfoot è addirittura vegetariano. Il film è talmente schierato che propone scene di esplicita deplorazione contro l’esposizione dei trofei di caccia e contro l’acquisto di indumenti ricavati dalle pelli degli animali, seguendo quello che era un orientamento già allora dominante a Hollywood. In questo senso la pellicola corre il rischio di divenire pesante, cosa che non avviene grazie alle modalità furbe e gradevoli della narrazione che disinnescano ogni aspetto potenzialmente fastidioso.
Il protagonista, come detto è il simpatico Bigfoot reso indimenticabile dall’ottimo lavoro del grande truccatore Rick Baker, sicuramente uno dei massimi specialisti in questo settore, tanto che nella sua carriera ricevette ben sette premi Oscar in questa categoria, tra cui uno proprio per questa pellicola, dove Baker dà appunto il meglio di se proprio nella realizzazione del costume del Bigfoot, che viene saggiamente disegnato con caratteristiche fisiche e soprattutto lineamenti facciali molto accattivanti.
Dopo il Bigfoot il personaggio centrale è quello del simpatico capofamiglia, interpretato da un bravissimo John Lithgow, che nella stessa interpretazione riesce ad essere comico e drammatico, divertendo, emozionando e soprattutto esibendo il suo enorme talento spesso rimasto sacrificato in parti che non gli hanno permesso di esprimerlo a pieno. Del resto del cast si ricorda Don Ameche, attore che è sempre piacevole vedere all’opera, sia nei film in cui era ancora giovane, che in quelli come questo a cui prese parte in età già avanzata, ottenendo sempre un meritato successo personale.
La pellicola è costellata di varie scene divertenti che la sostengono e la rendono piacevole dall’inizio alla fine: tra le tante si segnalano quelle in cui il Bigfoot distrugge casa e mobilio della famiglia che lo ha accolto; nonché quelle dei vari avvistamenti, ed in particolare quella esilarante in cui l’alluce dell’enorme piede della creatura è scambiato per un topo.
Il finale è iper-buonista e sdolcinato, ma in un film di questo tipo ci sta bene.
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