alex41
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domenica 23 gennaio 2011
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film capolavoro tratto da un libro capolavoro.
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Tratto dal romanzo di Umberto Eco, il protagonista è Guglielmo Da Baskerville, un frate il quale quando scoprirà che in un'abbazia in Italia avvengono diversi omicidi, deciderà di trovare l'assassino insieme al suo novizio Adso. Sul loro cammino però, verranno a conoscenza di una terribile verità. Il film parla da solo: un capolavoro perfetto in tutto. La regia di Annaud è maestosa, molte inquadrature del film sono delle vere e proprie opere d'arte, e gli attori sono formidabili: Sean Connery nel ruolo di Guglilemo, Christian Slater nel ruolo del giovane Adso, ma anche F. Murray Abrahams nel ruolo del frate cattivo e Ron Perlman nel ruolo di Salvatore, il gobbo. Cos'altro da dire? Montaggo ottimo, fotografia eccellente, scenografie straordinarie, buoni anche i momenti di suspence e ottima anche la sceneggiatura.
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Tratto dal romanzo di Umberto Eco, il protagonista è Guglielmo Da Baskerville, un frate il quale quando scoprirà che in un'abbazia in Italia avvengono diversi omicidi, deciderà di trovare l'assassino insieme al suo novizio Adso. Sul loro cammino però, verranno a conoscenza di una terribile verità. Il film parla da solo: un capolavoro perfetto in tutto. La regia di Annaud è maestosa, molte inquadrature del film sono delle vere e proprie opere d'arte, e gli attori sono formidabili: Sean Connery nel ruolo di Guglilemo, Christian Slater nel ruolo del giovane Adso, ma anche F. Murray Abrahams nel ruolo del frate cattivo e Ron Perlman nel ruolo di Salvatore, il gobbo. Cos'altro da dire? Montaggo ottimo, fotografia eccellente, scenografie straordinarie, buoni anche i momenti di suspence e ottima anche la sceneggiatura. Eccellente, un film veramente soddisfacente in tutto, non solo un thriller ma anche una vera lezione di cinema.
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dounia
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venerdì 24 giugno 2011
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un'abbazia "ricca" di sorprese
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Il film presenta la storia di un francescano che, insieme ad un novizio, è alla ricerca del movente e del colpevole di omicidi avvenuti in una abbazia dell'Alto Medioevo. Sean Connery, il fracescano, ha eseguito molto bene la parte. Apprezzo di più l'attore ora che anni fa. Il libro di Umberto Eco è molto più lungo e descrittivo. Il film, accentuando i punti più importanti, risulta positivo perché non è noioso e, oltre alla scenografia, alla fotografia e alla sceneggiatura molto belle, riesce ad interessare lo spettatore.
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aristoteles
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venerdì 19 agosto 2016
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elementare adso!!
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Purtroppo è proprio così,in alcuni momenti il film è elementare.
Non che non ci sia piaciuto,meriterebbe di essere visionato solo per l'accattivante ambientazione e gli splendidi costumi,ma con qualche accortezza in più avremmo potuto gridare al capolavoro.
La giustizia al tempo degli Inquisitori era davvero somministrata in maniera becera,quando non si riusciva ad arrivare alla soluzione di un enigma,si preferiva addossare la colpa a qualche peccatore posseduto dal Diavolo e si chiudeva il capitolo.
Fortunatamente,in questo caso,arriva il nostro buon frate Guglielmo da Baskerville(mitico Connery),accompagnato dal giovanissimo Adso(e giovanissimo Slater) che con l'arguzia del grande investigatore cercherà di risolvere una serie di efferati omicidi davvero surreali.
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Purtroppo è proprio così,in alcuni momenti il film è elementare.
Non che non ci sia piaciuto,meriterebbe di essere visionato solo per l'accattivante ambientazione e gli splendidi costumi,ma con qualche accortezza in più avremmo potuto gridare al capolavoro.
La giustizia al tempo degli Inquisitori era davvero somministrata in maniera becera,quando non si riusciva ad arrivare alla soluzione di un enigma,si preferiva addossare la colpa a qualche peccatore posseduto dal Diavolo e si chiudeva il capitolo.
Fortunatamente,in questo caso,arriva il nostro buon frate Guglielmo da Baskerville(mitico Connery),accompagnato dal giovanissimo Adso(e giovanissimo Slater) che con l'arguzia del grande investigatore cercherà di risolvere una serie di efferati omicidi davvero surreali.
Il mistero c'è,il "Giallo"pure e le descrizioni dei personaggi sono meritevoli.
Purtroppo nell'abbazia non si riesce ad incontrare un monaco che sia degno di chiamarsi tale,in molti infatti tendono al peccato non veniale sembrando più seguaci degli Inferi che non del buon Dio Salvatore.
L'unico che sembra avere la testa e sopratutto il cervello sulle spalle è il nostro protagonista in attesa di riscatto da precedenti infondate accuse.
Il tutto si segue ben volentieri,Adso scoprirà l'amore passionale e tutta l'attività investigativa alla Sherlock Holmes,compreso finale non vi lascerà delusi a patto di affrontare la visione con lo spirito di assistere ad un thriller piuttosto che ad una commedia drammatica o storica.
Un ultimo appunto,va bene l'atmosfera cupa in linea con gli eventi narrati,ma un un po più di illuminazione per non innalzare il nostro livello di cecità andava prodotta.
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great steven
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martedì 24 febbraio 2015
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barcolla sull'astratto; è efficace con gli attori.
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IL NOME DELLA ROSA (IT/GERM/FR, 1986) diretto da JEAN-JACQUES ANNAUD. Interpretato da SEAN CONNERY, CHRISTIAN SLATER, F. MURRAY ABRAHAM, ELYA BASKIN, MICHAEL LONSDALE, FEDOR FEDOROVIC SALJAPIN, VOLKER PRETCHEL, VALENTINA VARGAS, WILLIAM HICKEY, MICHAEL HABECK, URS ALTHAUS, RON PERLMAN, LEOPOLDO TRIESTE, HELMUT QUARTINGER
Non è impresa facile trarre un film da un romanzo, il primo pubblicato dal saggista e filosofo Umberto Eco (1932), di cinquecentodieci pagine, denso di contenuti e carico di significanti talora inquietanti talora rivelatori, e far sì che risulti come un efficace veicolo promotore che non tradisca gli intenti della pagina scritta, benché poi è noto che lo stesso autore di questa opera prima abbia acconsentito a modifiche della trama cinematografica in veste di semplice (o complesso?) adattamento.
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IL NOME DELLA ROSA (IT/GERM/FR, 1986) diretto da JEAN-JACQUES ANNAUD. Interpretato da SEAN CONNERY, CHRISTIAN SLATER, F. MURRAY ABRAHAM, ELYA BASKIN, MICHAEL LONSDALE, FEDOR FEDOROVIC SALJAPIN, VOLKER PRETCHEL, VALENTINA VARGAS, WILLIAM HICKEY, MICHAEL HABECK, URS ALTHAUS, RON PERLMAN, LEOPOLDO TRIESTE, HELMUT QUARTINGER
Non è impresa facile trarre un film da un romanzo, il primo pubblicato dal saggista e filosofo Umberto Eco (1932), di cinquecentodieci pagine, denso di contenuti e carico di significanti talora inquietanti talora rivelatori, e far sì che risulti come un efficace veicolo promotore che non tradisca gli intenti della pagina scritta, benché poi è noto che lo stesso autore di questa opera prima abbia acconsentito a modifiche della trama cinematografica in veste di semplice (o complesso?) adattamento. La storia è nota a chiunque conosca, o abbia un’infarinatura abbastanza corposa, i gialli ambientati in epoca medievale, di cui la letteratura italiana non è purtroppo traboccante: in un’abbazia del Nord Italia di cui non è specificato il nome, avvengono omicidi a catena che fanno scomparire i monaci che vi risiedono. Una delegazione papale affida al frate francescano Guglielmo da Baskerville, accompagnato sempre dal giovane novizio Adso da Melk, di indagare su questi fatti misteriosi per trovarne una spiegazione. Durante le investigazioni, il maestro e il suo allievo sono spesso ostacolati dai segreti intrighi monacali e dagli ostacoli naturali che rendono difficili e quasi impraticabili le operazioni da compiere. Ma Guglielmo arriverà alla soluzione del caso dopo aver esplorato in un buio pressoché totale la labirintica biblioteca privata del monastero, assistito ad un processo per eresia in cui vengono condannati una presunta strega, un frate blasfemo e un singolare personaggio che parla un grammelot incomprensibile e presieduto un incontro in cui le alte autorità ecclesiastiche discutono sul ruolo della Chiesa in paragone con l’onnipresente e fastidioso potere temporale. La chiave del mistero è tutta in un vecchio libro stampato in greco antico che il responsabile degli assassinii farà bruciare in un colossale incendio insieme all’intera biblioteca. Annaud e i suoi collaboratori hanno messo in piedi un thriller che lascia da parte le ambizioni psicologiche (facendo in effetti una buona cosa) per addentrarsi in un discorso apocalittico e apologetico al tempo stesso che affronta il vetusto contrasto fra i due poteri che interessarono la storia medievale europea, quello dell’Impero e quello del Papato, ma non solo: c’è anche spazio per il ruolo giocato dall’Anticristo, presenza impressionante e ricorrente all’interno dell’abbazia, e per la potenza della Santa Inquisizione, rappresentata nel film dal concilio francescano che ha luogo fra le mura interne. L’esito della pellicola è però compromesso da un trio di fattori che allargano pericolosamente lo spettro delle vedute e finiscono per banalizzare l’importanza di un dialogo interculturale che poteva essere affrontato con più pazienza e maggior rigore: 1.) il fatto di mettere troppa carne al fuoco e voler analizzare un numero esagerato di aspetti della vita monacale dell’epoca, e in questo gli sceneggiatori si discostano vistosamente dalle intenzioni di Eco; 2.) una cupezza in parte adeguata ma in parte anche irritante pervade ogni singola sequenza lasciando un cantuccio esiguo all’illuminazione, che invece avrebbe dovuto essere sfruttata, e immergendo la narrazione in uno sfogo che ha tutta l’aria di una rappresentazione affastellata e singhiozzante; 3.) infine, la semplificazione indiscriminata della storia che invade addirittura alcuni concetti che nel libro costituivano capisaldi fondamentali per la dialettica clericale che l’autore abbraccia senza per questo approvarla, mentre il film sembra sbandierare il suo anticlericalismo con una sfacciataggine indescrivibile. Questi i difetti che fanno scendere drasticamente il livello qualitativo di questo adattamento filmico che però conserva qualche carta positiva per mantenere i remi in barca. All’attivo c’è infatti la solida e convincente interpretazione di Connery nei panni del dotto, intelligente e perspicace Guglielmo, e l’attore scozzese ha come spalla il giovane Slater che gli tiene testa pur rimanendo un passo indietro quanto a carisma recitativo ed effettiva bravura. Tra i personaggi di secondo piano, spiccano l’infallibile Abraham nel ruolo dell’inquisitore domenicano Bernardo Gui e M. Lonsdale nella veste del pacato e austero abate Abbone. Il regista ci mette del suo virando la nave sugli aspetti tragici e le sfumature più inquiete di un insieme di dettagli particolareggiati, eccedendo forse nella ricerca di una raffinatezza troppo manieristica, ma senza dubbio centra il bersaglio quando valorizza le capacità attoriali anteponendole alle caratteristiche astratte, che costituiscono con ogni probabilità il punto debole dell’opera. Contributi tecnici di qualità, fortunatamente (e almeno per una volta!) tutti di stirpe italica: fotografia di Tonino Delli Colli; scenografia di Dante Ferretti; costumi di Gabriella Pescucci. Enorme successo nelle sale e nei passaggi televisivi. Quattro David di Donatello (fotografia, costumi, produzione, scenografia), un César al miglior film straniero e due BAFTA (Connery, trucco).
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kondor17
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martedì 27 gennaio 2015
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ottimo film
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Premesso che è improponibile fare un film che sia pari pari ad un romanzo di Eco - durerebbe giorni, non ore - ritengo quest'opera di JJ Annaud il suo personale capolavoro. I personaggi di Guglielmo da Baskerville (Sean Connery), di Adso, il novizio a suo seguito (Christian Slater 17enne agli esordi) e soprattutto di Salvatore (con un Ron Perlman immenso) sono azzeccatissimi e indimenticabili, come pure la fotografia e l'ambientazione. Film denso di citazioni, di pathos, di suspance, da vedere e rivedere. Manca l'ultima stella per una certa sufficienza e spettacolarizzazione in alcune scene di cui non si sentiva il bisogno e per un "elementare, Adso", battuta iniziale di Guglielmo al novizio, sinceramente di troppo, anche per l'assonanza tra Adso e Watson.
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Premesso che è improponibile fare un film che sia pari pari ad un romanzo di Eco - durerebbe giorni, non ore - ritengo quest'opera di JJ Annaud il suo personale capolavoro. I personaggi di Guglielmo da Baskerville (Sean Connery), di Adso, il novizio a suo seguito (Christian Slater 17enne agli esordi) e soprattutto di Salvatore (con un Ron Perlman immenso) sono azzeccatissimi e indimenticabili, come pure la fotografia e l'ambientazione. Film denso di citazioni, di pathos, di suspance, da vedere e rivedere. Manca l'ultima stella per una certa sufficienza e spettacolarizzazione in alcune scene di cui non si sentiva il bisogno e per un "elementare, Adso", battuta iniziale di Guglielmo al novizio, sinceramente di troppo, anche per l'assonanza tra Adso e Watson.
Infine un reminder, "liberamente tratto" dal mio pensiero: questo è un forum di CINEMA, per il rating dei romanzi e la loro rilettura ci sono i forum appositi. Basarsi solo sulla fedeltà o meno nella trasposizione dello scritto originario, per giudicare un film, vorrebbe dire tagliare le ali alla settima arte, che è inoltre un ottimo viatico per pubblicizzare autori semi-sconosciuti ai più.
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elgatoloco
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lunedì 22 marzo 2021
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spettacolare, non sempre capace di "veicolare"
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"The Name of the Rose"(Jean.Jacques Annaud, scritto da Andreww Birkin, Gérard Brach, Howard Franklin e Alain Godard, 1986, dal classico romanzo.saggio di Umberto Eco)narra della detection di William of Baskerville, francescano dotto, presso un conveneto benedettino in Piemonte, dove avvengono terribili delitti in serie, che la"Santa Inquisitio"attribuisce al Maligno, ma William, razionale più che"uomo di fede", scopre la verità, con l'aiuto del suo giovane assistente. Decisamente , la biblioteca, enorme, nasconde misteri, come li nascondono tutti i frati del convento stesso ma la verità, in qualche modo e a prezzo di ritorsioni terribili(cfr.
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"The Name of the Rose"(Jean.Jacques Annaud, scritto da Andreww Birkin, Gérard Brach, Howard Franklin e Alain Godard, 1986, dal classico romanzo.saggio di Umberto Eco)narra della detection di William of Baskerville, francescano dotto, presso un conveneto benedettino in Piemonte, dove avvengono terribili delitti in serie, che la"Santa Inquisitio"attribuisce al Maligno, ma William, razionale più che"uomo di fede", scopre la verità, con l'aiuto del suo giovane assistente. Decisamente , la biblioteca, enorme, nasconde misteri, come li nascondono tutti i frati del convento stesso ma la verità, in qualche modo e a prezzo di ritorsioni terribili(cfr.l'incendio nel finale)si farà comunque strada. Da premettere è, in ogni caso, che un romanzo come quello di Umberto Eco, teorico della semiiotica ma anche storiico medievista, ricchissimo di elementi culturali e di distinzioni relative alle differenti posizioni teologiche e filosofiche comunque esistenti nella"Media Aetas"non può essere "impunemente"oggetto di una trasposizione filmica, per un film che è megaproduzione europea, che è stato scritto da ben quattro differenti sceneggiatori, che ha impegnato produttori cinemantografici e catene TV di tutta Europa, che punta comunue sulla spettacolarità oltre che(ma era fatale)e più che sulla trasmissione di conoscenze e conoscenza. Il risultato è dunque "sospeso", con spunti che raggiungono l'obiettivo desiderato e altri elementi che rimangono"tra parentesi", non adeguatamente svolti,. Come interprete risalta, anche perché è protagonista Sean Connery, finalmente in un ruolo in cui può rbadire di non essere solo il protagonista di "My Name is Bond, James Bond"(con tutto che di quelle serie di film rimane interprete insostituibile e impareggiabile), bene anche F.Murray Abrahan, nella parte dell'inquistore, l'antagnonista di William, Christian Slater(il giovane assistente), Michael Lonsdale il cabarettista Helmut QUaltinger, Kim Rossi Stuart, allora agli esordi, qualche altro(a)personaggio, ma in complesso rimane un giudizio complessivo su un film che sa accentuare le tinte fosche, senza sapere mettere(ma certo non era facile in partenza e si è rivelato non esserlo, cammin facendo)adeguatamente in luce quelle caratteristiche teoriche(insisto sulk motivo del romanzo.saggio, sempre insito nel libro)che pure sono essenziali per capire il testo, inteso come romanzo ma anche poi come sarebbe dovuto risultare il fil. Troppi personaggi, inseriti in un contesto iper.spettacolare. El Gato
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scanto
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venerdì 18 agosto 2023
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un film sopravvalutato
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Nonostante un'accoglienza generalmente positiva da parte di critica e pubblico, il film di Annaud è tutt'altro che un capolavoro. La riduzione a due ore di un libro di centinaia e centinaia di pagine non poteva non comportare una semplificazione della trama e una sensibile diminuzione dei personaggi, tuttavia la sceneggiatura appare troppo superficiale e riduttiva anche nella presentazione dei protagonisti della vicenda, trasformandoli in figure bi-dimensionali, se non addirittura stereotipate; cioè totalmente positive o totalmente negative, a differenza del romanzo dove invece le zone d'ombra e di luce dei vari caratteri sono molto meno definite.
Il Guglielmo da Baskerville di Sean Connery sembra un detective da romanzo giallo, senza una vera personalità, proprio come la maggioranza dei suoi "colleghi" della letteratura poliziesca vera e propria; macchine investigative la cui unica funzione è indagare e smascherare i colpevoli.
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Nonostante un'accoglienza generalmente positiva da parte di critica e pubblico, il film di Annaud è tutt'altro che un capolavoro. La riduzione a due ore di un libro di centinaia e centinaia di pagine non poteva non comportare una semplificazione della trama e una sensibile diminuzione dei personaggi, tuttavia la sceneggiatura appare troppo superficiale e riduttiva anche nella presentazione dei protagonisti della vicenda, trasformandoli in figure bi-dimensionali, se non addirittura stereotipate; cioè totalmente positive o totalmente negative, a differenza del romanzo dove invece le zone d'ombra e di luce dei vari caratteri sono molto meno definite.
Il Guglielmo da Baskerville di Sean Connery sembra un detective da romanzo giallo, senza una vera personalità, proprio come la maggioranza dei suoi "colleghi" della letteratura poliziesca vera e propria; macchine investigative la cui unica funzione è indagare e smascherare i colpevoli. Parla per frasi fatte ("Elementare Adso", ma non solo), e all'inizio esercita le sue capacità deduttive, non ritrovando il cavallo disperso dell'abate, come nel romanzo, ma indicando ad Adso la strada per le latrine, in una scena forse più adatta ad una parodia che non ad una trasposizione cinematografica ufficiale. Il suo passato di inquisitore è appena accennato, e non c'è traccia del tormento interiore che ha causato il suo rifiuto di continuare ad emettere sentenze contro gli eretici.
Ma anche l'altra faccia della medaglia, incarnata da Bernardo Gui, è un po' troppo limitata nelle sue caratteristiche di personaggio negativo a tutto tondo (anche se Abraham fa il possibile per farne una figura più sfaccettata) e la sua morte, completamente inventata, dato che il vero Bernardo Gui morì tranquillamente nel suo letto nel 1331, cioè quattro anni dopo l'anno in cui è ambientata la storia, appare molto "fumettistica" (nel senso più deteriore del termine, giusta giusta da dare in pasto al pubblico delle sale più popolari (dove mi aspetto nel momento della caduta nel baratro sia scoppiato anche qualche applauso).
Tutte le altre figure, con l'eccezione forse di Salvatore dell'ottimo Ron Perlman, appaiono convenzionali e prive di spessore; personaggi da teatrino delle marionette, intenti a rappresentare in maniera didascalica il bene o il male senza alcun tipo di sfumatura. Il frate dedito a pratiche omosessuali, Berengario, è rotondo e soffice come un bombolone, non si perita di fissare ostentatamente i giovani frati di bell'aspetto, e ha i modi leziosi e melliflui che il grosso pubblico è abituato ad associare a questa tipologia di personaggi; di contro il vecchio Jorge, cieco e repellente, e quasi più mostruoso del gobbo Salvatore nell'aspetto, sembra già pronto per un film dell'orrore.
La bella fotografia di Tonino Delli Colli e gli accurati costumi di Gabriella Pescucci, e le splendide scenografie di Dante Ferretti, che si ispirò anche ai dipinti di Escher per le scene del labirinto, non bastano a risollevare il prodotto finale, e a tratti paiono persino sprecati per un film che pur battendo bandiera europea sembra frutto della Hollywood più conformista.
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steffa
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giovedì 28 dicembre 2023
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intrattenimento filosofico
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una di quelle ciambelle riuscite col buco, senza troppe pretese vuole restare un film prevalentemente di intrattenimento ma con tanti messaggi importanti su cui riflettere, la pellicola risulta molto genuina e spontanea, e scorre piacevole senza forzature, tra ambientazioni affascinanti ed un cast di alto livello
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riccardo leone
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venerdì 16 marzo 2012
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non eccezionale ma la visione è d'obbligo!
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Medioevo. In un'abazia italiana la morte di alcuni monaci, viene attribuita al demonio. Ma Guglielmo da Baskerville, chiamato per appurare che la vera natura dei delitti sia di tipo sovrannaturale, non vi crede e indaga scoprendo molto che c'è dell'altro.
Il film è scorrevole e fluido. Nonostante le ambientazioni cupe, la fotografia trova spiragli di luce per rendere chiari e visibili i volti, ma senza tutavia banalizzare, ne scadere nell'ovvietà di film per la televisione.
La regia non fa molti sforzi nel mettere su, scena dopo scena, l'intero film grazie al genio creativo di Umberto Eco che regala un giallo-thriller lineare e casto.
Anche il Connery, ci mette del suo per far si che il film riesca e con la sua inconfondibile serenità mista a saggezza si presta perfettamente al ruolo di frate.
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Medioevo. In un'abazia italiana la morte di alcuni monaci, viene attribuita al demonio. Ma Guglielmo da Baskerville, chiamato per appurare che la vera natura dei delitti sia di tipo sovrannaturale, non vi crede e indaga scoprendo molto che c'è dell'altro.
Il film è scorrevole e fluido. Nonostante le ambientazioni cupe, la fotografia trova spiragli di luce per rendere chiari e visibili i volti, ma senza tutavia banalizzare, ne scadere nell'ovvietà di film per la televisione.
La regia non fa molti sforzi nel mettere su, scena dopo scena, l'intero film grazie al genio creativo di Umberto Eco che regala un giallo-thriller lineare e casto.
Anche il Connery, ci mette del suo per far si che il film riesca e con la sua inconfondibile serenità mista a saggezza si presta perfettamente al ruolo di frate.
Non è un film da oscar, ma vale la pena vederlo; non eccelle, ma con discreta umiltà si fa rispettare!
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mondolariano
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venerdì 20 maggio 2011
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apparato filosofico rimosso
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C’è un errore gravissimo: il fatto di configurare i personaggi negativi come “cattivi” a tutto tondo, banalizzando irrimediabilmente il significato del romanzo. Eco, infatti, stempera il confine tra bene e male in quanto il male può nascere dal bene e viceversa. Il senso di smarrimento del protagonista, che alla fine si accorge di aver vinto solo per caso, nel film non si avverte. Né si avverte la tacita ammirazione che Guglielmo nutre per Jorge, preferendo mettere in primo piano l’amore per la ragazza (la cui attinenza col nome della rosa è immotivata, visto che il titolo del romanzo si riferisce al nome di un enigma e non al nome della fanciulla). La scena dei roghi, poi, è inventata e noiosa.
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C’è un errore gravissimo: il fatto di configurare i personaggi negativi come “cattivi” a tutto tondo, banalizzando irrimediabilmente il significato del romanzo. Eco, infatti, stempera il confine tra bene e male in quanto il male può nascere dal bene e viceversa. Il senso di smarrimento del protagonista, che alla fine si accorge di aver vinto solo per caso, nel film non si avverte. Né si avverte la tacita ammirazione che Guglielmo nutre per Jorge, preferendo mettere in primo piano l’amore per la ragazza (la cui attinenza col nome della rosa è immotivata, visto che il titolo del romanzo si riferisce al nome di un enigma e non al nome della fanciulla). La scena dei roghi, poi, è inventata e noiosa.
Per ragioni pratiche sono stati tagliati i lunghissimi dialoghi: taglio comprensibile ma inaccettabile: il primo colloquio tra Guglielmo e l’Abate non dice niente! Ottima, comunque, l’atmosfera in generale, che ha il rigido inverno del monastero di Eberbach in Germania e della Rocca Calascio in Abruzzo (il romanzo è ambientato sull’Appennino ligure). Ottima anche la scelta degli attori, che rispecchiano benissimo il carattere dei vari personaggi. Va da sé la figura di Guglielmo da Baskerville, il cui volto sarà sempre legato al bravissimo Sean Connery. Franco Franchi, previsto per la parte del gobbo, si rifiutò di sottoporsi alla tonsura dei capelli e fu quindi estromesso dal cast.
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[+] solo dio trae il bene dal male
(di sergino730)
[ - ] solo dio trae il bene dal male
[+] meglio non si poteva.
(di claudiokarate)
[ - ] meglio non si poteva.
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