Il castello nel cielo

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Un film di Hayao Miyazaki. Titolo originale Tenku no shiro Rapyuta. Animazione, Ratings: Kids, durata 124 min. - Giappone 1986. - Lucky Red uscita giovedì 27 luglio 2023. MYMONETRO Il castello nel cielo * * * 1/2 - valutazione media: 3,77 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Sulle nuvole

di Luca Raffaelli La Repubblica

Laputa è un castello nel cielo, che naviga dove nessuno lo può vedere: un luogo mitico, misterioso, una Atlantide aldilà delle nuvole. Sheeeta è una ragazzina tredicenne che non ha più i genitori. Alcuni brutti ceffi la vogliono rapire perché discende dalla famiglia reale di Laputa e porta con sé un diamante magico e luminoso, capace di salvarla nelle situazioni di pericolo. Poi c’è Pazu. Anche lui tredicenne e anche lui orfano, ha un sogno: quello di dimostrare che suo padre non era né un pazzo né un visionario quando affermava di aver visto Laputa e di conoscerne, in parte, i segreti. Questi gli elementi portanti del terzo lungometraggio diretto da Hayao Mivazaki. Il primo, intitolato Il castello di Cagliostro, nel 1979 aveva visto protagonista Lupin III, il ladro dalla straordinaria creatività che deve molto del suo successo televisivo proprio a Miyazaki. Poi nel 1984 aveva diretto Nausicaa della Valle del Vento, un film interamente suo che aveva come produttore lsao Takahata, il grande regista e suo maestro che sarebbe diventato il socio nella fondazione dello Studio Ghibli. Ecco: Laputa, il castello nel cielo, del 1986, è il primo film targato Ghibli, l’etichetta che avrebbe cambiato il destino del cinema d’animazione. Oggi Miyazaki è un settantenne maestro venerato che si sottrae al mondo. Allora era un quarantacinquenne che insieme a Takahata aveva realizzato indimenticabili serie tv (Heidi, Anna dai capelli rossi, Conan il ragazzo del futuro) e che, con molta ambizione, voleva trovare nel cinema il suo riscatto di autore indipendente. Senza però rinnegare il suo passato: con Laputa voleva rivolgersi anche al pubblico dei più piccoli riprendendo certi temi della letteratura europea già affrontati ed amati. “I viaggi di Gulliver” di Swift (dove l’isola nel cielo viene descritta nella terza parte), ma anche ‘l’isola del tesoro” di Stevenso nei romanzi fantasiosi di JulesVeme sono alla base di questo film. Chi ha amato i cartoni giapponesi in tv potrà qui trovarne varie tracce. Nel design dei personaggi, ovviamente, o in sequenze in cui Miyazaki gioca con l’avventura rendendo plausibile l’impossibile, “distruggendo” enormi scenografie che nei cartoni (anche quando non c’era ancora il computer) costano relativamente, perché sempre di disegni si tratta. Certe capacità acrobatiche di Pazu ricordano poi quelle di Conan il ragazzo del futuro (da non confondere con l’omonimo barharo), mentre alcune situazioni in cui Sheeta è assorta e silenziosa rimandano a quelle di Heidi sulle sue montagne. Ma tutta la struttura generale di Il castello nel cielo ricorda quella di una serie tv perché il film è diviso in capitoli, e prevede una serie di risultati intermedi prima dell’esito finale. Si comincia dunque con Sheeta, prigioniera su uno dei fantasiosi mezzi volanti che affollano tutto il film. la ragazza riesce coraggiosamente a liberarsi e al termine della sua magica fuga viene soccorsa da Pazu, che lavora come aiutante in una miniera. Tra i due ragazzi nasce quell’amore meraviglioso, tutto sguardi e complicità, tipico dei film di Miyazaki: sono due anime pure che cercano di salvarsi in un mondo in cui gli adulti possono essere buoni o cattivi (e magari entrambe le cose), ma hanno comunque perso la voglia e la capacità di capire il senso e la magia dell’esistenza. Questa dote loro devono salvaguardare dagli attacchi di Muska (il più cattivo di tutti, perché crede di avere un diritto ereditario su Laputa) e da una banda di pirati (guidata da Mammina, una vecchietta dall’energia stupefacente) che a poco a poco si rivela molto più divertente che cattiva. E poi c’è l’esercito con le sue armi, che seminano disastri e distruzioni. Intorno a tutto questo unmondo preindustriale pieno di invenzioni e di tanti fantastici oggetti volanti di cui Miyazaki è sempre stato follemente appassionato. Nelle note del progetto del regista si legge che «il film mostrerà un tempo in cui le macchine sono ancora eccitanti e divertenti, quando la scienza non rendeva necessariamente la gente infelice». Mentre i due ragazzi cercano il castello nel cielo, sulla terra c’è qualche traccia di lotte per la giustizia sociale. Non è solo un riferimento a Swift (ne parla proprio tra le pagine di Laputa). Nel 1984 Miyazaki fece un viaggio nel GaIles e si ritrovò, nella Gran Bretagna della Thatcher, in mezzo a scioperi e disordini mentre si chiudevano fabbriche e miniere: chi volesse stare attento può intravedere, nella casa di uno dei minatori inquadrata nella prima parte del film, il manifesto di un operaio in lotta che alza il pugno chiuso.
Da La Repubblica, 24 aprile 2012


di Luca Raffaelli, 24 aprile 2012

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