I romanzi di L. Frank Baum, aventi ad oggetto l’immaginifico mondo di Oz, ben rappresentano una importante parte della cultura popolare americana, tanto che Hollywood già negli anni trenta vi aveva attinto, realizzando uno dei musical più famosi della storia del cinema, diretto da Victor Fleming.
Partendo da questo presupposto, non deve stupire che in tempi più recenti, la Disney abbia deciso di attingere per un proprio film alla stessa collana di racconti per ragazzi, compiendo così un matrimonio quasi ineluttabile tra due protagonisti della cultura popolare a stelle e strisce.
Questa pellicola, diretta dal montatore e tecnico del suono Walter Murch, qui alla sua unica e non eccezionale esperienza da regista, vuole sottrarsi a paragoni con quella di quasi cinquanta anni prima, divenuta ormai mitica; per questo motivo il film non si ispirata al romanzo “Il mago di Oz”, bensì a due romanzi successivi di Baum, molto meno noti, che costituiscono una sorta di seguito della celebre storia originaria.
Altra differenza fondamentale è data dal fatto che Murch non realizza un musical: questa scelta, sicuramente saggia per evitare confronti col capolavoro di Fleming, consente di girare una pellicola più aderente ai romanzi e più efficace nel riproporne la storia nei suoi vari passaggi.
Non essendo necessario impegnare la protagonista in balli e parti cantate, Stavolta Dorothy è interpretata da una bambina, l’esordiente Fairuza Balk, differenziandosi anche in questo col film degli anni trenta dove la parte della protagonista era affidata alla più matura Judy Garland, scelta dovuta alla necessità di valorizzare al meglio i balletti e le parti cantate del musical.
Nonostante il film si rifaccia a due romanzi successivi e quindi diversi rispetto al celebre capostipite della collezione letteraria, le storie sono tuttavia molto simili, presentando non pochi elementi in comune e scarsa originalità: anche in questo caso un ruolo fondamentale viene rivestito dal piccolo animaletto che la protagonista si porta dietro dal mondo reale; inoltre i compagni di avventura di Dorothy si richiamano palesemente ai tre arcinoti protagonisti del primo racconto (il più riuscito pare il buffo soldato meccanico Tik-Tok, che necessita continuamente di essere caricato come un vecchio orologio).
Ben evidenziato come i personaggi immaginari che popolano il magico mondo di Oz trovino dei riferimenti nel mondo reale, suggerendo in tal modo come questi secondi siano il frutto di suggestioni elaborate dalla fervida immaginazione della piccola protagonista.
Nel cast, oltre alla piccola Fairuza Balk, molto carina e piacevole, si ricordano Nicol Williamson nella parte del cattivo principale e Jean Marsh che interpreta l’immancabile perfida strega; c’è anche Piper Laurie nel ruolo della zia di Dorothy.
Buoni gli effetti speciali se contestualizzati alla metà degli anni ’80, periodo a cui risale la pellicola.
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