Torna la famiglia cannibale ma il vero mostro e il film
di Roberto Nepoti La Repubblica
La saga della famiglia cannibale concepita da Wes Craven ha avuto un destino stravagante. Il prototipo è un cult riconosciuto del genere splatter: alta macelleria, congiunta ad allusioni sulle mutazioni genetiche e i rischi del nucleare. Il sequel invece, rimasto inedito in Italia, fu un mezzo bidone. Analoga sorte è toccata ai rispettivi remake, che Wes ha prodotto negli ultimi due anni delegandone ad altri la direzione. Affidato al francese Alexandre Aja, il rifacimento della prima puntata era riuscito piuttosto bene; non si può dire lo stesso per Le colline hanno gli occhi 2, di cui l'antico maestro deIl’horror ha scritto la sceneggiatura assieme al figlio Jonathan. Più che di sceneggiatura, forse, converrebbe parlare di soggetto, tanto minimalista è la traccia narrativa. (un'unità militare bisex fresca di addestramento incontra la famiglia cannibale residente nel deserto del New Mexico) su cui il film articola massacri, squartamenti e stupri. I mostri, infatti ambiscono a perpetuare la specie. C'è da augurarsi invece - che la serie non partorisca altri mostriciattoli, tanto l'ultimogenito è povero d'inventiva; né basta a dargli una cifra la divisione in un torrido spazio "overground" e in un "underground" cupo e tenebroso. Se il tedesco Martin Weisz si sforza di rispettare le ragioni del “gore”, più che di spavento, provoca momenti di disgusto. Ma quel che disturba davvero sono le allusioni, gratuite e falsamente polemiche, ai guasti ambientali e alle guerre odierne.
Da La Repubblica, 18 maggio 2007
di Roberto Nepoti, 18 maggio 2007