HANNAH E LE SUE SORELLE (USA, 1986) di WOODY ALLEN. Con MIA FARROW, WOODY ALLEN, MICHAEL CAINE, BARBARA HERSHEY, DIANNE WIEST, CARRIE FISHER, LLOYD NOLAN, MAUREEN O'SULLIVAN, DANIEL STERN, MAX VON SYDOW, JOHN TURTURRO, RICHARD JENKINS
Hannah è la figlia primogenita di due attori teatrali, e ha seguito con uno strepitoso successo le orme del padre e della madre. È la colonna emotiva portante della sua famiglia e ha un felice matrimonio col consulente fiscale Elliot. Eppure la routine sentimentale porta il marito a dedicare le proprie attenzioni a Lee, sorella minore di Hannah, accompagnata ad un intellettuale scontroso, Frederick, col quale l’intesa sessuale e personale non va troppo bene. Tra i due cognati il rapporto clandestino funziona finché Elliot non ritorna sui suoi passi d’accordo anche con Lee, capendo quanto amore nutra ancora per la legittima moglie. Mickey è un soggettista televisivo terribilmente ipocondriaco, convinto di essere affetto da una malattia incurabile. Dopo un check-up completo dal quale risulta la sua totale sanità, precipita in una crisi esistenziale e prova a trovare un significato nella religione, convertendosi inutilmente prima al cattolicesimo e poi all’Hare Krishna. Quando poi in un pomeriggio sfiduciato vede al cinema La guerra lampo dei fratelli Marx, capisce che la vita va vissuta al meglio finché c’è la salute: ritrova il buonumore, riprende ad uscire con Holly, l’altra sorella di Hannah, la sposa e genera con lei un figlio. Holly, dal canto suo, è un’attrice frustrata, che vive all’ombra dei trionfi di Hannah nutrendo un’insidiosa invidia nei suoi confronti. Tenta con l’amica April di aprire un’agenzia di catering, ma l’impresa fallisce e, tanto più che un affascinante architetto riserva le sue attenzioni amorose ad April più che a lei, Holly si sente sempre più depressa. Ma le viene una nuova idea: scrivere un testo. Dopo un infruttuoso tentativo inflazionato da una scelta troppo vicina alla suscettibilità di Hannah, parla di qualcosa di nuovo e fa furore, ritrovando anche lei un equilibrio di prima qualità. La geometrica costruzione della più complessa commedia di Allen (dieci personaggi principali, più quarantuno secondari) fa riferimento a due triangoli che, compenetrandosi, convergono: Hannah (Farrow) che ha due sorelle (Hershey, Wiest) ed è stata sposata due volte (Allen, Caine). Il regista newyorkese tinge di dolceamaro un elogio alla famiglia che non ne lascia nascosta la trasparente pesantezza né gli oneri che comportano le relazioni interne, e si basa su una struttura seria, ma non solenne, nonché su un divertimento esplicito ma non buffo, stemperato da una vena di pathos energica e autosufficiente. L’ambiente borghese e il ceto intellettuale medio di New York fungono, come sempre, da sfondo credibilissimo per la messa in scena delle nevrosi dei personaggi, tanto implacabili quanto più fuoriesce l’entusiasmo per superarle con molta buona forza d’animo. Ancora una volta emerge il discorso dell’arte come antidoto agli insani moti del cervello: effettuare esperienze artistiche viene letto come una profonda via di guarigione dalla monotonia sfibrante dell’alienazione postmoderna. Uno dei più grandi successi al botteghino di Woody, e uno dei suoi più brillanti tiri in porta senza l’impiego di manicheismi, lentezze narrative o inutili retoriche. Fotografia di Carlo Di Palma. Oscar a Caine, attore non protagonista, e alla Wiest, attrice non protagonista.
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