paolp78
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mercoledì 17 luglio 2024
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affascinante, malinconico e stiloso, ma noioso
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Melodramma malinconico, molto elegante e raffinato, che racconta la storia vera dell’ultima donna giustiziata per impiccagione nel Regno Unito.
Il film diretto dall’inglese Mike Newell, alla sua terza opera, si distingue per l’eleganza formale, che non viene intaccata nelle parti in cui si dedica alla descrizione di ambienti degradati, bensì esaltata; ulteriore pregio è altresì trovato nella cura minuziosa dei dettagli: questi due elementi costituiscono la principale cifra stilistica dell’opera.
La storia viene introdotta in modo accattivante, riuscendo a catturare l’attenzione e l’interesse dello spettatore, ma questo buon inizio non regge alla distanza; come spesso avviene per le opere tratte da storie vere, mancano risvolti sorprendenti, che possano avere effetto sul pubblico; la sceneggiatura seppur buona, non riesce a impedire alla narrazione di divenire monotona e ripetitiva.
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Melodramma malinconico, molto elegante e raffinato, che racconta la storia vera dell’ultima donna giustiziata per impiccagione nel Regno Unito.
Il film diretto dall’inglese Mike Newell, alla sua terza opera, si distingue per l’eleganza formale, che non viene intaccata nelle parti in cui si dedica alla descrizione di ambienti degradati, bensì esaltata; ulteriore pregio è altresì trovato nella cura minuziosa dei dettagli: questi due elementi costituiscono la principale cifra stilistica dell’opera.
La storia viene introdotta in modo accattivante, riuscendo a catturare l’attenzione e l’interesse dello spettatore, ma questo buon inizio non regge alla distanza; come spesso avviene per le opere tratte da storie vere, mancano risvolti sorprendenti, che possano avere effetto sul pubblico; la sceneggiatura seppur buona, non riesce a impedire alla narrazione di divenire monotona e ripetitiva.
Il risvolto malinconico e drammatico della storia appesantisce inevitabilmente la pellicola, che pur si mantiene apprezzabilissima sul piano formale, facendosi ammirare sino in fondo per l’accuratezza della messa in scena.
L’unica sorpresa che offre la storia, viene relegata nel finale, che è costruito da Newell in modo coerente rispetto allo stile di tutta la pellicola, ma proprio per questo si dimostra incapace di esercitare un reale effetto rivitalizzante sull’opera.
Nel cast figurano tre bravissimi interpreti nei tre ruoli principali. La protagonista femminile, che è anche il ruolo più importante della pellicola, viene assegnato a Miranda Richardson, che al suo esordio sul grande schermo, si rende autrice di un’interpretazione maiuscola, molto intensa ed emotivamente impegnativa. Nei due ruoli maschili ci sono Ian Holm e Rupert Everett, con il primo che risulta sicuramente quello autore della performance più apprezzabile sul piano tecnico-recitativo.
Molto ben riuscita l’ambientazione nell’Inghilterra degli anni ’50.
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