Anno | 1984 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 150 minuti |
Al cinema | 3 sale cinematografiche |
Regia di | Wim Wenders |
Attori | Harry Dean Stanton, Hunter Carson, Justin Hogg, Nastassja Kinski, Dean Stockwell Aurore Clément, John Lurie, Bernhard Wicki, Tom Farrell, Sam Berry, Claresie Mobley, Socorro Valdez, Edward Fayton, Jeni Vici, Sally Norvell, Sharon Menzel, The Mydollis, Viva, The Mydolls, Sam Shepard, Brandy Tipton. |
Uscita | lunedì 4 novembre 2024 |
Tag | Da vedere 1984 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna, CG Entertainment |
MYmonetro | 3,36 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 30 ottobre 2024
Travis (Stanton) ricompare dopo quattro anni di volontario isolamento e cerca di ricostruire i rapporti col figlioletto che quasi non conosce e con la moglie (Kinski) della quale ha completamente perso le tracce. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai David di Donatello, ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office Paris, Texas ha incassato 78,2 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Travis viene ritrovato dal fratello Walt dopo una lunga assenza e ricondotto a Los Angeles. Qui rivede il figlio Alex che vive con gli zii dopo la separazione dei genitori. Inizialmente i due fanno fatica a comunicare ma poi la situazione cambia fino al punto di decidere di andare insieme a cercare la madre e moglie Jane a Houston. Lì Travis scoprirà che la donna lavora in un peep-show.
L'incontro tra Wim Wenders e Sam Shepard, sceneggiatore e attore, permette al regista di trovare l'occasione per confrontarsi con due elementi per lui importanti. Da un lato gli offre l'occasione per girare un film negli Usa libero dalle pressioni che gli erano state imposte per Hammett e dall'altro gli consente un'ulteriore esplorazione della tematica del viaggio inteso come ricerca di se stessi.
L'on the road americano viene riletto, e in qualche misura superato, fin dalla prima inquadratura (da antologia del cinema d'autore) in cui veniamo a conoscere il protagonista come un uomo che percorre quasi senza una meta precisa una distesa sassosa e arida. Lo stesso titolo accosta e al contempo separa con una virgola il nome di una grande capitale europea (individuato in una cittadina degli States in cui Travis ha acquistato un terreno per corrispondenza) e uno degli stati con cui il cinema ha identificato gli Usa: il Texas.
Wenders compie poi un ulteriore passaggio che si rivela determinante per la sua concezione di cinema. Come egli stesso ebbe a dichiarare: "Tutti i miei film precedenti, in realtà non credevano nella storia, nella trama: si basavano esclusivamente sui personaggi e sulle varie situazioni in cui essi si venivano a trovare (...) Questa volta, nonostante il finale sia completamente 'aperto', la trama ha una direzione precisa sin dal primo momento".
Wenders racconta una storia di amori (paterno, filiale, coniugale) con tutte le loro difficoltà, con dei vetri a separare gli individui ma anche con un forte desiderio di ritrovarsi. Per poi magari riprendere un percorso interiore a cui gli altri non hanno accesso. La fotografia di Robby Müller e la chitarra tormentata di Ry Cooder contribuiscono in modo determinante alla riuscita del film che vinse la Palma d'Oro a Cannes.
PARIS, TEXAS disponibile in DVD o BluRay |
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Dopo il trionfo alla mostra di venezia con LO STATO DELLE COSE,Wim Wenders (l'amico americano,falso movimento,lampi sull'acqua) dirige il suo capolavoro:PARIS TEXAS.Nel deserto roccioso e minaccioso del Texas ,un uomo si aggira alla ricerca d'acqua,e viene soccorso da un signore che lo rimettera' in contatto con il fratello grazie ad un biglietto da visita.
Ottimo road movie. Wenders in questo caso crea un film che ha poco a che fare con la sua produzione precedente. L'influenza holliwoodiana si avverte in modo preponderante. Il mito della produzione indipendente, del regista-autore che crea il capolavoro al di fuori delle logiche industriali è lontano ormai per il regista. Si possono riscontrare, in effetti, tutti gli ingredienti che generalmente [...] Vai alla recensione »
fotografia, ambientazioni e colonna sonora desert style salvano il savabile di una pellicola estremamente noiosa ed artefatta, lento, prolisso, ripetitivo, con un alone di sfiga che aleggia costante
il film, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 1984, l’ho trovato lento, noioso e con dialoghi privi di pathos. Un uomo (Travis) sposato con Jane (Nastassja Kinki) e con un figlio di 4 anni (Hunter) all’improvviso scompare nel nulla e abbandona il tetto coniugale (si scoprirà essere una roulotte). Durante tutta la lunga durata della pellicola non viene assolutamente [...] Vai alla recensione »
Avrò visto questo film una decina di volte ed ogni volta l'unico aggettivo che mi viene in mente è: CAPOLAVORO. Formalmente perfetto, con una fotografia sconvolgente e che lascia a bocca aperta, con paesaggi da urlo ed una colonna sonora di inimmaginabile bellezza e suggestione, il film ti colpisce nell'animo e ti sconvolge il cuore.
Un uomo viene ripescato da una clinica nel Texas, malandato e muto. Viene contattato suo fratello, che lo viene a prendere. La sua storia si svela lentamente: si chiama Trevis e quattro anni fa ha abbandonato suo figlio da suo fratello sposato, iniziando a vagabondare. Ma ritrovato il piccolo, decide di ritrovargli la madre. Secondo film americano per Wenders, scritto da Sam Shepard.
Esteticamente perfetto, "Paris, Texas" è un film intrigante ma più superficiale di quel che promette e pretende. Bravissimi gli attori.
Diciamoci la verità Wenders è uno di quei registi piuttosto cazzoni, quelli che la menano con la poesia a tutti i costi, con l'alto intellettualismo, quelli che con un peto ci fanno un film di 2 ore e mezza...premessa fatta, devo dire che questo è un bel film, bravi gli attori, bellissima fotografia, belle inquadrature e buona storia, chi dice che la sceneggiatura poteva esser meglio ha ragione ma [...] Vai alla recensione »
Tutti ad applaudire. Si può denigrare un film del grande maestro Wenders? Sarebbe un capolavoro assoluto se fosse un corto della durata di 30 minuti e anche meno. Per il resto è mortalmente noioso e lentissimo. Riprese,tante, che non vogliono significare niente. L'ho visto tutto, a puntate, solo per la curiosità di sapere come andava a finire. Me ne sono pentito.
Prendiamo Wim Wenders. Che significato ha la furia dei suoi ammiratori, la claque spontanea che lo accompagna? E l'adesione, ormai non più meditata, emotiva, istintiva verso un mondo poetico che ha creato di storia in storia il suo incanto compiuto e tuttavia sempre rinnovato. Da Alice nelle città a Nel corso del tempo, da Falso movimento all' Amico americano, a Nick's Movie, ad Hammett c'è un curioso [...] Vai alla recensione »