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Giovane operaio di un mattatoio uccide, con un colpo di pistola, un ricco uomo d'affari che qualche anno prima, ubriaco, aveva causato la morte della sua ragazza in un incidente stradale riuscendo a farla franca. La polizia è presto sulle sue tracce ma egli scaltramente fa ricadere i sospetti su un alcolista senzatetto. L'interesse per una giovane testimone del delitto lo farà ricredere.Il protagonista di questa vicenda ha un atteggiamento ondivago.Egli da un lato dissemina gli indizi della sua colpevolezza e dall'altro cerca istintivamente di sottrarsi alle 'attenzioni' degli inquirenti tentando una inutile fuga dalla Legge e da se stesso.La misura della sua umanità assume le sembianze della ragazza che dapprima lo scagiona per poi indurlo a costituirsi. Quello di Kaurismaki è un universo raggelato abitato da burattini guidati dai fili invisibili di un Dio capriccioso e vacuo: il caso. Il linguaggio cinematografico è scarno con l'assenza quasi completa delle psicologie ed una fotografia fredda e statica che lasciano sgomenti e angosciati.Le labili tracce di sentimenti e di passioni balenano talvolta dalla freddezza di sguardi scandinavi che si incrociano e si intersecano restituendoci una umanità smarrita e alienata. Dialoghi essenziali e rari contrappunti musicali restituiscono un'atmosfera di straniamento e di lentezza quasi insostenibili. Finale amarissimo di sconsolato nichilismo.
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