Stefano Reggiani
Da dove avrà ricavato l'ottimo esordiente Greenaway il soggetto dei suoi «misteri»? Da un manoscritto rinvenuto alla fine dell'Ottocento in un maniero inglese? Dal taccuino vendicativo di un suo antenato cattolico? No, l'ha preso nella sua testa, forse giocando a fare l'inglese come se fosse un letterato europeo un poco manierista. Si capisce che il tema (l'ambiguità del reale e la sudditanza dell'artista) è molto moderno, nasce in un'immaginazione che ha già conosciuto Losey, Kubrick e Antonioni, oltre ad aver frequentato la grande pittura di Inghilterra e del continente. [...]
di Stefano Reggiani, articolo completo (2192 caratteri spazi inclusi) su 27 novembre 1983