In una comunità di Ittiti (tipo Amish), confinante con una fattoria, avvengono strani omicidi. Il figlio del capo della comunità ha rinunciato alla sua fede per una donne, quindi gli abitanti della setta attribuiscono i delitti ad Incubus, un demone che evocato dai sogni delle donne peccatrici.
Al terzo film per il cinema il regista fa i conti con la sua educazione battista, spostando l'azione il un villaggio rurale e integralista, che non accetta la modernità e vede l'istruzione al di fuori del villaggio come pericolosa. Il figlio del capo degli Ittiti (Isaiah, interpretato da Ernest Borgnine) è infatti entrato in conflitto con la famiglia inizialmente perché ha frequentato l'università; è stato poi esiliato per aver ceduto al richiamo della carne, sposando una donna estranea alla comunità. Alla misoginia di questo pensiero estremista, Craven contrappone delle figure femminili molto forti e, il più delle volte, positive, contrapposte a figure maschili negative o deboli, come William (Michael Berryman), il figlio ritardato di Isaiah che si lascia circuire anche da dei bambini.
Il film è costruito come un thriller, con alcune scene oniriche che introducono l'elemento soprannaturale, ma Craven è abile a lasciare il dubbio fino alla fine, concludendo con una scena visivamente suggestiva e spiazzante.
Menzione speciale anche all'ambientazione, fatta di spazi ampi di campagna, ma che all'occorrenza risulta estremamente claustrofobica. La produzione, piuttosto alta rispetto ai film precedenti, ha permesso al regista di curare meglio i dettagli, ma anche di tenere a freno gli aspetti più scioccanti. Craven ha quindi deciso di concentrarsi di più sulla costruzione della suspance, creando una sensazione di pericolo costante.
Se vogliamo trovare un difetto al film è sicuramente il ritmo, discontinuo e un po' annacquato nella parte centrale.
Curiosità: le musiche sono del futuro premio Oscar James Horner; nel cast si distingue la ventitreenne Sharon Stone.
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