Tutti defunti... tranne i morti

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Un film di Pupi Avati. Con Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Francesca Marciano, Valentino Macchi, Bob Tonelli.
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Giallo, durata 105 min. - Italia 1977. MYMONETRO Tutti defunti... tranne i morti * * * - - valutazione media: 3,34 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Sinistre risate Valutazione 5 stelle su cinque

di Movieman


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mercoledì 6 maggio 2020

Ci sono due reazioni molto difficili da suscitare nello spettatore: il brivido della paura e la risata. Pupi Avati, dopo aver dimostrato, con "La casa dalle finestre che ridono", di saper magnificamente gestire i meccanismi che generano paura e tensione in maniera molto personale, tentò di fare un passo ancora più azzardato e, per quell'epoca, originalissimo: inventare, insieme agli sceneggiatori, dei personaggi decisamente grotteschi (anzi, molto sopra le righe), inserirli in un meccanismo classico del "giallo" (un gruppo di personaggi costretti a muoversi in un ambiente circoscritto e minacciati da un assassino misterioso) e immergere il tutto in una lugubre atmosfera gotica. Anzi, l'atmosfera non è soltanto gotica: è anche padana ed è in questo aspetto del film che si riconosce maggiormente  uno dei marchi inconfondibili di questo regista.  
La storia parte, dunque, uno spunto tradizionale ma quello che sorprende è la disinvoltura con la quale tutti, dagli sceneggiatori agli interpreti, la dirigono verso la comicità surreale e demenziale con esiti felici, non disdegnando comunque tocchi e momenti anche macabri (l'umorismo nero è un'altra caratteristica pregnante del cinema di Pupi Avati). Questo film segna, comunque, l'inizio di una lunga e felice collaborazione fra Pupi Avati e Carlo Delle Piane, che ebbe qui l'occasione di mettere bene in mostra le sue doti di attore comico, riuscendoci anche molto bene.
Qui assistiamo alla disavventura del povero Dante (Delle Piane, appunto) che è costretto a recarsi all'isolato castello dei marchesi Zanotti per vendere un libro in cui è inscritta una misteriosa frase  (una via di mezzo fra l'indovinello e la profezia) riguardante proprio questa famiglia di "nobili". Una volta giunto nel sinistro maniero, Dante apprende che tutta la famiglia è in lutto per la recente morte del marchese, il capofamiglia Ignazio. Tutti i personaggi che compongono questa famiglia di nobili si rivelano psicologicamente ben oltre i limiti del grottesco e nemmeno i camerieri sfuggono alla regola. Dante si ritrova costretto, suo malgrado, a rimanere nel castello e, come se non bastasse, un assassino misterioso comincia ad uccidere ad uno ad uno tutti i personaggi, con metodi ovviamente surreali e ridicoli. Dante, che ha un'attrazione per Ilaria, la figlia del marchese (una incantevole Francesca Marciano), assolda un investigatore privato, Martini,per trovare il colpevole. Ma l'investigatore si rivela più fuori di testa di tutti gli altri, privo perfino della logica più elementare. Come se non bastasse, il gruppetto si ritroverà ancora più isolato e in balìa del feroce assassino.
"Tutti defunti ... tranne i morti" è, forse, uno dei film più originali e folli di Avati perché riesce a mescolare nel suo calderone una grande padronanza del comico e del grottesco, colpi di scena per nulla scontati, la parodia  dei meccanismi di un intero filone ( ad essere preso di mira è il giallo "argentiano" e la parodia diventa evidente nelle sequenze in cui l'assassino, non a caso una figura vestita di nero,  si esprime con una vocina decisamente ridicola ), trasformando perfino le morti violente dei vari personaggi in gag da cartone animato. Tutto questo lo fa, comunque, senza neanche farsi mancare momenti di autentica tensione e perfino di paura: il castello e i suoi interni, grazie allo splendido lavoro del direttore della fotografia, sono una cornice perfetta e gli angoli più bui sono sempre sinistri, mentre la colonna sonora di Amedeo Tommasi riesce a coniugare felicemente i momenti più comici con quelli più tesi ( ma dove lo sghignazzo è sempre dietro l'angolo ). Un apporto fondamentale lo danno, infine, gli attori, tutti bravissimi nel mettere, ancora oggi, a dura prova i muscoli facciali dello spettatore: dal compianto Bob Tonelli (Ariano) a Michele Mirabella (Buster), dal già citato Delle Piane a Giulio Pizzirani (il maggiordomo). Ma il migliore è Gianni Cavina nel ruolo del folle Martini, vetta comica di un film che non ci chiede altro di accomodarci sulla poltrona e di lasciarci immergere dentro il suo mondo di divertentissima e liberatoria follia.

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