Shock |
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Un film di Mario Bava.
Con John Steiner, Ivan Rassimov, Daria Nicolodi, David Colin Jr.
Horror,
durata 97 min.
- Italia 1977.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shock
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Horror psicologico da manualedi LucaGuarFeedback: 5531 | altri commenti e recensioni di LucaGuar |
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venerdì 15 novembre 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mai un film ha avuto un titolo così azzeccato rispetto al suo contenuto: Schock. Alla fine della sua carriera, il maestro Bava viene convinto dall'emergente figlio Lamberto a girare questo film, in realtà scritto ai tempi di "Reazione a cartena" da Dardano Sacchetti e Franco Barbieri. E' a mio avviso difficile comprendere il motivo per il quale questo film sia così poco noto al grande pubblico italiano, anche se in realtà non sorprende se si considera il trattamento che Bava ha sempre avuto all'interno dei nostri confini. "Schock" è un horror di un'intensità incredibile, tiene lo spettatore incollato allo schermo dall'inizio alla fine; la sceneggiatura regge piuttosto bene, molto meglio che nei due film precedenti di Bava, la fotografia è un po' rinnovata rispetto allo stile abituale di Mario Bava, più luminosa e meno "effettata" soprattutto nelle luci, che appaiono più naturali, e l'ambientazione non è affatto lugubre ma in contrasto con l'angosciante e terrificante vicenda raccontata, che sembra quasi kubrikiana ante litteram. Dora e Bruno tornano a vivere nella casa dove la donna, che ha un figlioletto di nome Marco, viveva con il precedente marito Carlo, che è morto suicida per problemi di droga. Il piccolo Marco inizia come a sentire una presenza nella casa e a comportarsi in modo strano, che angoscia molto la madre, già vittima in passato di una grave forma depressiva, acuitasi dopo la morte del marito. Il compagno attuale di Dora, tuttavia, è molto scettico sulle strane vicende raccontate dalla moglie e crede che siano tutti effetti di un ritorno dei suoi gravi disturbi mentali. La vicenda è poi un climax continuo ed ininterrotto di eventi sempre più disturbanti, fino alla scena in cui Bruno confessa che in realtà era stata proprio Dora a uccidere il marito in un raptus di follia, evento poi cancellato dalla sua memoria grazie al meccanismo della rimozione. Bruno racconta che, per difenderla e farle evitare il manicomio o il carcere, avrebbe poi occultato il cadavere dietro un muro in cantina, convincendola a tornare nella casa per non far trovare il cadavere alla polizia. Ormai completamente fuori di sè dalla paura e dall'angoscia, Dora uccide anche Bruno con un piccone: il piccolo Marco rimane solo nella casa in "compagnia" del fantasma del padre defunto.
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