L'inquilino del terzo piano |
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Un film di Roman Polanski.
Con Isabelle Adjani, Melvyn Douglas, Bernard Fresson, Roman Polanski, Jo Van Fleet.
continua»
Titolo originale Le locataire.
Commedia,
durata 125 min.
- Francia 1976.
MYMONETRO
L'inquilino del terzo piano
valutazione media:
3,80
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Delirio mentale paranoico...di chrissFeedback: 41524 | altri commenti e recensioni di chriss |
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giovedì 9 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Prendete un uomo qualunque: Trelkovski, per esempio. Un tipo così fa proprio al caso nostro. Di lui sappiamo tutto: modesto impiegato polacco, naturalizzato francese, in cerca di un appartamento a Parigi. Quest' uomo di mezza età ha tutte le caratteristiche di una personalità fragilissima. Mettetelo dentro un palazzo abitato da vicini grotteschi ed assillanti; rinchiudetelo, per buona parte del suo tempo, dentro 'la fogna che ha affittato' per parecchi franchi. Ora aggiungete un dramma sociale: Simone Choule. Questa ragazza, che prima abitava proprio lì, si è da poco gettata dal terzo piano per motivi affettivi od instabilità mentale. Agitate, ma non mescolate il tutto ed ecco che avrete quello che io chiamo, molto ingenuamente, un delirio mentale paranoico (lo chiamo così per il fatto che non sono un esperto di malattie mentali). 'Ho detto agitate e non mescolate' per un motivo: i fatti del film vanno analizzati separatamente e non tutti insieme. Io credo che Trelkovski soffrisse di schizofrenia paranoide. Ci sono diverse scene incontestabili che lo provano. La scena della Chiesa (il sacerdote si burla della defunta Simone) è un' allucinazione visiva che dimostra già che Trelkovski ha un quadro clinico alterato. La seconda scena avviene sul letto di Stella. Trelkovski dice: "Me e la mia testa, me ed il mio corpo; che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". Rileggete: " Che diritto ha la mia testa di chiamarsi me?". Questo strano fenomeno si chiama dissociazione mentale o disgregazione del proprio io. Per Trelkovski ogni parte del suo corpo diventa un organo a sé stante, non più facente parte della sua persona (del suo io). La terza scena capita quando, affacciato alla finestra, vede gli operai che riparano la vetrata sottostante. Dice: "E' per me!" Trelkovski ci sta già dicendo (siamo solo a metà film) che si getterà da questo maledetto terzo piano, proprio come Simone Choule. La quarta scena succede dalla finestra del bagno. Trelkovski si vede riflesso nel suo appartamento: questo dimostra che è avvenuto uno sdoppiamento di personalità. La quinta scena, che inizialmente mi aveva ingannato, la chiamerò 'delirio'. E' molto importante, perché rappresenta il fatidico colpo di grazia. Trelkovski, vestito da Simone Choule, viene assalito da una mano alla finestra. La mano c' è e pure la ferita che si ritrova sul braccio il giorno dopo. La mano, in realtà, è il frutto del suo fantasticare. Forse si sarà tagliato da solo immaginando che ci fosse una mano. Se ci fate caso, proprio qualche momento prima, aveva visto gli inquilini che torturavano la signora con la bambina. Anche il dente che perde e che poi, il giorno dopo si ritrova in bocca, è il frutto di un delirio. Così come gli inquilini affacciati dalle finestre che lo esortano a gettarsi o il pallone e la testa che volano. Attenzione, però, a non confondere il delirio con l' allucinazione. Le allucinazioni (il prete in Chiesa, la signora che lo strozza o i volti dei vicini che si deformano) si verificano quando è ancora lucido e non vestito da Simone. I vicini di casa, l' appartamento con il suo dramma (il suicidio di Simone Choule) e la stessa Stella non fanno altro che scatenare la malattia già presente nel suo corpo: sono, cioè, solo dei pretesti. I vicini che lo tormentano per i rumori non sono dei mostri come vuol farci credere. Tutto sommato sono solo vecchi un pò fissati. A quell' età, probabilmente, ci diventeremo tutti un pò assillanti. Non proprio così, ma insomma. A chi non piacerebbe star tranquilli la notte? O dormire in santa pace? PS. I vicini di casa che si deformano (che si trasformano in altre facce) sono solo il riflesso della sua immaginazione e personalità malata. I geroglifici, invece, sono elementi fuorvianti, inseriti cioè per depistarci. Ora che penso di aver trovato la soluzione, spero sia finito il mio incubo-Trelkovski. Capolavoro immane. Christian Palmieri...
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