Il corsaro nero

Un film può essere giudicato in due modi diversi. Nel primo caso si applicano (o meglio si cerca di applicare) quelle che sono le regole non scritte della critica, valutandone il valore artistico, la qualità, la costruzione della storia etc. e cercando di fornire a chi legge un resoconto "oggettivo" (naturalmente presentando anche quelle che sono le valutazioni personali di chi scrive). Oppure si può fare largo alle emozioni, a ciò che quel film ci ha trasmesso quando lo abbiamo visto. E' chiaro che in questo secondo caso l'aspetto personale di chi redige la critica prevale su quella che possiamo definire una valutazione oggettiva. Questa introduzione per spiegare le quattro stelle che ho attribuito a questo film che mi ha fatto sognare quando ero un ragazzino. E' vero la storia non è mostruosamente originale, lo sviluppo della trama è quello dei film di avventura del periodo, il regista sfrutta al meglio elementi che gli derivavano dal successo del Sandokan televisivo (da cui provengono i due protagonisti) ma l'ambientazione esotica è affascinante così come l'alone romantico che avvolge i personaggi. Il Corsaro Nero è bello e maledetto come bella e maledetta è Honorata, il primo per lo scellerato patto col Diavolo la seconda per essere la figlia di Wan Guld (un cattivo che più cattivo non si può, come lo era Lord Brooke/Adolfo Celi). E tutti noi lì a trepidare e a commuoverci quando Carmaux dice a Van Stiller "Guarda! Il Corsaro Nero piange". E poi la musica ritmata (hombres del mar) e il sole che tramontava tra le onde di un mare cristallino..... non ero più in un cinema di provincia ma tra i pirati dei caraibi, lasciatemelo dire molto più accattivanti e reali di quelli dei recenti blockbuster.