Profondo rosso |
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Un film di Dario Argento.
Con David Hemmings, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni.
continua»
Giallo,
durata 123 min.
- Italia 1975.
- Cinecittà Luce
uscita martedì 20 agosto 2024.
- VM 14 -
MYMONETRO
Profondo rosso
valutazione media:
4,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il giallo più importante di Argento Giovanni Morandi Giovanni MorandiFeedback: 13541 | altri commenti e recensioni di Giovanni Morandi |
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martedì 1 novembre 2022 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Marc (David Hemmings) suona il pianoforte ed è insegnante musica a Roma, e una sera va a trovare in un bar l'amico Carlo (Gabriele Lavia) anche lui, parzialmente alcolizzato, fa il pianista in quel locale.
Quando escono, per una pausa, Marc sente delle urla provenienti da un appartamento vicino.
In quell'appartamento, infatti si verifica il primo assassinio di una sensitiva una certa Helga, che nel pomeriggio aveva tenuto una conferenza di medium, durante la quale, aveva percepito tra il pubblico in sala una" presenza malefica", preceduta da una canzoncina strana, infantile, che cerca di descrivere al collega Giordani.
Marc, interrogato dalla Polizia, dato che si era precipitato nell'appartamento del delitto, sostiene di aver visto qualcosa di strano, forse, un quadr Gianna, (Daria Nicolodi) una reporter di nera, con la quale farà amicizia.
Una sera mentre suona
pianoforte, l'assassino riesce a entrare in casa sua. Marc avverte la sua presenza sentendo la stessa canzoncina che aveva preceduto la morte di Helga, sta per essere aggredito, ma una telefonata di Gianna gli permette di barricarsi nella sala approfittando dell'effetto sorpresa. Il killer fugge, non prima di averlo minacciato di morte.
Il giorno seguente, Giordani dichiara che si tratta probabilmente di un paziente schizofrenico, che si serve della nenia per ricreare il clima di un precedente omicidio. Il brano tra l'altro avrebbe un collegamento con la leggenda della villa del bambino urlante, come riportato nel saggio "Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna". Attraverso il libro, Marc risale all'autrice Amanda Righetti, ma l'assassino, che sembra spiare i suoi movimenti, la rintraccia prima di lui. La sventurata scrittrice viene brutalmente assassinata in casa sua e il suo volto è stato ustionato nell'acqua bollente della vasca da bagno. Marc troverà il cadavere qualche ora dopo. Avvertita Gianna, inizia a temere che si possa sospettare di lui e lei gli consiglia di scappare, ma lui non ne vuole sapere e tra il pianista e la giornalista inizia a nascere qualcosa. Marc avverte Giordani, che il giorno successivo, in un sopralluogo sulla scena, riesce con un'intuizione a ricostruire la dinamica della morte di Amanda: prima di morire, la donna aveva scritto sul muro il nome di chi l'aveva uccisa sfruttando il vapore prodotto dall'acqua calda.
Ma anche Giordani viene barbaramente ucciso.
Marc riesce a rintracciare la villa della leggenda, disabitata da molti anni,è introdotto dentro, sembra di non trovare niente, ma, osservando meglio una foto della villa, nota che una finestra è stata murata. Cerca di avvisare Carlo e lascia un messaggio a Gianna e si reca nuovamente nell'inquietante struttura, abbattendo a colpi di piccone un muro e scoprendo una stanza segreta dove giace un corpo mummificato. Sconvolto, Marc indietreggia e viene tramortito. Quando si risveglia è all'esterno, Gianna è al suo capezzale mentre la residenza è in fiamme. Recatisi in casa del custode, i due notano un disegno identico a quello nella villa eseguito dalla figlia, la quale confida di essersi ispirata a un altro, rinvenuto nell'archivio della sua scuola. Giunti sul posto, Gianna decide di avvertire la polizia dopo aver sentito un rumore, ma viene chiamata da una voce. Quando Marc la va a cercare scopre che è stata pugnalata. Marc però ha capito chi è l'autore del disegno, risalente al 1950: Carlo, allora bambino. Questi gli si presenta finalmente e gli punta una pistola, rinfacciandogli di non avergli dato retta quando gli aveva detto di scappare, così ora è costretto a ucciderlo, pur volendogli bene. L'arrivo delle forze dell'ordine mette in fuga il giovane, ma una volta in strada questi muore brutalmente, investito da un'auto, dopo essere stato trascinato per diversi metri da un camion.Dopo aver saputo che Gianna è fuori pericolo nonostante la coltellata, Marc torna a casa: camminando per la piazza si rende conto dell'estraneità di Carlo durante l'omicidio della sensitiva, in quanto si trovava con lui in quel momento. Gli tornano in mente le parole dell'amico riguardo al quadro scomparso, sicché torna sulla scena del delitto, per rendersi conto che non c'è mai stato un quadro in quel punto, ma uno specchio, e che quello che aveva visto era il volto dell'assassino, ovvero l'anziana madre di Carlo, che lo ha seguito e appare davanti a lui per ucciderlo e vendicare la morte del figlio. Ella, malata di mente, aveva assassinato suo marito, che voleva riportarla in clinica contro la sua volontà, davanti a suo figlio piccolo, nascondendo il cadavere nella villa. Carlo, traumatizzato, l'aveva coperta in tutti quegli anni e realizzato dei disegni raffiguranti il delitto. Marc tenta la fuga, ma viene raggiunto e ferito alla spalla dalla donna con una mannaia. Durante la colluttazione, il medaglione di lei s'impiglia nell'inferriata dell'ascensore. L'uomo sanguinante preme il pulsante di rimando e la cabina, tirando con sé la collana, decapita la donna, ponendo fine alla catena degli efferati omicidi.
L'ultimo fotogramma, su cui parte la sigla di coda, mostra l'immagine di uno sgomento Marc riflessa nella pozza di sangue conseguente alla decapitazione della donna.
Il film segna il passaggio tra la fase thriller del regista, iniziata con L'uccello dalle piume di cristallo (1970) e quella horror intrapresa con Suspiria (1977). Inizialmente il ruolo di Marc doveva essere assegnato a Lino Capolicchio, che rifiutò in seguito a un incidente automobilistico che lo bloccò in una lunga convalescenza.
Le mani dell'assassino, coperte dai guanti, sono in realtà le mani di Dario Argento. Nella scena in cui Marc chiama Gianna dal bar, lei si trova nella redazione del giornale e ferma una comparsa per prendere appunti: si tratta di Fabio Pignatelli, bassista della band dei Goblin che ha firmato la colonna sonora del film.
Per i 25 anni dall'uscita del film nei nelle sale italiane, Dario Argento e il gruppo dei Daemonia realizzarono un cortometraggio ispirato alla pellicola (2000). Il film è stato adattato a musical teatrale, con la supervisione artistica di Argento, musicato da Claudio Simonetti e diretto da Marco Calindri (2007).
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