Romanzo popolare

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Un film di Mario Monicelli. Con Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Michele Placido, Pippo Starnazza, Alvaro Vitali.
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Commedia, durata 110 min. - Italia 1974. MYMONETRO Romanzo popolare * * * 1/2 - valutazione media: 3,57 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

In toni nazional-popolari, un bel film simpatico. Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


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giovedì 9 aprile 2015

ROMANZO POPOLARE (IT, 1974) diretto da MARIO MONICELLI. Interpretato da UGO TOGNAZZI, ORNELLA MUTI, MICHELE PLACIDO, PIPPO STARNAZZI, NICOLINA PAPETTI, VINCENZO CROCITTI, ALVARO VITALI
Giulio Basletti è un operaio metalmeccanico milanese che rinuncia alle sue velleità da scapolo per sposare Vincenzina Rotunno, ragazza del sud molto più giovane di lui, con la quale si sistema in un palazzone delle case popolari, e all’interno del quale nasce il loro unico figlio, Ciccio. Aperto e moderno a parole ma in realtà bigotto e tiranneggiante, Giulio scaccia la moglie di casa quando scopre che sta tessendo una tresca amorosa con Giovanni Pizzullo, poliziotto meridionale che è entrato nella vita dell’operaio socialmente impegnato e dei suoi amici dopo esser stato colpito da Salvatore Armetta, compagno di Giulio, alla testa con un oggetto contundente. Attirando a sé l’antipatia del giovane agente di polizia e i ridenti e beffardi comportamenti dei suoi conoscenti, Giulio si chiude in un vortice di solitudine e amarezza che prima gli fa tentare il suicidio e poi lo spinge a vendicarsi della consorte traditrice e del suo concubino. Ma Vincenzina decide di scappare e di lasciarsi alle spalle entrambi gli uomini da cui è stata irrimediabilmente delusa. Passano gli anni e ognuno dei tre protagonisti di questa storia riesce a ritagliarsi nel suo piccolo un soddisfacente angolo di tranquillità e contentezza, sebbene le loro strade non si intersechino più fra loro. Monicelli ha cercato di dipingere, con graffi satirici e arguzia accorta, la società italiana di metà anni 1970 con le tinte fosche che abbracciano soprattutto due livelli narrativi fondamentali: la lotta dei sindacati per i diritti dei lavoratori del settore secondario e l’emancipazione femminile. Il primo è analizzato specialmente grazie alle figure di contorno, che ruotano attorno ad un Tognazzi più scatenato e in vena di sberleffi che mai come una compagine nutrita e organizzata di comprimari che inseguono semplicemente un sogno pratico e tangibile, quello della libera professione che si addice a un qualunque mestierante onesto e integro. Il secondo argomento ovviamente fa perno soprattutto sulla diciannovenne O. Muti, e sul suo desiderio di affermazione condito da una ricerca dell’uomo giusto attraverso il percorso tracciato per lei dalle sue passioni, non soltanto o per forza amorose. Coadiuvato dai soliti (ma pur sempre eccellenti) Age & Scarpelli alla sceneggiatura, Monicelli ritrae uno spaccato di vita quotidiana col sapore agrodolce di una biografia accorata e inveterata perfettamente in grado di animare un racconto che, dietro le apparenze di una normale commedia all’italiana, cela un ben più profondo discorso etico-sociale che tocca picchi romanzeschi atti a veicolare significati inerenti alla voglia di emergere e all’umanità che spesso le persone comuni tradiscono per meschini interessi, proprio come fa Giulio quando accantona la vita da single per lanciarsi in un’esperienza matrimoniale che poi non lo soddisferà mai appieno. Un trio di protagonisti molto affiatato e variegato: Tognazzi istrionico, Muti invereconda, Placido sardonico. La recitazione degli interpreti principali è sempre stata uno dei punti chiave nei film di Monicelli (1915-2010), e anche questa volta il grandioso maestro di un’indimenticabile stagione del cinema nostrano non ha smentito le sue abituali direttive, fornendo agli attori diretti ogni singolo mezzo per conquistarsi uno spazio espressivo ben più che decente e regalare al pubblico personaggi di spessore e levatura morale certamente considerevoli. Uno dei maggiori successi nella stagione 1974-75. Musiche di Enzo Jannacci.

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