Lo specchio |
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Un film di Andrei Tarkovsky.
Con Anatoliy Solonitsyn, Alla Demidova, Yuriy Nazarov, Nikolaj Grinko, Armando Gutiérrez.
continua»
Titolo originale Zerkalo.
Drammatico,
durata 105 min.
- URSS 1974.
MYMONETRO
Lo specchio
valutazione media:
4,08
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il passato che non abbandonadi GreyhoundFeedback: 2909 | altri commenti e recensioni di Greyhound |
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martedì 26 aprile 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Con il suo quarto film il regista russo cambia nuovamente soggetto e vira fortemente su di una tematica piuttosto criptica, perlomeno nella modalità d’espressione. Lo spettatore si trova di fronte, infatti, la storia di un uomo e del rapporto intrecciato nel corso di tutta la sua vita con due donne. Donne che assumono la forma della madre e dell’ex moglie. Ciò che tuttavia lascia piuttosto basiti e permette di raggiungere un livello artistico e concettuale assai elevato è la modalità medesima con la quale il tutto viene mostrato: un mix di flashback, citazioni poetiche, voci fuoricampo, una spruzzata di eventi narrati al presente e immagini da cinegiornale rappresentanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale. In concreto, la storia si dipana tra il periodo che copre gli anni pre-conflitto e le decadi ‘60/’70, passando chiaramente per le annate della guerra, inserendo passaggi in cui s’incrociano diversi personaggi, sebbene nessuno dei molti sia effettivamente rilevante come quello della moglie/madre. Tale fatto è sottolineato in particolar modo dalla scelta di Tarkovskij di far interpretare entrambi i ruoli alla stessa attrice, in modo da lasciare, da una parte, lo spettatore spaesato su ciò che possa significare tale scelta (e più semplicemente farlo interrogare se le due siano realmente la medesima persona o sia un inganno della mente), mentre dall’altra proprio alfine di evidenziare come nella mente del protagonista (mai visto se non da bambino o in qualche frame verso la conclusione) le due figure siano sostanzialmente sovrapponibili. Lo specchio del titolo trova così una sua forma: riflettere l’immagine di una nell’altra. Questa pellicola è estremamente personale, in quanto risente molto della stessa esperienza di vita del regista (es. il rapporto con la madre, l’amore per la natura, nonché l’assenza del padre per molto tempo), e conseguentemente può essere considerata una sorta di conversazione con se stessi di fronte a uno specchio. Da ricordare come le poesie siano recitate dallo stesso padre del regista, il poeta Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij, e il personaggio interpretante la madre anziana non sia altro che la reale madre del regista. La scena finale è poi la summa di come nulla in questo film sia facilmente leggibile. Due soli aggettivi per definirlo quindi: ermetico e visionario.
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