parsifal
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venerdì 13 aprile 2018
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il testamento
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IL Maestro Visconti , nel 1974, giunto quasi al termine
Del suo percorso professionale ed esistenziale, pur essendo
Reduce da un grave ictus che lo rese parzialmente paralizzato
Dà vita a quest’opera , assai significativa, che può essere
Definita ed intesa , a tutti gli effetti, come il suo testamento
Professionale e spirituale.
Nel dar vita alla trama venne assistito da Suso Cecchi D’Amico
Ed Enrico Medioli, suoi fidi collaboratori ed amici.
IL risultato è un lungo ed articolato excursus nella vita di un
Integerrimo professore, del quale non si conosce il nome,
ottimamente interpretato da B.
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IL Maestro Visconti , nel 1974, giunto quasi al termine
Del suo percorso professionale ed esistenziale, pur essendo
Reduce da un grave ictus che lo rese parzialmente paralizzato
Dà vita a quest’opera , assai significativa, che può essere
Definita ed intesa , a tutti gli effetti, come il suo testamento
Professionale e spirituale.
Nel dar vita alla trama venne assistito da Suso Cecchi D’Amico
Ed Enrico Medioli, suoi fidi collaboratori ed amici.
IL risultato è un lungo ed articolato excursus nella vita di un
Integerrimo professore, del quale non si conosce il nome,
ottimamente interpretato da B. Lancaster, nel fulgore della
sua maturità. IL protagonista è un uomo avanti con gli anni, ma
di grande fascino, di animo nobile e di notevole cultura,
fortemente legato alle sue opere d’arte ed ai suoi libri
che occupano quasi tutto lo spazio disponibile, nella sua
elegante dimora, come nella sua vita.
Immerso nella sua dorata e tormentata solitudine, si imbatte,
suo malgrado, nella Marchesa Brumonti ( una sensuale e
tagliente S.Mangano), che , con scarsa eleganza dei modi
ed una sfrontatezza del tutto inadeguata al suo blasone,
si inserisce di prepotenza in una conversazione tra il Professore
ed una coppia di mercanti d’arte , emissari di una casa d’aste
molto prestigiosa. La signora , molto bruscamente , oltre
ad imporre sé stessa, vorrebbe convincere il Professore ad
affittarle l’appartamento sovrastante il suo ed ovviamente, farà
volgarmente riferimento alla somma da lei stanziata a tale scopo.
Nonostante la ritrosia iniziale, il protagonista si fa convincere
E così inizierà la conoscenza di una parte dell’alta borghesia
Con cui , non solo non aveva più contatti da tempo, ma verso
La quale prova un profondo disprezzo a causa della loro
Mancanza di rispetto del prossimo e dell’assenza di valori
Che ricorre nel loro comportamento quotidiano.
L’appartamento è destinato all’amante della Marchesa,
Konrad Hubel, e l’ attore che lo interpreta è Helmut Berger,
più luciferiano che mai. Bello, dannato, elegante e sfrontato,
porterà immediatamente lo scompiglio nella vita del Professore,
a causa del suo temperamento e delle sue frequentazioni, oltre
a distruggere l’appartamento, il giorno stesso in cui si trasferisce,
convinto di poter fare tutto ciò, senza dover chiedere il permesso
a nessuno. Ma sotto quell’aspetto affascinante e sfacciato, giace
un essere sensibile, amante dell’arte e della bellezza. Konrad si
confida più volte con il Professore, illustrandogli nei dettagli
il suo passato e le ragioni che lo hanno condotto a vivere
come un gigolò d’alto bordo. Si instaura dunque un rapporto
di reciproca fiducia, o almeno così sembra. Ma Konrad ha
molte anime e non tutte sono limpide come quella mostrata al
Professore
e la gente di cui si circonda non è certo un esempio di virtù.
IL vaso di Pandora si aprirà durante una cena ( che si rivelerà
Di commiato) , durante la quale verranno messe in luce
Tutte le storture della società borghese alla quale tutti i
Presenti appartengono: L’epilogo è di stampo shakesperiano.
Konrad , oltre ad essere un mantenuto di lusso è anche
Un confidente della polizia ed ha denunciato un tentato colpo
Di stato , prima ancora che avvenisse. IL marito della Marchesa
Era uno dei promotori del golpe e Stefano, fidanzato di Lietta,
figlia della Marchesa , faceva parte del complotto di estrema
destra.
Dopo essersi insultati a vicenda ed aver mosso il Professore
A sincero disgusto i commensali si congedano. Konrad pagherà
Molto cara la sua delazione ed il Professore , leggendo la sua
Lettera di commiato, capirà di averlo amato come il figlio
Che non ha mai avuto. Intenso e molto toccante, Visconti
Ha messo molto di sé in questo film, a partire dal rapporto
Con H. Berger, che amò profondamente ed al quale fece
Anche da padre putativo. Imperdibile.
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poliziano
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mercoledì 2 novembre 2011
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la decadenza in chiave domestica
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Forse il film più controverso di Visconti, parrebbe la traslazione intimistica del Gattopardo, più crepuscolare e dimessa; forse non altrettanto raffinata e letteraria, ma non per questo meno chiaroveggente e impietosa. La stessa cornice del film sembra un azzardo: Visconti crea una dialettica che in alcuni passaggi risulta improponibile, forzando la coesistenza di due realtà inconciliabili: e difatti in quella chiusa, meditativa, letterariamente vecchio-borghese del Professore l'intrusione di elementi anti-letterari (cioè attinenti alla realtà contemporanea e pertanto irrappresentabili dalla letteratura e dall'arte), sortisce effetti di curioso anacronismo, d'insensata ostinazione a parlare della realtà con ciò che non esiste più.
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Forse il film più controverso di Visconti, parrebbe la traslazione intimistica del Gattopardo, più crepuscolare e dimessa; forse non altrettanto raffinata e letteraria, ma non per questo meno chiaroveggente e impietosa. La stessa cornice del film sembra un azzardo: Visconti crea una dialettica che in alcuni passaggi risulta improponibile, forzando la coesistenza di due realtà inconciliabili: e difatti in quella chiusa, meditativa, letterariamente vecchio-borghese del Professore l'intrusione di elementi anti-letterari (cioè attinenti alla realtà contemporanea e pertanto irrappresentabili dalla letteratura e dall'arte), sortisce effetti di curioso anacronismo, d'insensata ostinazione a parlare della realtà con ciò che non esiste più. Ma tale dissonanza è in realtà cercata e voluta dal regista, che non imbastisce una controversia ideologica fra due mondi, ma si limita a farli stridere. Si obbietterà che gli strumenti culturali di Visconti restano sempre gli stessi (il riferimento a quelli mitteleuropei e decadenti è sempre presente: a parte Proust, si pensi ad esempio all'intellettuale manniano di racconti 'domestici' come Disordine e dolore precoce o persino Cane e padrone ); si noti come tuttavia il regista ci mostri quegli stessi strumenti nel loro inevitabile disfarsi, come se li stesse utilizzando per l'ultima volta, come se egli fosse consapevole che dopo Gruppo di famiglia non avrà più nulla da dire. Decisiva è a tal proposito la metafora dei quadri di famiglia, nei quali sono emblematicamente riassunti i suoi precedenti film; c'è dell'altro: l'idea di riconsiderarli acriticamente, in senso rigorosamente e silenziosamente ornamentale, nel chiuso di un 'interno' dove l'ultimo gruppo di famiglia sta recitando l'ultimo di essi. Perdipiù i continui riferimenti a barche, automobili, viaggi, intrallazzi politici (tutte prerogative della nuova e intrusiva borghesia volgare) in un contesto, solipsisticamente immutabile, nel quale nulla di tutto questo si vede o appare appropriato, se da un lato sembrano accentuare quegli effetti di anacronismo, dall'altro ne sono proprio l'assurda attestazione. Visconti probabilmente cerca uno straniamento; sicché il film resta nell'ambiguità e non risolve le forzature, ma suggerisce comunque efficacemente il declino di una generazione intellettuale, la stanchezza dell'artista sorpassato dalla storia, la stessa aporia del concludere, come mostra lo scioglimento finale, o forse del dare senso al reale.
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luca scial�
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lunedì 18 marzo 2013
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uomo distinto travolto da una famiglia insolita
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La vita di un mite e distinto professore romano, che vive isolato tra quadri e libri, viene travolta dall'arrivo di una famiglia insolente che vuole comprare un suo appartamento inabitato al piano di sopra. Tra loro c'è Konrad, attivista di sinistra che odia la borghesia ma la sfrutta abbindolando donne ricche. La loro convivenza è complicata, resa impossibile dalla vita in solitudine del primo e tumultuosa e anticonvenzionale della seconda. Eppure i loro mondi, così opposti, tendono continuamente ad attirarsi.
Luchino Visconti ci presenta quello scontro frontale post sessantottino in corso in tutto il Mondo occidentale: da un lato la società conservatrice e borghese con le sue tradizioni e dall'altro la novità che avanza, fatta di anticonformismo ostentanto e talvolta selvaggio, spesso indecente.
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La vita di un mite e distinto professore romano, che vive isolato tra quadri e libri, viene travolta dall'arrivo di una famiglia insolente che vuole comprare un suo appartamento inabitato al piano di sopra. Tra loro c'è Konrad, attivista di sinistra che odia la borghesia ma la sfrutta abbindolando donne ricche. La loro convivenza è complicata, resa impossibile dalla vita in solitudine del primo e tumultuosa e anticonvenzionale della seconda. Eppure i loro mondi, così opposti, tendono continuamente ad attirarsi.
Luchino Visconti ci presenta quello scontro frontale post sessantottino in corso in tutto il Mondo occidentale: da un lato la società conservatrice e borghese con le sue tradizioni e dall'altro la novità che avanza, fatta di anticonformismo ostentanto e talvolta selvaggio, spesso indecente. Sebbene la trama sia interessante e offra uno squarcio sociologico di un'Italia allo sbando, dall'altro presenta non poche crepe, con passaggi forzati, non riusciti. Lo stesso finale è affrettato, meriterebbe una durata maggiore data l'apprezzabile idea originale del regista che regala un sorprendente colpo di scena finale.
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giomo891
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martedì 20 settembre 2022
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visconti malato ci lascia un gran affresco giomo
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Come concordemente sottolineato dalla critica, Gruppo di famiglia in un interno, è una delle opere maggiori di Luchino Visconti, forse la sua più sofferta, la più intima. Ma ad uno che ama l'arte pittorica, anche grazie alla fotografia di De Santis, alla sceneggiatura di Medioli, questo è uno stupendo e raffinato "affresco" di una società decadente ed indecente che si contrappone alla purezza ed alla civiltà di un recente passato (quella purezza e bellezza rappresentata non solo nei quadri e dell'arredamento, ma quasi identificata nell'eleganza profonda del Professore, dei suoi ricordi della madre e della moglie-solo appena accennati- con le immagini di Fanny Ardant e di Claudia Cardinale-.
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Come concordemente sottolineato dalla critica, Gruppo di famiglia in un interno, è una delle opere maggiori di Luchino Visconti, forse la sua più sofferta, la più intima. Ma ad uno che ama l'arte pittorica, anche grazie alla fotografia di De Santis, alla sceneggiatura di Medioli, questo è uno stupendo e raffinato "affresco" di una società decadente ed indecente che si contrappone alla purezza ed alla civiltà di un recente passato (quella purezza e bellezza rappresentata non solo nei quadri e dell'arredamento, ma quasi identificata nell'eleganza profonda del Professore, dei suoi ricordi della madre e della moglie-solo appena accennati- con le immagini di Fanny Ardant e di Claudia Cardinale-. Ancora una volta, come in Senso, come nel Gattopardo, l’individuo e la Storia, l’uomo e la società. E ancora una volta, e in modo lacerante, diretto, la metafora della morte, (di un singolo, di un’epoca) che era la cifra poetica più struggente di Morte a Venezia in cui l’annuncio della fine veniva dato al protagonista “in un’atmosfera di apocalisse incombente". Un vecchio film ancora attuale, che affronta anche altri temi: la decadenza della società, la solitudine, il conflitto di amore e odio generazionale, il tutto con degli interpeti fantastici,sia Lancaster che Berger per non parlare di un 'immensa Mangano.
La scena finale, forse autobiografica delle condizioni di salute del Maestro ha qualcosa di unico. Lancaster, dopo la morte tragica di Berger, allettato, racconta, quasi distaccato una storia, facilmente intuibile nel tragico significato; al piano superiore si sentono, a volte, dei passi. Col passare del tempo quella presenza si fa più frequente...
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