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Il film fonda, insieme e dopo LA POLIZIA RINGRAZIA gli elementi principali del poliziottesco all'italiana: il dilagare di una criminalità senza scrupoli a cui si contrappone un uomo solo, un commissario di polizia inviso ai suoi superiori a causa dei suoi stessi metodi, il senso di impotenza nell'ottenere giustizia attraverso la legalità, l'emergere della giustizia privata e della vendetta, la faccia segreta e inquietante di una città, una malinconia amara nel constatare la corruzione della società. Castellari, che viene dal western, dirige energicamente col suo inconfondibile e asciutto, non privo di eleganza, con gran senso del ritmo e dell'azione. L'atmosfera (fin dai titoli di testa) è nera, cupa, il commissario combatte una guerra che sente destinata a perdere. Basta leggere il titolo, una disincantata considerazione sull'infezione della criminalità anche nelle istituzioni (come negli ambienti dell'alta finanza). Comunque meno trucido della media del genere. Magistrali il montaggio (di Vincenzo Tomassi) e le scene d'azione. Tutte le comparse, anche quelle che facevano i banditi, erano poliziotti veri. Nei panni di una prostituta amante di un boss, Ely Galleani, una bellezza fuori dal comune in un piccolo ruolo ma particolarmente seducente.
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