Come eravamo

E' forse uno dei film che spiegano meglio l'inesitenza di alchimia emotiva ed intellettuale in una storia d'amore. Siamo in un Liceo immerso nel perbenismo e conformismo della cultura americana degli anni '30: l'outcast Katie(una fin troppo brava Streisand) lavora, studia ed è impegnata politicamente, l'atletico Hubbell(il più tranquillo Redford) corre e si diverte con gli amici ma prende il massimo dei voti in un tema. Tuttavia nel corso delle prime scene impariamo a conoscerli meglio, lei si batte per i valori e i sogni in cui crede(la pace e l'uguaglianza), lui si arruola nell'esercito e si appassiona alla scrittura. Tra i due sboccia un romantico amore. Il loro tenero comprendersi si trasforma in una serena vita di coppia, tra lavoro, amici e casa al mare. Nel frattempo sono arrivati gli anni '50 e il contesto politico cambia radicalmente: il Maccartismo e le persecuzioni anticomuniste influsicono sulla professione di Hubbell, sceneggiatore di cinema e sul rapporto tra i due che di fronte a scelte improvvise, spontanee e di un'importanza fondamentale scelgono strade diverse. La storia si concentra sulle scelte dei due protagonisti che si allontanano e si avvicinano, si lasciano e si riprendono, si amano e si odiano. In fondo non è difficile capire che non sono fatti della stessa pasta e il film ci accompagna nel capire che è proprio questo il motivo centrale dell'intera vicenda. Si tratta di personalità, cratteri, ruoli sociali e ideali distinti, derivanti a loro volta da due filosofie di vita che non potranno mai corrispondere; Katie non molla mai, Hubbell lo fa, trsitemente, più di qualche volta.