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l''epoca d''oro della raidi carloalbertoFeedback: 51029 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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lunedì 9 agosto 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dramma psicosociale di Ibsen, in un adattamento televisivo di Cottafavi del 1972, con musiche di Roberto De Simone, calato nelle atmosfere puritane di fine Ottocento ed incentrato sul tramonto dei valori tradizionali di fronte al nichilismo strisciante, mimetizzatosi nell’umanitarismo di facciata dei riformisti liberali, che erode inesorabilmente le fondamenta del vecchio mondo portando l’uomo alla follia e all’autodistruzione. Non convince l’interpretazione di un giovane Rigillo, troppo compassata e formale per rendere in modo convincente e coinvolgente i tormenti interiori del suo personaggio, sinceramente animato da intenti filantropici e tuttavia combattuto tra il desiderio di abbracciare i nuovi valori ed il ruolo sociale a lui destinato dalla storia centenaria della sua famiglia, punto di riferimento morale per il piccolo borgo. Grande la Ghione, che recita, si può dire, soltanto con la mimica facciale e l’espressività dello sguardo. Il dramma è datato e già nel ’72 fu un azzardo trasmetterlo in TV. Oggi non ha nulla da comunicare dal punto di vista emotivo ed intellettuale. Il dramma, nella riduzione televisiva, rimane un documento di interesse storico letterario ed una testimonianza dell’epoca d’oro della RAI quando si mettevano in scena i classici con grandi attori di teatro.
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