Mimė metallurgico ferito nell'onore

Gian Luigi Rondi

Č la storia di un picciotto siciliano che, volendo per un attimo ribellarsi al giro di soprusi, d’inquisizioni e di violenze con cui la mafia, alleata alle destre, opprime il suo lavoro e la sua terra, emigra al Nord, a Torino, convinto, finalmente, di respirare aria pių libera. Ma anche qui č la stessa storia: racket, sfruttamento, mafie importate dal Sud, mafie locali; per resistervi, Mimė il metallurgico ha giā pagato una volta; adesso preferisce piegarsi, scegliendo le soluzioni che via via gli sembrano meno rischiose; cosė, a poco a poco, pur essendo riuscito per un attimo a prendere coscienza di sé, dei propri diritti civili e politici, precipita di nuovo nella soggezione ai poteri oscuri, alle camorre della conservazione, della reazione, senza accorgersi che, forse, č proprio quella sua codarda acquiescenza a dan forza e consistenza al viluppo di abusi e di intrighi che lo sta soffocando; e che, alla fine, lo distruggerā. [...]

di Gian Luigi Rondi, articolo completo (3087 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 22 marzo 1972