Il padrino

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DI PADRE IN PADRINO Valutazione 5 stelle su cinque

di claudus


Feedback: 2754 | altri commenti e recensioni di claudus
mercoledì 8 dicembre 2010

A Marlon Brando sarebbero bastati i primi venti minuti del film per vincere la statuetta come miglior attore protagonista.
Durante il resto della storia ci fa un grande regalo. Una sorpresa indimenticabile.
Già prima che si veda il suo volto , grazie alla straordinaria ripresa dalle spalle ( per circa cinque minuti, e che farà scuola in casa Tarantino ) utilizza la mano come probabilmente usavano fare i faraoni egiziani o i cesari ai tempi di Roma, insomma mani che erano un imperativo a cui attualmente viene concesso l'autorità soltanto a sua santità il pontefice della chiesa cattolica. Ecco i papi usano le mani allo stesso modo.
Appena si apre lo schermo sul frontale, ci troviamo di fronte all'invenzione di un genio (perchè fu lo stesso Brando a inventare quel volto e quelle mascelle rivestite).
vediamo un gatto, le carezze, la disillusione , il pensiero che scivola lungo la scrivania dell'uomo più solo del mondo ( un'pò come si dice del presidente degli Stati Uniti d'America).
I padrini, prima padri, sanno quanto sono soli nelle loro affari. La pellicola è permeata completamente dal fascino della solitudine infinita dell'esistenza umana e mai verrà più rappresentata così bene come in questo film sia nella gestualità di Vito come negli occhi di Mike. 
Il nostro Riccardo c(u)orleone  è riuscito a costruire l'organizzazione più importante di tutte. Aveva capito che più delle prove di forza contava la testa , i rapporti di amicizia con i politici .(vedi convenienza) , i favori all'uomo della strada , foss'anche un "beccamorto" che tornerà poi utile a ricostruire il volto di un figlio conciato troppo male per mostrarlo a madre.
Coppola riesce ad architettare un film lento,ma senza un minuto di noia, il carisma e l'atmosfera che qui si respira è unica nella storia del cinema.
Fa parte di quelle epiche che riescono a parlare di tutte le cose dell'esistenza e che a modo loro, giuste o sbagliate che siano , offrono una risposta.
Perfino il modo in cui Vito anziano a piedi (poco prima di subire l'attentato) parla col fruttivendolo è di poesia altissima, come dice "peperoni"... Ce ne offre ( e Iddio benedica i nostri doppiatori) la materia , il colore , il senso della terra,la loro bellezza tattile.
Quì tutto è un rallentamento del tempo , potrei politicamente definirla una reazione edificante.
Vito e la famiglia, la costruzione dei rapporti, che vedremo splendidamente approfonditi nel secondo capitolo... , Il "rispetto", l'"onore", ci sembrano parole che quasi abbiamo imparato da questo capolavoro.
Fondamentalmente la famiglia dei Corleone ci viene presentata con i dettami dell'aristocrazia: casalinga, servita, riverita, dittatoriale. Chiusa.
Il religioso rispetto e la fedeltà di alcuni membri , per quanto in certi casi fittizi , sono perfino sconcertanti, nel senso che queste persone sono " liete di poter servire" (come dirà e farà elegantemente Robin Williams ne : "l'uomo bicentenario") .
Il rumore nel film viene da due sole fonti: Sonny ( che morirà per questo) e le armi da fuoco, e non si può negare che ambedue si somiglino parecchio.
potremmo dire,anzi, che Sonny è l'artefice, la scheggia impazzita del film, lui è totalmente fuori contesto rispetto alla famiglia, sarebbe stato un ottimo capo carismatico per una famiglia , ma di una famiglia che sarebbe però durata poco.
Sonny è coraggioso,  impulsivo, se vogliamo anche stupido. E' a causa di Sonny che succede tutto; fu lui a prendere i contatti con il malavitoso che voleva far entrare i Corleone nel giro degli stupefacenti, fu lui a mettere in imbarazzo Vito durante la riunione, fu lui a pestare a sangue il marito di Connie, fu lui a uscire in macchina da solo per la vendetta definitiva.
Tutto questò generò una serie di meccanismi a domino che porteranno la famiglia ai limiti dello sfacelo, non fosse che l'astuto Mike prenderà in tempo le redini della situazione quando Vito è ancora convalescente.
Michael grazie alle sue abilità riuscirà a costruire un impero da miliardi di dollari, capirà l'andamento del mercato e della storia, imparerà a prevedere le mosse dei suoi avversari, ben consigliato da papà Vito.
Coppola è stato superbo a farci sentire Corleone prima che la vedessimo.
 In casa, nella sacralità della famiglia si sentiva già lo sguardo malinconico per una terra più semplice dove i tempi fossero ancora più dilatati, i campi , gli ulivi...Tutto questo è in Vito , per quanto poco lo abbia conosciuto da piccolo.
Dalla finestra del suo studio dove si affacciava sul presente , lui vedeva il passato, come per piantare una radice così forte che nè tempo , nè intemperie avrebbero potuto scalfire.
Eppure ogni episodio terminerà con una morte: Vito nel primo, Fredo nel secondo, Mike nel terzo.
Vito muore a casa sua in America, nell'orto, Fredo in acqua, l'elemento che aveva attraversato Vito per raggiungere la terra in cui non farà il "pupo" ma l'imperatore, e Michael morirà , a Corleone, come se queste morti fossero una regressione temporale attraverso la carnalità della famiglia.
Vito può considerarsi l'origine, Fredo il tradimento, Mike la fedeltà.
E' la storia di una famiglia come tutte, sebbene straordinaria: Una moglie che pensava ai fatti suoi, un padre venerato, il figlio forte, Sonny, la figlia ribelle, Connie, quello stupido e debole, Fredo e quello intelligente : Mike.
La psicologia dei personaggi rovesciata nel macrocosmo esistenziale regge lo specchio della società .
Gli esterni nel film in fondo, non esistono, tutto è interiore e chiuso, sterile, buio se vogliamo, ma per questo più vero.
L'angoscia non ci viene servita per ciò che è ,per dirla col cinema a mò di Bergman; nè traspare negli atteggiamenti, vi è piuttosto un vuoto distacco, dato soprattutto dal volto di Mike e De Niro nel secondo episodio.
Vito, è fondamentalemente ingiudicabile e impenetrabile. Sembra perennemente finto, disincantato, disilluso,troppo complicato per poterne analizzare una sola parte. Infatti per questa sua assenza di un carattere diventa un simbolo perchè riflette tutto. 
Brando Corleone"non è un pupo" , ma una marionetta del regista , al quale però scappa di mano, questo genio scivoloso il quale ci sembra un regnante ammanettato al suo trono... Ma le chiavi le tiene lui stesso nascoste nel passato costretto a un presente troppo futuro per un Padrino che ritorna Padre . 

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