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Se voleva essere un film contro la mafia, "I familiari delle vittime non saranno avvertiti"(1972, Alberto De Martino)non sembra essere molto credibile, in quanto espone i fatti narrati nel film(ddificile dire se ispirati ala vita reale meno) molto freddamente, senza creare, quasi neppure nel finale, un"pathos"che possa favorire la protesta, l'indignazione, la non-accettazione dello status quo. Se invece lo si considera solo come un film d'azione, una sorta di"thriller d'ambiente mafioso"allora la novità stilistica(molto relativa ma comunque presente, almeno per l'epoca), allora il discorso è/può essere certamente diverso. Oltre a tutto, per quanto riguarda la reazione di ogni singolo/a spettatroe/spettatrice, la psicologia non ha ancora elaborato criteri totalizzanti: c'è chi rimarrà freddo/a, chi avra maggiore coinvolgimento per vari motivi(dove anche la provenienza geografica gioca anch'essa, senz'altro, un ruolo notevole anche se non "assoluto"), chi si dià estraneo/a, non cinvolto/a, chi invece , magari essendo coinvolto/a per la morte di un familiare o parente, dimostrerà maggiore empatia, fino ai limiti estremi dell'identifizazione, più ancora che della semplice empatia. Considerando una reazione di un campione medio di spettatori(spettatrici non siciliani/e comunque non particolarmente coinvolti/e, le reazioni saranno tra loro molto diverse, molto varie, arrivando anche a differenze"abissali". Rimane il mestiere di De Martino, che risulta avere frequentato filmicamente vari generi filmici(horror, anche"apocalittico", thriller globalmente inteso, western, pur se più raramente, con qualche incursione nel genere erotico), che si lascia indubbiamente apprezzare, anche se non va sovra-stimato, mantenendosi comunque il regista.-autore nell'ambito del"convenzionale", delle novità stilistiche mai troppo pronunciate/accentuate, rimanendo quindi in una"media"che guarda certamente più al successo di pubblico che alla qualità in sé e per sé::: Da vedere, se si vuol comparare il film con quellli di Damiani etc., autori più "fedeli al genere"ove questo sia inteso più spcificicatamente... Anche il non-happy end del e per il protagonista è un segno della logica per cui la mafia punisce chi cerca di metterla, in qualche modo in crisi, essendo difficle qui parlare del meccanismo colpa-punizione o anche solo semplicemente trasgressione-punizione. Da vedere ed esaminare, comunque, se si ha un po'di tempo a disposizione... Antonio Sàbato è interprete convincente, senza aver mai ragginto le più alte vette della recitazione e dell'interpretazione, Telly Savalas rimane certamente più legato al personaggo di Kojak che a quello di questo fil, Paola Tedesco, notoriamente, pii ha fatto altro, anche se ciò non toglie che qui se la cavi veramente bene...UN giudiizio complessivamente non stroncatorio ma neppure di mera apologia appare senz' altro adeguato che non é"sanza infamia Né lodo"(Dante)ma non svetta in senso "assoluto", cioè al di là di raffonrti specifici con altri film dell'epoca e di argomento se non "uguale", almeno simile... El Gato
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