Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?

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Un film di Billy Wilder. Con Jack Lemmon, Juliet Mills, Pippo Franco, Gianfranco Barra, Edward Andrews.
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Titolo originale Avanti!. Commedia, Ratings: Kids+13, durata 144 min. - USA 1972. MYMONETRO Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? * * * - - valutazione media: 3,23 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

A Ischia le traversie dei figli di due amanti. Valutazione 4 stelle su cinque

di GreatSteven


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sabato 12 maggio 2018

CHE COSA è SUCCESSO TRA MIO PADRE E TUA MADRE? (USA/IT, 1972) diretto da BILLY WILDER. Interpretato da JACK LEMMON, JULIET MILLS, CLIVE REVILL, EDWARD ANDREWS, GIANFRANCO BARRA, PIPPO FRANCO, FRANCO ACAMPORA, GISELDA CASTRINI, JANET AGREN, YANTI SOMER, FRANCO ANGRISANO, ALDO RENDINE
Wendell Ambruster jr., erede di un magnate di Baltimora, con enormi interessi nell’industria e nell’attività estrattiva, giunge ad Ischia un sabato per recuperare la salma del padre, deceduto in un incidente automobilistico.           Ben presto scopre che il padre, noto in padre per la sua reputazione irreprensibile, che si recava nell’isola napoletana quattro settimane all’anno per le cure termali, da dieci anni intratteneva una relazione con una donna inglese di modesta estrazione sociale, che faceva la manicure all’Hotel Savoy di Londra, perita anch’ella nell’incidente stradale. Il corpo di Wendell Ambruster sr. dev’essere assolutamente riportato in patria entro martedì, giorno in cui si terranno i funerali direttamente sul posto di lavoro del capitano d’industria, seguiti dai massimi esponenti del mondo finanziario e politico statunitense. Wendell si trova di fronte ad una serie di problemi in apparenza irresolubili, negli stretti tempi impostigli dalle circostanze: 1.) la bara per il trasporto aereo deve avere caratteristiche speciali, in Italia c’è una sola azienda che le produce  che ne produce e pare che a Napoli non ve ne siano di disponibili; 2.) per tale trasporto, è necessario il benestare di un magistrato del Tribunale di Napoli, e siamo di sabato (giorno di vacanza nell’isola partenopea); 3.) un addetto alle pulizie dell’albergo tenta il ricatto, mostrando a Wendell fotografie da lui scattate con una Polaroid in cui si notano il padre e l’amante nudi che nuotano verso uno scoglio a un centinaio di metri dall’isola; 4.) i proprietari della vigna in cui la 500 nella quale il padre viaggiava, assieme all’amante britannica, la notte del fattaccio, sequestrano i cadaveri e pretendono un indennizzo per i danni alla vigna (compresi quelli che il capitombolo mortifero causerà al vino locale, secondo una credenza autoctona); 5.) Wendell fa, passo dopo passo, conoscenza con la romantica ragazza sovrappeso Pamela Piggott, figlia dell’amante del padre e pure lei ad Ischia per le esequie della madre e, dopo numerosi contrasti e battibecchi, se ne innamora ricambiato (cadendo anche lui nella trappola subdola del cameriere-fotografo). A tutti questi cavilli porrà soluzione Carlo Carlucci, l’onnipresente, insostituibile, servizievole e ricco di risorse direttore del Grand Hotel Excelsior, presso cui Wendell e Pamela alloggiano. Wilder, ormai regista consacrato a livello mondiale, a 66 anni se ne va a fare un film in Italia, scegliendo il luogo per eccellenza della magnificenza naturale meridionale, l’isola d’Ischia, inserendovi un capitano d’industria americano che deve sudare sette camicie per far seppellire il genitore negli USA e poi opta per un’esumazione in terra italica, spinto dall’amore per una donna con qualche chiletto di troppo (la qual cosa è dapprima vilipesa e poi apprezzata) che riesce a penetrare la sua anima di gretto, robotico e bigio tuttofare del capitalismo straniero aprendo una breccia nel suo cuore all’apparenza marmoreo e toccando le corde di due suoi tipi di amore: quello erotico e quello paterno-filiale. È un classico della commedia statunitense il rapporto abusivo di un uomo plutocrate e potente con una donna che socialmente gli sta molto al di sotto, ma qui il déjà vu viene rivitalizzato da una componente endogena che sprizza allegria e fa divertire lo spettatore per il contesto, che viene trattato come un agente promotore dell’azione scenica. Ottime musiche di Nino Rota che sottolineano gli stupendi paesaggi dell’atollo partenopeo sia quando vengono inquadrati elementi naturali sia quando si mangia e si suona nei ristoranti all’aperto al chiaro di luna, sia perfino quando vengono messe in telecamera le strade portuali con tanto di chioschi e barche ormeggiate e le carreggiate falsamente anonime. Un Lemmon in formissima, autoironico come poche volte gli è successo nella sua carriera comica, che interpreta (doppiato dal fido Giuseppe Rinaldi) un uomo capace di evolversi passando dalle regole industriali e pre-concettuali dello stakanovismo ai ritmi più quieti e addolcenti delle terre estere (dove i pasti durano perfino tre ore!). Gli si affianca un’efficacissima J. Mills nelle vesti della gestrice della boutique londinese abile nei trasformismi improvvisati, disinibita nei costumi sessuali e credente e praticante nella religione dell’amore libero. Di primaria qualità anche il repertorio italiano, con un G. Barra funzionale che recita il ruolo del cameriere spione e guardone che poi viene freddato con tre pallottole in corpo dalla cameriera gelosa e insospettita e un P. Franco ancora piuttosto giovane che si diverte a giocare come agente di pompe funebri in bicicletta parlando con spiccato accento pugliese, ma non dimentichiamo il formidabile C. Revill, factotum dell’albergo in grado di appianare qualunque situazione scabrosa, anche la più intricata e imbarazzante. Wilder dimostra per l’ennesima volta di saper dirigere gli attori con superba maestria e che il suo cinema è popolato in prevalenza da film di attori proprio perché la sua perizia registica dimostra di non contraddirsi mai.
  

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