Il paese del silenzio e dell'oscurità non è un film, forse è un documentario che però si differenzia dal genere in quanto coinvolge e commuove...
Una donna, Fini Straubinger, sorda e cieca dalla giovinezza, non si arrende alla terribile malattia ma va avanti, e diventa speranza per sè e per le altre persone che versano nelle stesse condizioni. La via a lei rimasta per comunicare col mondo è il tatto e così la mano diventa bocca e le dita diventano lettere.. Lo spettatore non può rimanere indifferente a ciò che vede, capisce che ciò che è ordinario per lui non lo è per tutti e alla fine intuisce che anche l'ordinario è straordinario.
Le musiche di J.S. Bach e Vivaldi sono perfette, esse intensificano i sentimenti vissuti dallo spettatore e lo spingono ad avvicinarsi con affetto e rispetto ai protagonisti del film.
Le frasi che appaiono talvolta su sfondo nero sono incisive: rendono immediati concetti e sensazioni difficili da spiegare("Quando lei lascia la mia mano è come se fossimo distanti miglia e miglia...").
Bello anche l'inizio, dove, su sfondo nero, dopo aver ascoltato il racconto di ciò che Fini vedeva un tempo e che ha gelosamente conservato nel cuore, appare all'improvviso ciò che ha appena finito di ricordare: uno sciatore nell'atto di volare dal trampolino.
Peccato che questo bel film, come tanti altri, venga sempre trasmesso in tarda notte. Non lo merita davvero.
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