Repubblica di Bananas: un cronista televisivo annuncia l’imminente assassinio del Presidente che sarà sostituito dal generale Vargas, dittatore intenzionato a chiudere la stampa locale, a sterminare le minoranze insoddisfatte e i ribelli che lottano per la democrazia insieme al loro leader Castrado. New York: Fielding Mellish è un collaudatore industriale, una sorta di uomo automatizzato che non ha un buon rapporto con la tecnologia. Si innamora di Nancy, un’attivista impegnata per la rottura dei rapporti tra gli Usa e la dittatura di Bananas; ma viene respinto per essere troppo stupido. Decide di partire per il Sud America, gesto solidale con la popolazione sopraffatta del luogo. Giunto nello stato di Bananas, Vargas decide di ucciderlo per far ricadere la colpa sui ribelli e guadagnarsi il sostegno degli Usa ma, Castrado porta Mellish in salvo coinvolgendolo nella rivoluzione. I guerriglieri trionfano e Castrado diventa il nuovo capo dello stato. Come spesso succede, il potere gli va alla testa e vara leggi insostenibili, motivo per cui Mellish viene eletto nuovo leader. Costretto a tornare negli States per chiedere fondi, il neoPresidente viene accusato per truffa e sovversivismo e portato in tribunale dove, alla fine, verrà assolto. Il resto è tutto da vedere, poiché sarebbe impossibile trasmettere tramite la scrittura tutto l’ingegno umoristico dell’autore. Nella sua seconda opera del 1971, quel genio di Woody Allen inizia a dare corpo ai contenuti che hanno caratterizzato il suo cinema altamente personalizzato, mettendo in scena situazioni paradossali come strumento di polemica e rappresentazione ineffabile del quadro sociale. Il risultato è un’acuta parodia del sistema televisivo americano, alla tv affamata di notizie, parodia che prende forma nell’incipit e nell’epilogo della storia con la buona dose di cinismo che mira esclusivamente alla spettacolarizzazione dell’evento. È soprattutto una sottile satira politica sul potere, quello che fa perdere il lume della ragione inondata da un bieco fanatismo. Lo stato di Bananas è un concatenarsi di dittature e rivoluzioni, un luogo in disordine espresso dall’ossimoro nel titolo: dittatore/stato libero … una chiara confusione semantica, tipica di chi detiene il potere. Dov’è finita la democrazia? È impressionante l’attualità dei temi trattati, nonostante la realizzazione anacronistica dell’opera.
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