Gli fumavano le colt... lo chiamavano Camposanto

   
   
   

Il killer professionale non uccide i colleghi Valutazione 3 stelle su cinque

di Gianni Lucini


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giovedì 15 settembre 2011

Freddo, solitario, spietato e tormentato da antichi fantasmi Camposanto ha le caratteristiche tipiche dell’antieroe così come vengono definite nei codici di genere più classici. Nella sua definizione si mescolano le caratteristiche di Django, Minnesota Clay e degli altri antieroi tormentati di Sergio Corbucci con la fredda determinazione priva di passioni dei personaggi della “trilogia del dollaro” di Sergio Leone. Il risultato di questa miscela è un freddo killer che, in nome di antichi debiti d’onore, non disdegna di mettere la sua pistola e la sua esperienza al servizio di una causa che non gli appartiene, uccidendo però con il distacco tipico dei classici antieroi del genere. Siccome per contrastarlo ci vuole qualcuno che gli sia simile e che abbia le stesse caratteristiche di fredda professionalità nel distribuire la morte, i taglieggiatori ingaggiano un altro pistolero chiamato “il duca” per tenerlo a bada. La soluzione, che a prima vista pare collocarsi tranquillamente all’interno dello schema più tradizionale del western all’italiana, diventa l’elemento sul quale innestare una forzatura particolare dei codici di genere. I due antieroi freddi e professionali si riconoscono immediatamente, si annusano e, invece di ritrovarsi nella scena finale uno contro l’altro in un duello all’ultimo sangue, si rispettano ed evitano accuratamente di... farsi male a vicenda. Ciascuno dei due cerca di mettere i suoi protetti nelle condizioni migliori, togliendo di mezzo tutto quello che può ostacolarli senza andare troppo per il sottile, ma si guarda bene dall’arrivare al confronto diretto con il rivale... Il loro rapporto personale è improntato alla massima cordialità nel rispetto dei ruoli, pur non rinunciando a tentativi di eliminazione in via indiretta (come accade quando Camposanto costringe “il duca” a misurarsi in duello con Cobra Ramirez). Quando quella del killer diventa una professione, l’antieroe si adegua e, come un normale professionista, non uccide i colleghi, nemmeno se stanno dalla parte opposta.

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