Arancia meccanica |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Malcolm McDowell, Patrick Magee, Adrienne Corri, Michael Bates.
continua»
Titolo originale A Clockwork Orange.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 137 min.
- Gran Bretagna 1971.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 29 novembre 2021.
MYMONETRO
Arancia meccanica
valutazione media:
4,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Arancia meccanica di Kubrik - Pietra miliaredi jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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mercoledì 1 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alex (McDowell) è un giovane che con i suoi tre amici passa le notti a violentare donne, picchiare vecchi e barboni, drogarsi ed ascoltare Beethoven. Quando viene preso dalla polizia, perché tradito dai compagni, gli vengono dati quattordici anni per omicidio, ma dopo appena due anni accetta di sottoporsi come cavia al Trattamento Ludovico, che dopo appena quindici giorni ti fa uscire di galera. Il trattamento consiste nel mostrare filmati ultraviolenti, a cui grazie ad un ignezione, viene abbinato un forte senso di nausea. Così quando esce non è più in grado di perpetrare o anche solo vedere la violenza. Finirà perciò vittima della vendetta della società, che non sarà meno terribile della violenza da lui perpetrata in passato. Che cos’è Arancia meccanica? Un film drammatico? Satirico? Un musical? Probabilmente un misto di tutti questi generi. Kubrik, che l’ha sceneggiato, dal romanzo di Anthony Burgess Un’arancia a orologeria, prodotto e diretto ne ha fatto uno dei più grandi capolavori della storia della storia del cinema. È un’incredibile riflessione sulla violenza e sul senso di essa. Nel ’71 fu uno scandalo per le scene di violenza eccezionale, che in realtà hanno ben poco di scandaloso e, come dimostra l’incontro con la banda avversaria nel teatro abbandonato, sono anche molto satiriche: alcune sequenze sembrano dei balletti, accompagnati dalla musica di Beethoven, rielaborata elettronicamente da Walter Carlos. Il senso del film è che Alex, è vero che non può più perpetrare la violenza, ma non certo perché non lo voglia, come dimostra la scena in cui i ministri assistono allo spettacolino in cui il protagonista prova nausea al solo pensiero di violentare la donna nuda, e come dice il prete la vita non ha senso se non si ha scelta. Inoltre quando esce di prigione la sua impotenza lo fa cadere preda prima dei suoi ex-amici, ora poliziotti, e poi della vendetta dello scrittore (Magee) che ha per scopo rovesciare il governo che è andato oltre la giustizia toccandone involontariamente la sfera personale, infatti i video ultraviolenti avevano come sottofondo la musica di Beethoven da cui quindi il protagonista è nauseato quanto dalla violenza. Infine è manovrato dallo stesso governo che a patto di fare qualche foto gli dà un lavoro e parecchio denaro. Perciò il finale, in cui Alex non prova più repulsione pensando a stupri sempre più terribili e dice:“Ero guarito. Eccome!”, è da interpretarsi come un lieto fine: Alex nel bene e nel male ha recuperato la sua libertà. È sicuramente uno dei più grandi film di tutti i tempi per l’impianto visivo di grande impatto, anche un po’ grottesco. Resta comunque un film profondamente ironico. Il suo messaggio è più attuale che mai, anche se, per certi versi, è il film più invecchiato di Kubrik e andrebbe visto dal punto di vista di una persona degli anni ’70. Resta comunque, specie psicologicamente, un bel pugno nello stomaco. Quattro nomination agli Oscar: miglior film, regia, sceneggiatura non originale e montaggio. Nemmeno una vittoria nell’anno de Il braccio violento della legge.
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