luca scialò
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domenica 17 luglio 2011
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uomini spediti al massacro
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Durante la Prima guerra mondiale, Italia e Austria si contendono il Nord Italia. Sull'altopiano di Assiago le truppe italiane sono guidate da un generale che non si rende conto dell'inferiorità del suo esercito e manda al massacro i suoi uomini con assurde e insensate operazioni militari. A fargli da oppositori, seppur nel limite del possibile, due ufficiali, che cercano di limitare i danni dei loro incapaci superiori.
Francesco Rosi ci parla della guerra a modo suo, da una prospettiva critica, evidenziando le colpe di comandanti senza scrupoli. Un lungometraggio semplice ma essenziale, che raggiunge lo scopo prefissatosi: mostrare l'assurdità della guerra.
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Durante la Prima guerra mondiale, Italia e Austria si contendono il Nord Italia. Sull'altopiano di Assiago le truppe italiane sono guidate da un generale che non si rende conto dell'inferiorità del suo esercito e manda al massacro i suoi uomini con assurde e insensate operazioni militari. A fargli da oppositori, seppur nel limite del possibile, due ufficiali, che cercano di limitare i danni dei loro incapaci superiori.
Francesco Rosi ci parla della guerra a modo suo, da una prospettiva critica, evidenziando le colpe di comandanti senza scrupoli. Un lungometraggio semplice ma essenziale, che raggiunge lo scopo prefissatosi: mostrare l'assurdità della guerra.
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alessiomovie
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martedì 27 dicembre 2011
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la sintesi della prima guerra mondiale
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"Uomini contro" è un film di uomini semplici che si ritrovano a combattere, ma soprattutto a morire senza un apparente motivo. Uno straordinario Gian Maria Volonté con la sua recitazione completa di voce e mimica fa arrivare allo spettatore il dolore, la sofferenza, ma anche la rassegnazione di un tenente che sa di essere un uomo già morto. Ricorda in maniera significativa il capolavoro di Stanley Kubrick con Kirk Douglas "Orizzonti di gloria" e ripercorre le barbarie e la crudezza viste sul fronte italiano questa volta. "Da vedere" per gli appassionati del genere.
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catullo
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domenica 16 gennaio 2011
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la grande guerra secondo rosi
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Rosi ci fa vedere la prima guerra mondiale calcando molto la mano sull'aspetto antimilitarista finendo per dare al film un punto di vista troppo fazioso e di parte. Da parte mia non mi sognerei mai ovviamente di negare l'orrore della guerra ma lo sbilanciamento del racconto che travalica quello di chi l'ha vissuto in prima persona come Lussu si nota.Vedendo questo film non può non venire in mente "Orrizzonti di gloria" di Stanley Kubrick che fu girato molto prima e che però è un capolavoro sia sul piano spettacolare e sia per la misura con cui trasmette il messaggio antimilitarista esposto con semplicità e privo di quella faziosità ideologica di cui Rosi(regista impegnato politicamente)abbonda.
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Rosi ci fa vedere la prima guerra mondiale calcando molto la mano sull'aspetto antimilitarista finendo per dare al film un punto di vista troppo fazioso e di parte. Da parte mia non mi sognerei mai ovviamente di negare l'orrore della guerra ma lo sbilanciamento del racconto che travalica quello di chi l'ha vissuto in prima persona come Lussu si nota.Vedendo questo film non può non venire in mente "Orrizzonti di gloria" di Stanley Kubrick che fu girato molto prima e che però è un capolavoro sia sul piano spettacolare e sia per la misura con cui trasmette il messaggio antimilitarista esposto con semplicità e privo di quella faziosità ideologica di cui Rosi(regista impegnato politicamente)abbonda. Tuttavia il film è certamente spettacolare e recitato splendidamente dal solito Volontè e dal freddo Mark Frekette fresco del successo ottenuto nel film di Antonioni "Zabrinsky point" ma purtroppo deceduto prematuramente per overdose di droga.
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[+] paragone tra 2 film
(di muttley72)
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filippo catani
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venerdì 7 settembre 2012
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ritratto della guerra in trincea
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Sull'altopiano di Asiago si incrociano le storie di diversi soldati comandati da un terribile generale durante la Prima Guerra Mondiale. Un giovane tenete rimarrà particolarmente sconvolto dallo scontro armato.
Davanti a un film del genere ci si può solo togliere il cappello. Certo non è il primo film che si è occupato della tragedia della guerra in trincea o di logoramento che dir si voglia. Però a colpirci da vicino è il racconto di soldati italiani alle prese con un generale senza alcun scrupolo che non esita a fare uccidere un uomo da un cecchino austriaco per definirlo un vero eroe. Tragicomici i due tentativi di uccidere il generale che non vanno a buon fine.
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Sull'altopiano di Asiago si incrociano le storie di diversi soldati comandati da un terribile generale durante la Prima Guerra Mondiale. Un giovane tenete rimarrà particolarmente sconvolto dallo scontro armato.
Davanti a un film del genere ci si può solo togliere il cappello. Certo non è il primo film che si è occupato della tragedia della guerra in trincea o di logoramento che dir si voglia. Però a colpirci da vicino è il racconto di soldati italiani alle prese con un generale senza alcun scrupolo che non esita a fare uccidere un uomo da un cecchino austriaco per definirlo un vero eroe. Tragicomici i due tentativi di uccidere il generale che non vanno a buon fine. Così possiamo anche vedere come nelle truppe ormai esauste e scarsamente equipaggiate (terribile la scena in cui un manipolo di soldati viene letteralmente mandato al macello con una sorta di corazza antiproiettile) oltre a rivendicazioni di riposo si diffondevano anche le idee socialiste. E poi agghiacciante la scena finale dove il generale si trova a sentenziare che un uomo che ama la pace non potrà mai dare il suo contributo in guerra. Una menzione speciale non solo al grande Rosi ma anche all'ottimo cast che mette insieme e che riesce a trasmettere emozioni contrastanti. Anche l'ambientazione e la scenografia contribuiscono a rendere questo film un vero e proprio gioiello nonchè un inno disperato contro quella che fu l'inutile strage della Grande Guerra e di tutte le guerre in generale.
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reale
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sabato 7 giugno 2014
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un film contro l'inutilità della guerra
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Non sono d'accordo con chi giudica questo film demagogico e fazioso.In realtà,esso mostra in modo estremamente efficace, senza indulgere a particolari raccapriccianti,ma ricorrendo a scene che si commentano da sole(l'azione suicida con le pinze, le inutili corazze, e altre ancora)la vera natura della guerra.E'un film che è stato prodotto in un'epoca in cui nell'arte era presente un profondo spirito critico e una gran voglia di rinnovare la società.Di questi aspetti abbiamo molti esempi nel cinema italiano e americano, oggi più difficili a trovare(Un'eccezione può essere "Il capitale umano", di Paolo Virzì). Qualche forzatura evidente, probabilmente figlia del clima politico dell'epoca, non inficia, a mio avviso, la validità del film e del messaggio pacifista che contiene.
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Non sono d'accordo con chi giudica questo film demagogico e fazioso.In realtà,esso mostra in modo estremamente efficace, senza indulgere a particolari raccapriccianti,ma ricorrendo a scene che si commentano da sole(l'azione suicida con le pinze, le inutili corazze, e altre ancora)la vera natura della guerra.E'un film che è stato prodotto in un'epoca in cui nell'arte era presente un profondo spirito critico e una gran voglia di rinnovare la società.Di questi aspetti abbiamo molti esempi nel cinema italiano e americano, oggi più difficili a trovare(Un'eccezione può essere "Il capitale umano", di Paolo Virzì). Qualche forzatura evidente, probabilmente figlia del clima politico dell'epoca, non inficia, a mio avviso, la validità del film e del messaggio pacifista che contiene.
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jackiechan90
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martedì 21 ottobre 2014
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la veridicità della guerra
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Il film di Francesco Rosi, "Uomini contro", va visto sotto due punti di vista: quello dl libro "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu e dell'epoca in cui Rosi decide di girarlo, l'inizio degli anni 70 con l'eco della guerra del Vietnam e di Corea e le contestazioni studentesche del 68. é indubbio che c'è dietro la scelta del romanzo (una delle più famose dichiarazioni contro la retorica bellica, scritta da uno che la guerra l'ha effettivamente combattuta) si rifà a una denuncia rispetto al vuoto degli ideali della classe dirigente che spesso porta in battaglia uomini innocenti per un non-meglio identificato ideale (risorgimentale, nel caso della Grande Guerra, "democratico" per quantoriguarda la politica americana).
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Il film di Francesco Rosi, "Uomini contro", va visto sotto due punti di vista: quello dl libro "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu e dell'epoca in cui Rosi decide di girarlo, l'inizio degli anni 70 con l'eco della guerra del Vietnam e di Corea e le contestazioni studentesche del 68. é indubbio che c'è dietro la scelta del romanzo (una delle più famose dichiarazioni contro la retorica bellica, scritta da uno che la guerra l'ha effettivamente combattuta) si rifà a una denuncia rispetto al vuoto degli ideali della classe dirigente che spesso porta in battaglia uomini innocenti per un non-meglio identificato ideale (risorgimentale, nel caso della Grande Guerra, "democratico" per quantoriguarda la politica americana). La denuncia alla guerra e alle sue logiche è sicuramente vista secondo un'ottica pacifista e antimilitarista ed è unita (come in altri film del regista napoletano) a una critica della classe dirigente che mortifica le classi più umili e il ruol oambiguo della retorica e dei media (Le mani sulla città, Salvatore Giuliano...). il film dunque rientra a pieno titolo nei canoni di Rosi e si rifà più alla sua visione del mondo che non a quella di Lussu, il quale voleva sìevidenziare la falsa retorica militarista ma era comunque di idee interventiste e non aveva della guerra "in sè" la visione pessimista di Rosi. Nonostante però sia un evidente rimaneggiamento dell'opera lussiana prendendo solo alcuni episodi (quelli oviamente più cruenti) in modo da far apparire il plotone italiano come una sorta di Sturmtruppen guidata da generali esaltatie incapaci, il film di Rosi si contraddistingue per il marcato realismo delle scene, tanto che viene considerato come uno dei più veritieri tra quelli che descrivono la Grande Guerra (insieme a "Orizzonti di gloria" di Kubrick con cui condivide la visione antimilitarista). Notevoli le scene dell'attacco, realizzate con veri soldati jugoslavi che fanno da comparse (il film è una coproduzione Italia-Jugoslavia) e le scene notturne con le luci al magnesio che ricalcano quelle vere provocate dalle bombe, oltre alla ricostruzione dettagliata della vita di trincea con i suoi ritmi, le numerose parlate dialettali e le armi inusuali (come non citare le famose corazze di ferro Fedina?). Ne viene fuori un grande affresco storico, essenziale per capire il periodo rappresentato.
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cress95
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giovedì 28 maggio 2015
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uomini contro...altri uomini
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi.
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi. Tuttavia, esaminando nel dettaglio la produzione cinematografica italiana sono ben pochi, a mio avviso, il film in grado di raccontare in modo così atrocemente fedele cosa fu realmente la Grande Guerra. Tra questi risulta impossibile non citare il mastodontico capolavoro "La grande guerra" dell'immortale Monicelli (con maestri del calibro di Sordi e Gassman), il quale abilmente rilegge in chiave tragicomica una pagina della nostra storia che di comico ha ben poco, anzi nulla. Ed è proprio la Grande Guerra del Monicelli, insieme al sontuoso capolavoro del Kubrik "Orizzonti di gloria", al quale sono frequenti i collegamenti (si veda ad esempio il tema della frequente insensatezza delle azioni della gerarchia militare), che potrebbe aver ispirato Francesco Rosi nella rappresentazione della vita di trincea, vera e propria protagonista di "Uomini contro".
Tratto dal romanzo "Un anno sull'Altipiano" di Emilio Lussu, "Uomini contro" immerge, anzi, "affoga" lo spettatore nel drammatico contesto di un campo di battaglia nel logorante scenario del fronte italo-austriaco del primo conflitto mondiale. Rosi non cerca di indorare alcunché, la guerra è mostrata per quello che è: un'"inutile strage". Nessuna aulica prosopopea, se non quelle ricorrenti del crudele generale Leone, emblema della sadica stoltezza dell'uomo investito di potere di vita e di morte sugli sventurati al suo comando. Potere che porta il nome di "decimazione".
"Uomini contro" rappresenta il tipico esempio di un cinema anni 70 che riscopre il pessimismo artistico-cinematografico tipico degli anni addietro, e lo fa ripescando in una delle pagine più oscure della storia mondiale. Tale "pessimismo cosmico" permane per tutta la durata del film, dal crudo inizio allo spietato epilogo, passando per scene dall'alto impatto emotivo, come l'assalto alla trincea nemica, durante il quale gli stessi austriaci esortano i soldati italiani a tornare indietro per evitare il massacro; e la fucilazione di un anonimo soldato selezionato per la decimazione (magistralmente interpretato da Franco Acampora). Mi spiego: a Rosi non interessava portare su schermo l'ennesima documentazione storica del conflitto, egli desiderava piuttosto esprimere in modo lapidario la crudele realtà della guerra, senza aprire alcuna finestra di speranza, sublimando in una pellicola quello che doveva essere lo stato d'animo dei soldati del tempo. L'obiettivo è stato, almeno per il sottoscritto, indubbiamente centrato.
Tra i grandi attori impegnati in "Uomini contro" risultano da applausi a scena aperta i grandi Gian Maria Volonté (tenente Ottolenghi), Pier Paolo Capponi (tenente Santini) e Alain Cuny (generale Leone).
Una trattazione a parte meriterebbero gli incredibili effetti speciali, davvero eccezionali per l'epoca, saggiamente affidati al genio jugoslavo Zdravko Smojver.
In conclusione ritengo "Uomini contro" una pietra miliare della cinematografia sulla prima guerra mondiale e ne reputo la visione fondamentale al fine del ricordo di fatti dei quali, al momento della stesura di tale recensione, ricorre il centenario.
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cress95
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giovedì 28 maggio 2015
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uomini contro...altri uomini
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi. Tuttavia, esaminando nel dettaglio la produzione cinematografica italiana sono ben pochi, a mio avviso, il film in grado di raccontare in modo così atrocemente fedele cosa fu realmente la Grande Guerra.
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La cruda insensatezza della guerra ("inutile strage" di uomini semplici ad opera di altri uomini altrettanto semplici), spesso velata da parole di estrema audacia e virtù, è un tema affrontato innumerevoli volte all'interno della cinematografia italiana e globale. Già, perché conflitti del calibro delle 2 Grandi Guerre rappresentano purtroppo il retaggio storico di quasi tutte le nazioni del mondo, le quali non possono e non vogliono dimenticare, affinché le efferatezze passate non possano mai più ripetersi. Tuttavia, esaminando nel dettaglio la produzione cinematografica italiana sono ben pochi, a mio avviso, il film in grado di raccontare in modo così atrocemente fedele cosa fu realmente la Grande Guerra. Tra questi risulta impossibile non citare il mastodontico capolavoro "La grande guerra" dell'immortale Monicelli (con maestri del calibro di Sordi e Gassman), il quale abilmente rilegge in chiave tragicomica una pagina della nostra storia che di comico ha ben poco, anzi nulla. Ed è proprio la Grande Guerra del Monicelli, insieme al sontuoso capolavoro del Kubrik "Orizzonti di gloria", al quale sono frequenti i collegamenti (si veda ad esempio il tema della frequente insensatezza delle azioni della gerarchia militare), che potrebbe aver ispirato Francesco Rosi nella rappresentazione della vita di trincea, vera e propria protagonista di "Uomini contro".
Tratto dal romanzo "Un anno sull'Altipiano" di Emilio Lussu, "Uomini contro" immerge, anzi, "affoga" lo spettatore nel drammatico contesto di un campo di battaglia nel logorante scenario del fronte italo-austriaco del primo conflitto mondiale. Rosi non cerca di indorare alcunché, la guerra è mostrata per quello che è: un'"inutile strage". Nessuna aulica prosopopea, se non quelle ricorrenti del crudele generale Leone, emblema della sadica stoltezza dell'uomo investito di potere di vita e di morte sugli sventurati al suo comando. Potere che porta il nome di "decimazione".
"Uomini contro" rappresenta il tipico esempio di un cinema anni 70 che riscopre il pessimismo artistico-cinematografico tipico degli anni addietro, e lo fa ripescando in una delle pagine più oscure della storia mondiale. Tale "pessimismo cosmico" permane per tutta la durata del film, dal crudo inizio allo spietato epilogo, passando per scene dall'alto impatto emotivo, come l'assalto alla trincea nemica, durante il quale gli stessi austriaci esortano i soldati italiani a tornare indietro per evitare il massacro; e la fucilazione di un anonimo soldato selezionato per la decimazione (magistralmente interpretato da Franco Acampora). Mi spiego: a Rosi non interessava portare su schermo l'ennesima documentazione storica del conflitto, egli desiderava piuttosto esprimere in modo lapidario la crudele realtà della guerra, senza aprire alcuna finestra di speranza, sublimando in una pellicola quello che doveva essere lo stato d'animo dei soldati del tempo. L'obiettivo è stato, almeno per il sottoscritto, indubbiamente centrato.
Tra i grandi attori impegnati in "Uomini contro" risultano da applausi a scena aperta i grandi Gian Maria Volonté (tenente Ottolenghi), Pier Paolo Capponi (tenente Santini) e Alain Cuny (generale Leone).
Una trattazione a parte meriterebbero gli incredibili effetti speciali, davvero eccezionali per l'epoca, saggiamente affidati al genio jugoslavo Zdravko Smojver.
In conclusione ritengo "Uomini contro" una pietra miliare della cinematografia sulla prima guerra mondiale e ne reputo la visione fondamentale al fine del ricordo di fatti dei quali, al momento della stesura di tale recensione, ricorre il centenario.
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onufrio
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venerdì 26 ottobre 2018
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un anno sull'altipiano
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Tratto dal romanzo di Emilio Lussu, Francesco Rosi in quest'opera racconta la prima guerra mondiale, più precisamente nell'altopiano di Asiago, dove i soldati italiani nelle trincee andavano a morte inevitabile di fronte al nemico austriaco, per via di una scellerata incapacità di comandare da parte dei superiori, con a capo il Generale Leone, uomo dalle idee antiche e che ama la guerra, soddisfatto quando un uomo dei suoi cade in battaglia per poterlo definire eroe. Il titolo del film "Uomini contro", racchiude perfettamente la storia, fra decimazioni, abusi di potere, ottusità e manie di grandezza, si assiste alla follia della guerra.
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giulio andreetta
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martedì 9 giugno 2020
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l'atroce barbarie della guerra
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Questa pellicola è tratta dal diario di Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano, libro fortemente originale e attendibile nel descrivere la guerra. E infatti anche da questo film si evince come la narrazione dei fatti non sia sottoposta a censure, o sia in qualche modo deformata in nome di ideali patriottici. Il tragico genocidio della Prima Guerra Mondiale è stato uno dei massacri più ingenti della storia dell'umanità, mietendo vittime sia tra i militari sia tra la popolazione civile. Il nostro paese era poi in una situazione di mancato aggiornamento tecnologico rispetto all'Austria-Ungheria, e all'esercito tedesco. In particolare gli italiani erano perennemente in difetto di artiglieria, con un equipaggiamento individuale del soldato molto inferiore, come livello qualitativo, rispetto a quello del fronte opposto.
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Questa pellicola è tratta dal diario di Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano, libro fortemente originale e attendibile nel descrivere la guerra. E infatti anche da questo film si evince come la narrazione dei fatti non sia sottoposta a censure, o sia in qualche modo deformata in nome di ideali patriottici. Il tragico genocidio della Prima Guerra Mondiale è stato uno dei massacri più ingenti della storia dell'umanità, mietendo vittime sia tra i militari sia tra la popolazione civile. Il nostro paese era poi in una situazione di mancato aggiornamento tecnologico rispetto all'Austria-Ungheria, e all'esercito tedesco. In particolare gli italiani erano perennemente in difetto di artiglieria, con un equipaggiamento individuale del soldato molto inferiore, come livello qualitativo, rispetto a quello del fronte opposto. Questa situazione disperante che doveva affrontare il fante italiano, impegnato in una snervante guerra di trincea, è ben riprodotta dalla pellicola, che si configura come un'intelligente rilettura del testo di Lussu, da parte del regista Francesco Rosi, che per l'occasione ingaggia, tra gli altri, il grande attore Gian Maria Volonté, nella parte del tenente Ottolenghi, che vorrebbe ribellarsi al comando dei superiori italiani, giudicato disastroso. In effetti il generale Leone (nome fittizio anche nel diario di Lussu) è dipinto come un comandante incapace di ripensare la guerra al di fuori dei vecchi schemi ottocenteschi, che prevedevano l'applicazione di una forzosa disciplina al soldato, servendosi di strumenti terribili quali ad esempio la decimazione della truppa. In più vengono descritte magistralmente le scene degli assalti condotte dagli italiani, che uscivano dalla trincea per tentare di attaccare il nemico, il quale reagiva con un fuoco micidiale di artiglieria. Ottima e realistica la fotografia, senza nessun artificio, racconta quella che purtoppo dovette essere la realtà per molti italiani. Ottimo il cast, oltre allo stellare Volonté, annovera anche un magistrale Alain Curry, nel ruolo del generale Leone.
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